CAPITOLO TRENTASEI

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~Qualche ora prima~

Il sole che filtrava tramite la finestra della hall accecò Percy per un secondo quando, al suono della voce che gli era stata amica per tutta l'infanzia, si girò di colpo stupito e con il cuore in gola.

Sbatté le palpebre un paio di volte e poi notò le ciocche rosse di riccioli nascosti dalla parrucca e le sporgenze che questa aveva nei punti in cui vi erano le corna; riconobbe il familiare luccichio verde dietro gli occhi da sole e il cenno di barba che timido spuntava sul mento.

"Grover?" sussurrò sconvolto

"Shh" rispose il satiro "Sono sotto copertura. Non devo essere riconosciuto."

"Lo avevo capito. Ma perché?" continuò Percy

Grover fece una smorfia e gesticolò senza parlare come se volesse spiegare ma non potesse o non sapesse semplicemente da che parte iniziare.

"Signora questo ragazzo la sta importunando?" il portiere, che aveva appena fatto la sua apparizione con un sorriso luminoso a dipingergli il volto, si avvicinò ai due fulminando con lo sguardo Percy.

Grover tossì e con la voce più femminile che riuscì a fare disse  "No, no, anzi questo ragazzo è stato gentile, tanto gentile che andrò a fare una passeggiata con lui mentre aspetto la signora Collins."

Grover afferrò un braccio di Percy e lo trascinò di corsa fuori dall' Empire State Building lasciando il portiere deluso e a bocca aperta

Percy fu presa alla sprovvista quando Grover lo spinse letteralmente in strada.

"Ma sei impazzito!" gli urlò sentendo l'aria afosa di New York avvolgerlo nel suo caldo abbraccio.

"Cammina" replicò Grover con un cenno spazientito

Percy sbuffò e seguì l'amico lungo il marciapiede finendo poi in un vicolo poco lontano, chiuso tra due edifici in disuso.

Grover si tolse gli occhiali e parrucca liberando così i suoi riccioli rossi. Percy si appoggiò al muro di pietra e aspettò che l'amico finisse di togliersi quel travestimento.

"Come sapevi della signora Collins?"chiese poi curioso

"Ero in dubbio su quale scusa avrei usato una volta varcata la porta della hall, poi ho visto una signora uscire con un cagnolino, le ho fatto una serie di domande, ho scoperto come si chiama, che sarebbe stata via tutto il giorno ed eccomi qua" spiegò Grover liberandosi dell'impermeabile

"Ah, non male" commentò Percy

"Tu che ci facevi lì?" domandò Grover

"All' Empire? Solite cose" rispose Percy con nonchalance

"Era qui per gli attacchi?" chiese Grover

"Si. Anche tu, giusto?"

Grover annuì

"Anche il mondo verde è stato sconvolto da queste masse. Molte foreste sono morte a causa loro, molte specie sono state colpite..l'inquinamento derivato da questi attacchi è incredibile" rivelò con una punta di amarezza.

Si passò una mano fra gli intricati ricci e per la prima volta Percy notò delle profonde occhiaie blu intorno ai suoi occhi.

Pan doveva averlo mandato in missione da abbastanza tempo perché Grover iniziasse a essere frustato di non aver trovato una soluzione

"A quanto pare non è solo l'uomo a soffrirne" Percy deglutì sentendo il peso del tempo passato.

Grover era stato il suo migliore amico, una presenza costante nella sua vita da semplice mortale e persino nei primi tempi di quando aveva scoperto di essere un semidio.

CONTROLUCE-SolangeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora