Capitolo 9

5.2K 212 20
                                    

Vago per l'isola in cerca di qualcosa che mi aiuti a scappare, consapevole del fatto che non sarà facile ma che voglio provarci lo stesso.
Non ho rinunciato all'obiettivo di scavare nelle viscere di Peter Pan per tirare la sua parte buona, sono sempre stata ottimista, so che io riuscirò a salvare Pan da se stesso e forse sarà proprio lui a concederci di andarcene.
Ho perso il conto dei giorni in cui mi trovo qua, credo che sia passata una settimana se non di più ma ogni giorno sembrava non finisse più, in questi giorni ho visto tanti ragazzi morire e tanta crudeltà negli occhi di chi ci tiene prigionieri. Mi ricordo di Micahel e che devo trovare sua sorella e salvarla, quest'obiettivo un po' mi spaventa, hanno sempre detto che sono l'unica ragazza dell'isola e sapere che ce ne è un'altra da un lato mi rincuora ma dall'altro tempo per ciò che le hanno fatto, la tengono prigioniera? O forse ha trovato il modo di scappare dall'isola?
Sembra strano ma non ho paura, dentro di me sento solo la rabbia accrescere sempre di più ma non ho paura, anche se dovrei averne, non so spiegarlo, mi è difficile anche solo pensarci.
Probabilmente non ho paura poiché ho deciso io di venire sull'isola, e quindi pago le conseguenze a testa alta, sapendo che almeno ho salvato la mia famiglia anche se non ci sono riuscita proprio de tutto e mi domando ancora come mai abbiano preso Baelfire.
Scaccio i pensieri dalla mente e continuo a camminare tra gli alti alberi facendo attenzione a dove poso i piedi, per fortuna le ferite si stanno asciugando e il dolore è quasi scomparso.
Sto camminando da un'ora e tutto ciò che vedo sono alberi e pietre, stanca mi accascio ad un albero riflettendo sul da farmi, ho così tante 'missioni' da compiere ma non so da dove partire e perlustrare l'isola potrà servirmi ma non a molto. Di questo passo ci impiegherò anni ma una cosa che i miei genitori mi hanno insegnato è -non arrendersi mai- e io non lo farò.
Sicura mi alzo e continuo a perlustrare l'isola, probabilmente non mi servirà a granché ma è la mia unica alternativa e forse potrò trovare una via d'uscita ma il problema è che non so nemmeno io cosa cercare, questo posto è fatto interamente di magia e non so cosa aspettarmi.

«Cosa ci fai qua?» sobbalzo nell'udire quelle parole e mi volto per trovarmi un ragazzo poco più alto di me, con il viso stanco, afflitto dalla tristezza e i tratti del suo viso sono abbastanza familiari ma non so da dove l'ho visto.

«Stavo facendo una passeggiata» rispondo semplicemente non volendo fidarmi del tutto, poiché non lo conosco ancora.
Sul suo viso si è formato un cipiglio e i miei occhi cadono in basso, sulle sue mani sporche, piene di graffi e cicatrici.
Deglutisco e mi guardo intorno volendo andarmene al più presto ma la curiosità di sapere chi sia è più forte e rimango al mio posto.

«Non puoi stare qua, è proibito» esclama leggermente duro il ragazzo aggiustandosi gli occhiali che sono scivolati leggermente verso il basso sul naso, penserei che sia una persona dal carattere forte ma gli occhi rossi e le occhiaie mi fanno capire che ha smesso di piangere da poco.
Vorrei sapere cos'è successo ma una domanda più importante si fa spazio nella mia testa.

«E tu cosa ci fai qua?» domando avanzando verso di lui lentamente acquisendo coraggio.
La sua sicurezza vacilla ma la riacquisisce subito dopo e mi incenerisce con lo sguardo.
Dalla sua espressione capisco che non ha intenzione di rispondermi così mi volto di spalla e me ne vado in direzione dell'accampamento sperando di trovare Bealfire.
Il viaggio è lungo ma il vero problema è che non so come ritornarci, ho camminato in modo molto vago e senza una meta precisa, quindi ritornare sarà un'impresa abbastanza difficile.

«Maddy!» esclama una voce che riconoscerei tra mille, mi volto correndo verso il ragazzo e stringendolo forte tra le mie braccia come se da un momento all'altro potesse sparire.
Profondamente inspiro il suo profumo di mente, nonostante lo sporco e la fatica, il profumo rimane quello, non è cambiato nemmeno un po'.

«qua sono tutti pazzi» afferma Bealfire accarezzandomi i miei lunghi capelli biondi mentre io continuo ad abbracciarlo stringendo gli occhi in due fessure e sperando che questo non sia altro che un brutto incubo.

«sono stati strappati crudelmente dalla loro famiglia» aggiungo difendendo i caratteri scontrosi degli sperduti.
Bealfire si lascia andare ad una leggera risatina, ormai sa che vedo del buono in tutto, perché è così, per quanto una persona lo possa negare ognuno ha una parte buona e una parte cattiva, sta a noi decidere quale mostrare agli altri.
Mi posa un leggero bacio sulla fronte e capisco che è il momento di dividerci, lui deve andare a caccia mentre io dovrò cucinare e lavare i vestiti.
La vera amicizia non consiste nell'essere inseparabili, ma nell' essere in grado di separarsi senza che nulla cambi.

~~~

Mi ricordo che quando ero piccola osservavo sempre Dora, la cuoca che i miei genitori avevano assunto, cucinare.
Ogni sera mi sedevo sullo sgabello per guardare, mi divertito, essendo che in quel periodo avevo solo 6 anni e mi incantavo a vedere ogni cosa che facevano, era tutto nuovo per me e la curiosità cresceva sempre di più.
Osservandola avevo imparato alcune tecniche e non pensavo mi sarebbero servite così presto, infatti, come ogni giorno pulisco gli animali cacciati dai ragazzi sperduti con l'aiuto di un pugnale per tagliare, sinceramente non credevo nemmeno che potessi mai utilizzare un pugnale a soli 16 anni.
In questo momento all'accampamento mi trovo solo io, accompagnata dal rumore del coltello contro l'animale ormai morto e il fruscio degli alberi a causa del vento.
Finché non sento due mani posarsi sui miei fianchi, mi paralizzo sul posto con il pugnale a mezz'aria, l'odore fragrante mi invade subito le narici e subito lo collego al suo possessore.
Le sue lunghe dita stringono di più i miei fianchi mentre strofina delicatamente il naso tra l'incavo del mio collo. Chiudo gli occhi sperando che se ne vada il prima possibile, cosa che ovviamente non accadrà.

«perché?» domanda aderendo di più la mia schiena al suo petto mentre continua a stringere forte le sue mani ai miei fianchi «Hai un pugnale perché non lo utilizzi?» domanda irritandosi leggermente mentre con una furia mi gira verso di lui ritrovandomi a faccia e faccia.

«Potevi ferirmi perché non l'hai fatto?» domanda e il mio sguardo cade sul pugnale che stringo tra le mani, è vero potevo ferire o addirittura uccidere colui che mi ha fatto del male ma non l'ho fatto e mai lo farò.

«Io..» cerco di dire ma mi blocco, non mi è nemmeno passato per la testa, potevo ucciderlo e mettere fine ai dolori di tutti ma a me piace aiutare le persone e non ferirle e perché so che dentro di lui c'è del buono. «non negherei a nessuno il suo lieto fine» aggiungo sicura.
Alla mia affermazione Peter Pan scoppia in una fragorosa risata. Lui, come molti altri, crede che io viva nel mondo delle favole ma si sbaglia di grosso, il fatto che ci sia del buono in me non significa che io sia ingenua.

«Madelaine quando capirai che la bontà non ti porterà da nessuna parte, sarà troppo tardi»afferma ma più che altro a me appare questa frase come una sorta di sfida/ minaccia.

«cosa ti ho fatto di male?» sbotto leggermente irritata, forse in una vita passata gli ho fatto un torto? Cosa ho fatto? Cosa hanno fatto tutti questi ragazzi per meritarsi ciò?
Con una mano afferra una ciocca dei miei capelli mentre beffardo ci gioca, il suo sguardo è carico di rabbia mentre io cerco di reggerlo.
E mentre con una mano gioca con i miei capelli con l'altra mi stringe il fianco, sento le sue unghie infilarsi nella mia pelle nonostante il lieve tessuto che la copre, sicuro rimarrà il segno di questo passo.

«per tua fortuna devo andare, altrimenti mi sarei divertito un altro po'» ammette scrollando le spalle ma senza muoversi di un passo, sento il suo fiato sul mio collo ma non mi faccio intimidire, lui si bea della paura degli altri ma non gli darò questa soddisfazione.

«Non ho paura di te» affermo sicura di ciò, è vero non ho paura di lui, perché so che dentro di lui c'è del bene ed io lo tirerò fuori.

«Dovresti» sussurra con un ghigno stampato in  viso per poi lasciarmi finalmente andare e non so cosa gli sia successo da farlo diventare così. Una leggenda giapponese narra che ognuno di noi è nato con un filo rosso invisibile che lo lega alla sua anima gemella, ed io ci credo.

Spazio autrice

Hey people!
Non so voi ma non sopporto la protagonista.
Solo che nella mia storia la protagonista deve essere gentile e ottimista, cosa che io non sono per questo mi risulta difficile personificarmi in lei.

Ho dovuto reprimere 6/7 battute che mi venivano in mente in ogni capitolo.

Detto ciò spero che vi piaccia lo stesso 💘

•𝑃𝑒𝑡𝑒𝑟 𝑃𝑎𝑛 𝑛𝑒𝑣𝑒𝑟 𝑓𝑎𝑖𝑙𝑠•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora