CAPITOLO TRENTA

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"Chi diavolo siete?" sbraitò Nico

"Dovrei farti io questa domanda. Come avete fatto a vederci?" chiese il ragazzo dai capelli neri che gli si stagliava di fronte

"Beh, sai com'è, non siamo mica ciechi!" lo schernì Nico

"Evita di fare del sarcasmo con me" lo riprese

Una ragazza, seduta su una delle tante panche che occupavano quella che sembrava la navata principale di una cattedrale gotica, scoppiò a ridere  "Sai ho sempre pensato che tu fossi la persona più adatta per fare un tale rimprovero" disse riferendosi al ragazzo.

Il ragazzo le lanciò un'occhiataccia ma non rispose.

"Allora" iniziò Nico unendo le mani tra di loro e cercando di moderare i toni "sono arrivato a un punto tale da non voler sapere più niente di quello che vi riguarda. Ditemi dove sono i miei amici così da poter andare via da qui."

"Non finché non ci dite chi siete" rispose il ragazzo incrociando le braccia tra di loro

Nico sbuffò  "Io sono Nico Di Angelo, mentre gli altri che tenete imprigionatati chissà dove sono Hazel Levesque,mia sorella, Leo Valdez e Jason Grace. Possiamo andarcene adesso?"

"Cosa siete?" chiese la ragazza alzandosi in piedi e affiancando il ragazzo dai capelli scuri

"Cosa siamo?" ripeté Nico confuso in un primo momento per poi capire immediatamente cosa intendesse e rispondere di rimando  "Cosa siete voi invece?"

La ragazza sorrise.

"Non vi diremo niente finché non ci darete tutte le informazioni necessarie. Siete nel nostro territorio, non dimenticartelo" ribatté il ragazzo

Nico alzò le sopracciglia  "Nel vostro territorio? Non mi fido di voi. Torturatemi ma non saprete niente da me fino a quando non avrò la certezza che né io né i miei amici corriamo alcun tipo di pericolo"

"Eppure ti sei fidato a dirci i vostri nomi" ribatté la ragazza

"E voi vi siete fidati delle mie parole, pur sapendo che avrei potuto mentire. Uno scambio equo, non credete?"

Nico sorrise soddisfatto mentre il ragazzo gli rivolgeva uno sguardo glaciale e la sua amica ridacchiava divertita dalla situazione.

"D'accordo" disse l'altro "cosa vuoi sapere?"

"Dove sono mia sorella e i miei amici?" si informò immediatamente Nico

"Sono ciascuno in una stanza come in quella in cui ti sei risvegliato tu. Tenervi separati è la scelta migliore in situazioni simili"

"Situazioni simili" ripeté Nico con tono saccente " Ci avete attaccati"

"Siete stati voi a muovervi per prima"

"Questo perché il tuo amico, quello biondo, avevo sfoderato quella specie di spada"

"Ci vedevate"

"Perché la usi come scusa?"

"Non è una scusa" rispose rilassando le braccia e prendendo ad avanzare verso Nico "Voi non potete vederci a meno che non siate.. speciali. E questo non è mai un fatto positivo"

"O forse si, non puoi saperlo" replicò Nico avanzando anche lui

"Ora tocca a me fare delle domande" troncò il discorso l'altro  " Che cosa stavate facendo ieri sera?"

"Probabilmente quello che stavate facendo voi. O forse no. Non lo so, l' essere speciali ha questa caratteristica un po' particolare , non credi? Non sai mai se sia un bene o un male eppure dipende solo da che punto di vista decidi di vedere la situazione"

CONTROLUCE-SolangeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora