CAPITOLO SETTE

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Pioveva. Non era mai successo. La barriera del Campo garantiva sempre buone condizioni climatiche. Eppure pioveva. Gocce di pioggia come un pianto non espresso. Gocce calde che come lacrime rigavano il volto di Nico. Era seduto sulla panchina dove settimane prima era venuto a conoscenza della Nuova Profezia. Aveva una postura gobba, tremava, i vestiti fradici, i capelli neri che ricadevano sul suo volto impassibile. Stringeva con le mani il bordo della panchina, come un naufrago tenta di salvarsi cercando un qualunque appiglio, pentendosi di aver sganciato l'ancora che lo aveva tenuto a riva, impedendogli di andare alla deriva. Nico si aggrappava alla panchina perchè era scivolato via dalla sua ancora e ora faceva di tutto per non annegare, anche se annegare sembrava l'unica soluzione possibile. Esattamente, lasciare quella panchina, quell'ultimo appiglio e muoversi lentamente verso il fondo, verso il terreno, assaporando quegli ultimi di aria per poi sentire il suolo bagnato e niente altro sarebbe stato più semplice. E allora perchè non riusciva a lasciarsi andare? Perchè non riusciva a cadere e a non rialzarsi mai più? Nico rise a questi pensieri. Certo, era troppo fifone per morire. Non aveva il coraggio di dire addio a tutto. E non meritava quel tutto. Doveva rimanere nel limbo della sopravvivenza. Nè vita, né morte. Una continua tortura. Ma era quello che meritava. Questo doveva essere il destino di una persona come lui: fredda, cinica, senza cuore...debole. Si, debole. Perchè lui era così. Aveva sofferto solo perchè non era stato capace di affrontare i suoi problemi, di non guardare in faccia la realtà. Aveva scelto di abbandonare se stesso, il vero se stesso, e ora doveva pagarne le conseguenze. E niente avrebbe potuto impedire che questo accadesse.

Avrebbe dovuto piangere. Qualsiasi ragazzo con un minimo di amore dentro di sé avrebbe dovuto provare un minimo di tristezza, di nostalgia. Lui però non ci riusciva. Riusciva solo a ricordare. A rivivere quel momento. A rivedere lui. Rivide il suo dolce sorriso. Sorrise amaramente. Si sentiva appagato. Lo aveva allontanato. La delusione si era insinuata in quei splendidi occhi azzurri e non se ne sarebbe mai andata. Dopotutto era quello che Nico aveva voluto: che se ne andasse, per mano sua così da non essere la vittima sofferente, e fosse finalmente felice. Perchè a differenza di Nico, lui doveva essere felice, doveva poter amare, doveva poter baciare il suo lui. Quanto avrebbe voluto che non avesse mai varcato quella porta, che non lo avesse abbracciato, che non avesse posto quella domanda. Già perchè tutto è iniziato da quella domanda, da quella maledetta domanda.

"Come stai?" aveva chiesto Will una volta sciolto l'abbraccio. Nico non era stato capace di dire nulla. Lo osservava ancora, lo squadrava come fosse una qualche creatura che si considera immaginaria fino a quando non la si vede di fronte ai proprio occhi

Nico aveva abbassato lo sguardo e biascicato un " Solito" Poi aveva posato gli occhi sul viso del suo ragazzo e con più forza e interesse gli aveva posto la stessa domanda.

"Tutto bene. L'università è un po' difficile ma me la cavo e gli abitanti di Nuova Roma sono molto simpatici e socievoli" Will con quel sorriso spavaldo e intrecciando le mani con quelle di Nico cercava sempre di allentare la tensione. " Mi sei mancato" aveva poi detto e Nico con un'alzata di spalle aveva mormorato " Anche tu"

Nico aveva sentito una scossa percorrergli tutto il corpo. Si era allontanato da Will non appena aveva avvertito quella sensazione che lo attanagliava da quando aveva parlato con Will via Iride. Aveva capito che il ragazzo aveva programmato di fargli visita. Aveva chiuso la chiamata senza troppe storie, senza le solite raccomandazioni e i -ci sentiremo presto-, e da allora aveva sentito che lui dovesse stare lontano da tutto questo, che ne sarebbe uscito ferito. Aveva capito che Will doveva stare lontano da lui.

Will aveva aggrottato la fronte. Nico era tornato rigida e allerta, pronto ad attaccare chiunque gli si fosse presentato davanti. "Ho incontrato Hazel prima. Stava piangendo" aveva detto Will " Mi ha detto che era colpa tua. È vero? " Nico era scoppiato a ridere e a girare su stesso, come fosse ubriaco." Certo che è vero. È tutta colpa mia" aveva risposto ancora ridendo e con voce forte e chiara.

CONTROLUCE-SolangeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora