2008

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Frascati, Gennaio 2008

Quella mattina toccava a me aprire il bar alle sette di mattina, questo significava ovviamente, alzarmi alle cinque e mezza e stare lì alle sei e mezza. Che stanchezza, al sol ripensarci.

Dopo aver sistemato tutto ciò che c'era da sistemare, mi sedetti al bancone, nell'attesa dell'arrivo di alcuni colleghi e di alcuni clienti. Niente. Dopo mezz'ora ancora niente. Annoiato, presi uno stuzzicadenti e cominciai a giocarci, finché ancora più annoiato di prima, me lo misi in bocca, senza troppe cerimonie.

Sentii la porta aprirsi, così alzai la testa, cercando di capire chi fosse. Quando lo vidi il mio cuore si bloccò. Un ragazzo alto quasi due metri, decisamente più della porta, entrò infreddolito dal tempo invernale che invadeva l'esterno.

"Oh, God!" Esclamò strofinandosi le mani per riscaldarle. "Sorry." Mi guardò con i suoi occhi color cioccolato al latte circondati da piccole e tenere venature verdognole.

Inglese? Sul serio? Ah...

"It's okay." Tentai.

Mi rivolse un meraviglioso sorriso, reso ancora più bambino dalle fossette che si vennero a creare ai lati, dai suoi due incisivi adorabilmente grandi e dalla sua massa di capelli riccioluti.

"Do you have coffee?" La sua voce. Solo in quel momento mi resi conto di quanto fosse incredibilmente bella.

"Sure!" Risposi, dopo un po', andando a prepararlo. "Oh, cavolo!" Esclamai, dopo, avendo fatto cadere la tazza.

"Sorry, i don't speak italian, but i understand it a little bit." Sorrise, mostrando ancora la sua dentatura squadrata.

Sorrisi di rimando, per poi sospirare rumorosamente.

"Are you okay?" Mi chiese, premuroso. Dolce...

"Oh, yes. Thank you." Lo ringraziai porgendogli la tazza.

"Can I have that cookie?" Chiese, con l'espressione più dolce che io abbia mai visto, un occhio di bue al cioccolato.

"Sure." Dissi divertito, andandoglielo a prendere.

"Thanks." Lo addentò senza pensarci due volte, e con ancora il boccone in bocca, mi invitò a sedermi accanto a lui battendo la mano sulla sedia. "What's your name?"

"Marco." Risposi, timidamente.

"Nice to meet you, Marco!" Esclamò sbagliando accento. "I'm Michael, but you can call me Mika!"

Mika... mi suona familiare.

"Piacere." Sembrai imbambolato. "Cioè! Nice to meet you too." Sorrisi.

"Now, sorry, but i gotta go." Disse dirigendosi alla cassa, seguito da me. "Bye." Uscì, dopo aver pagato.

"Bye." Ripetei, quando ormai se n'era andato.

Santo Cielo, un angelo mi hai mandato?

"Ed ora passiamo allo spettacolo." Sentii la tv. "Un artista esordiente, di nome Mika, si sta per esibire questa sera al Teatro Olimpico di Roma ed è già sold-out." Mi stavo per strozzare con l'acqua quando vidi la sua foto sullo schermo.

Merda.

Ronciglione, Giugno

"Marco!" Sentii Cristie urlare entrando in camera mia. "Hai da fare il 23 luglio?" Cominciò a sventolare due fogli davanti alla mia faccia ancora assonnata.

"Ma che ti sei messa in testa? Entrare così di prima mattina. Vuoi farmi venire un infarto?" Richiusi gli occhi, prendendo il cuscino, che usai per coprirmi il viso, ormai adirato.

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