capitolo 23

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Catalina' s Pov
Vagavo disorientata per il corridoio ben illuminato e dalle pareti bianco sporco, mentre il ticchettio delle mie scarpe coi tacchi era poco udibile grazie alla moquette scura sotto i miei piedi.

Quale delle tante suite presenti in questo piano, era quella di Brody?

Quella era la domanda che mi ripetevo ormai da un paio di minuti in cui avevo percorso e ripercorso in lungo e in largo questo corridoio.

Ero più che sicura che si trovasse in questo, dato che le poche volte in cui ero stata qui lo avevo osservato mentre premeva i tasti dell' ascensore, memorizzando il numero del piano.

L' unico problema da risolvere era identificare la sua stanza tra tutte queste.

All' entrata del grande e sontuoso hotel, non mi ero soffermata per niente alla reception, marciando infuriata, sotto gli occhi stupiti e confusi dei dipendenti e dei clienti presenti nella Hall, verso gli ascensori.

- Questa- morsi il mio labbro inferiore avvicinando alla stanza D34.

- No no, questa- sbuffai indicando la porta accanto.

Feci mente locale, cercando di ricordare più dettagli possibili.

E così, pochi secondi dopo, stavo bussando alla porta D34, pregando tutti i benedetti santi che fosse quella giusta.

I secondi passavano, e con loro aumentava la mia agitazione. La morsa allo stomaco si stringeva ad ogni millesimo mentre il cuore galoppava inferocito nel petto.

Lentamente la porta marrone chiaro, iniziò ad aprirsi, rivelandomi così a poco a poco la figura dell' uomo che per tutti questi giorni, mi aveva ignorata ferendomi profondamente, anche quando aveva promesso che non l' avrebbe mai fatto.

Ma infondo che potevo farci, ero stata io a fidarmi di lui.

Totalmente stupito, mi fissava dal suo metro e novanta con la bocca e gli occhi leggermente spalancati. Il torso completamente spoglio, mentre i jeans scuri erano sbottonati, mostrando così la marca dei boxer neri che indossava. In mano invece reggeva un calice mezzo pieno di quello che avevo riconosciuto come champagne, mentre l' altra stringeva con forza la maniglia color oro della porta.

Il respiro iniziò a farsi corto, mentre le mani iniziarono a tremare per colpa dell' ansia, così le nascosi nelle tasche del mio cappotto nero.

- Catalina?- sussurrò confuso, cercando di riprendersi dagli attimi di smarrimento che aveva avuto.

- Possiamo parlare?- domandai, cercando di mantenere ferma la mia voce e assumendo una posizione dominante, radrizzando la schiena e alzando leggermente il mento.

- Non abbiamo nulla da dirci- si appoggiò allo stipite della porta, fissandomi sfacciatamente dalla testa ai piedi, soffermandosi sulle gambe nude dalle ginocchia in giù.

Lentamente portò il bicchiere alle labbra, prendendo un paio di sorsi del liquido giallastro, senza mai staccare i suoi occhi languidi da me.

Mi ispezionava ogni singolo centimetro del viso. Dagli occhi azzuri truccati elegantemente con dell' ombretto marroncino sfumato per tutta la palpebra mobile, alle guance delineate dal contouring e dal fard color pesca, e alle labbra che sembravo più carnose e voluminose grazie al lucidalabbra dal profumo e sapore fruttato.

La sua lingua calda e rossa, spazzò via le goccioline di champagne sulle sue labbra rosee e umide.

Il suo sguardo insistente provocava in me piccoli brividi che si inseguivano per tutta la lunghezza della colonna vertebrale, portandomi così a rabbrividire.

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