CAPITOLO SEDICI

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28 gennaio 1940

Caro diario,

beh non so veramente cosa dire, sono solo molto emozionato perchè oggi è il mio compleanno e Bianca mi ha fatto questo regalo e beh non ho mai avuto un diario quindi non so bene come funzioni.

Lei dice che è un aiuto, che posso scrivere tutto quello che voglio, senza dovermi preoccupare che qualcuno lo legga.

Dice che sarà un modo per sfogarmi e per liberarmi di tutti i miei cattivi pensieri.

Chiara sorrise di fronte all'innocenza e alla dolcezza di Nico.

Erano le cinque di mattina circa e mentre Maggie dormiva beatamente sul suo petto Chiara non riusciva a prendere sonno.

L'ultima conversazione avuta con la bambina la aveva scombussolata e non poco e il suo corpo non voleva saperne di rilassarsi e cedere al sonno, nonostante tutti i tentativi lei avesse fatto.

Aveva detto a Maggie che non doveva preoccuparsi, che stava benissimo ma la bambina accortasi dell'instabilità della sua voce aveva continuato a fare domande finchè Chiara non aveva messo un punto alla questione sostenendo che fosse tardi e che ne avrebbero parlato in seguito.

La ragazza non avrebbe mai immaginato che dietro la sua porta quel pomeriggio vi erano state delle orecchie ad ascoltare il suo pianto, e tanto meno che quelle fossero di Maggie.

Sospirò cercando di non pensarci troppo, specialmente evitando di rimurginare sulla causa del suo dolore.

Si concentrò di nuovo sul diario e lesse di Nico

1 febbraio 1940

Caro diario,

la mamma oggi ha comunicato a me e a Bianca che ci trasferiremo.

Lasceremo l'Italia e andremo a vivere in America, in una città chiamata Washington. Se non sbaglio aveva nominato anche altre due lettere e se la memoria non mi inganna dovrebbero essere D.C. Si, si andremo a vivere in un costoso hotel a Washington, D.C.

Mi è sempre piaciuto viaggiare, anche se Bianca sostiene che quello che facciamo noi, ovvero andare a visitare durante le feste la nonna nel suo paesino del Sud, non si può definire tale.

Bianca parla di continenti, di luoghi lontano e bellissimi, con culture, cibi, usanze, costumi diverse dalle nostre.

Persino le persone e il loro modo di vivere sono differenti. Sembra un paradiso, un mondo parallelo.

Ma pare anche triste ai miei occhi, perchè nell'aria si sentono parole di guerra, e io ho paura. Non voglio che accada niente di male né a mia sorella né alla mia mamma.

Si dice che un signore cattivo voglia invadere e conquistare il mondo. Mi chiedo se stiamo lasciando la nostra città per questa ragione. Che la mamma voglia proteggerci?

Non lo so, non ha voluto spiegarci il perchè, ha detto che ormai la decisione era stata presa. Bianca non ne era così dispiaciuta, io invece un po' lo sono.

E mi arrabbierei tanto con quel signore cattivo se fosse lui la causa di questo trasloco. Mi mancherà la mia casa e poi non voglio lasciare Marco.

Marco è un bambino della mia classe. È molto simpatico e dolce, ed è l'unico a parlarmi. Non capisco il motivo ma gli altri bambini non mi trovano tanto amichevole e non mi fanno mai giocare con loro.

Marco invece mi fa sempre giocare con lui e dice che sono un ottimo amico. Inoltre profuma di buono.

"Chiara?!" sussurrò una voce

Chiara, presa alla sprovvista , sobbalzò, sentendosi il cuore in gola. Poi riconoscendo la figura di suor Mary di fronte a lei calmò il respiro.

"Cosa ci fai sveglia a quest'ora? Non dirmi che sei stata in piedi tutta la notte?" la rimproverò la suora "E cosa ci fa Margaret lì con te?! Ragazza mia tu mi devi delle spiegazioni"

La suora si posizionò di fronte a lei con le braccia incrociate

Dio, mi sono completamene dimenticata che queste si alzano presto per le preghiere del mattino. Che stupida!

"Beh veramente sono stata a letto tutta la notte" tentò di sdrammatizzare Chiara

La suora le scoccò un'occhiataccia

"E Maggie è qui beh perchè pioveva e aveva paura dei tuoni"

"Chiara non dire sciocchezze. Questa notte il cielo era senza nuvole e tu ora chiudi quel libro e mettiti immediatamente a dormire. Non ho idea di come farai oggi a stare attenta a scuola" mormorò suor Mary uscendo dalla camera, dirigendosi verso la Chiesa.

"Come se stessi attenta normalmente" Chiara sbuffò e posò il diario sul comodino incrociando le braccia e osservando il soffitto bianco

Quindi ecco come è finito in America, Nico. Si è trasferito qui quando era piccolo. E non era ben accetto dagli altri bambini.

Chiara si morse il labbro. Capiva perfettamente di quello di cui parlava Nico.

CONTROLUCE-SolangeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora