CAPITOLO NOVE

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La nonna di Nico era originaria di un paesino del sud dell'Italia. Era un paese piccolo e modesto, abitato in prevalenza da anziani che avevano deciso di passare gli ultimi anni della loro vita nel verde della valle di una montagna, con l'odore di pane sfornato la mattina e la Santa Messa alle sei di sera.

Nico lo aveva visitato un paio di volte con la mamma e la sorella.

Era un bambino all'epoca ma ricordava bene le stradine di pietra, le urla del fruttivendolo che promuoveva la sua merce, i negozietti di scarpe e vestiti, le prelibatezza della pasticceria dietro la casa della nonna.

La mamma gli aveva dato il permesso di muoversi da solo purchè fosse rimasto con Bianca.

Loro due si divertivano un mondo ogni volta che ci mettevano piede: le escursione nei piccoli boschetti, le lunghe passeggiate sotto il sole tiepido a parlare del più e del meno, le festicciole in piazza... le attendevano con ansia non appena l'estate faceva capolinea.

A Nico piaceva molto quel paesino, ma sua nonna aveva un'idea tutta sua. Diceva che era piacevole ma che era un paese di pettegoli: segreti, questioni personali, relazioni di qualunque abitante erano informazioni che in ben poco tempo diventavano di dominio pubblico.

La nonna raccontava che ogni volta che andava dal panettiere vedeva nel bar adiacente la signora Pia parlottare fatti su fatti con le sue amiche davanti una fumante tazza di tè e dei biscotti. Alcune volte, presa dalla curiosità, la nonna si avvicinava a loro per estorcere qualche informazione, giusto per essere al passo con i tempi.

Bianca considerava questo comportamento incoerente e...beh, aveva ragione.

Nico ora si ritrovava a pensare che se la nonna avesse visto la situazione al Campo avrebbe affermato che la signora Pia sarebbe stata fiera dei vari semidei. La notizia che lui si era rifiutato di andare negli Inferi per discutere con Ade si era diffusa più velocemente di quanto pensasse.

- Che pettegoli - aveva pensato fra se quando per la quarta volta era entrato in armeria e dei ragazzi avevano smesso di parlare vedendolo. Inoltre i semidei spargevano notizie false: si pensava ad esempio che avesse tentato di uccidere Percy. Okay, lo aveva colpito, ma uccidere?

Aracne sarebbe stata invidiosa del loro modo di tessere idiozie.

Nico aveva preso le sue provviste di nettare e ambrosia- ne aveva lasciato solo una minima quantità nel suo cassetto, per qualsiasi evenienza- in modo da portarle alla Casa Grande.

Chirone aveva dato l'ordine di consegnare qualsiasi tipo di cura dopo l'ultimo attacco. Vi erano stati altri tre attacchi. Leo Valdez avrebbe dovuto preoccuparsi anche di ricostruire quello che aveva già ricostruito.

La Casa Grande- che per qualche strana ragione gli spiriti demoniaci si rifiutavano di abbattere- era un brulicare di semidei: chi ferito, chi troppo debole per alzarsi, chi alle prese con il cibo, chi provava mosse di difesa e attacco con un pugnale, chi discuteva di tecniche di guerra.

Nico si fece spazio tra i vari semidei con il nettare e l'ambrosia in mano.

" Permesso, permesso. Scusatemi. Ehi bella maglia, mi lasci passare. Scus... " si interruppe quando vide contro chi era andato a sbattere.

Capelli biondi mossi, occhi seri, cupi, non più allegri come quando lo aveva conosciuto. La maglietta arancione del campo e jeans gli fasciavano il corpo snello. Indossava un camice medico e aveva in mano una boccetta di ambrosia. Will .

Non dissero una parola. Il caos circostante sembrava ovattato. Poi Will si mosse nella direzione opposta a quella di Nico e quest'ultimo fu catapultato nella realtà.

Nico sapeva che Will era ancora scottato dall'ultima discussione però averne la prova, la prova concreta, faceva male.

Nico posò le sue provviste di cibo divino su un tavolo. Lì davanti erano accomodati su due divani rossicci i Sette insieme a Chirone. Nico sentì una stretta al cuore.

Stavano guardando le news: a quanto pare non solo gli Stati Uniti , ma anche il Giappone, la Cina, il Canada, il Brasile, l'Italia, il Perù, l'Indonesia erano vittima di distruzione e di dolore.

Lesse altri nomi. Troppi attacchi, troppa sofferenza. Il respiro di Nico si fece irregolare. Si sentiva soffocare. Era terrorizzato.

Strinse i pugni e uscì a gran velocità dalla Casa Grande. Raggiunse la Casa di Ade: prese un prisma e una dracma.

Poi si avventurò nella foresta e arrivò fino a dove un fiume accarezzava dolcemente e in maniera continua il pendio di una collinetta.

Pregò la dea Iride e chiamò l'unica persona ad essergli sempre stata accanto, l'ultima ancora di salvezza rimastagli.

Holaaa
Questo è stato uno dei capitoli che mi è piaciuto di più scrivere anche se è corto ahahha
Perché la logica è : non sai come iniziare un capitolo? Inizia raccontando della nonna di Nico.
Hahaha
Il prossimo aggiornamento penso sarà o martedì o mercoledì
Grazie per le 104 views ❤️
RD

CONTROLUCE-SolangeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora