capitolo 40

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Catalina' Pov

Parcheggiai nel mio solito posto, accorgendomi realmente di quanto tempo era pessaro dall' ultima volta che ero venuta qui, nonostante quella fosse casa mia da ben tre anni.
E questo, nella mia mente, segnò un punto a favore alla proposta di Brody di andare a convivere, perché in fondo mi bastava lui per sentirmi realmente a casa. Ma ciò non cambiava il fatto che fossi realmente preoccupata e anche spaventata da questa sua scelta.

Ero intimorita da ciò che sarebbe potuto succedere in futuro, e nonostante mi ripetessi in continuazione di pensare al presente e basta, la mia mente non poteva fare a meno di farsi paranoie su ciò che avverrà più avanti.

Brody, mi aveva dimostrato in più occasioni, anzi ogni giorno, di essere l' uomo che ogni donna desiderava avere al suo fianco. Con la sua protettività, la sua dolcezza e le attenzioni nei miei confronti, mi faceva provare cose mai conosciute o provate prima d' ora.

Risvegliandomi dai pensieri, spensi la macchina, per poi abbandonare il caldo e confortevole abitacolo.
Aprii il cofano, afferrando la borsa scura piena dei miei vestiti, per poi chiudere e incamminarmi verso l' ascensore.
Quella domenica mattina, saremmo dovuti andare dai suoi genitori, come programmato alcuni giorni fa, ma per un impegno improvviso con il suo allenatore, Brody era stato obbligato ad annullare la visita, con dispiacere dei suoi genitori e anche da parte mia.
Lui, sentendosi terribilmente in colpa, si era scusato parecchie volte con me quella mattina, mentre mi facevo la doccia e mentre mi preparavo, portandomi spesso a ridacchiare divertita per le sue scuse esagerate.

Quindi, per non rimanere a far niente per tutto il pomeriggio, avevo deciso di venire a fare una piccola visita al mio appartamento nel frattempo che lui risolveva i disguidi con la squadra.

La mia attenzione, venne attirata da un uomo mai visto prima d' ora, piuttosto robusto che vagava per il parcheggio sotterraneo.
E come se avesse captato la mia attenzione su di lui, il suo sguardo si alzò puntandosi su di me.

Aggrottai le soppracciglia confusa e leggermente preoccupata, quando iniziò a muoversi verso di me in modo sicuro ed infilando le mani nella felpa con la zip che indossava.

Egli, si fermò a pochi metri da me, osservandomi attentamente, così decisi di affrettare il passo e raggiungere l' ascensore.
-Aspetta!- urlò alle mie spalle, portandomi a bloccare immediatamente i miei passi.
-Abiti qui?- domandò avvicinandosi nuovamente, al che io feci alcuni passi indietro.
Non sapevo quali erano le sue reali intenzioni, anche se dubitavo altamente che volesse farmi del male, in un posto così sorvegliato da centinai da telecamere e uomini della sicurezza.

-Non penso siano affari suoi signore- risposi gentilmente, alzando lo sguardo sul suo viso leggermente pallido.
La barba scura ricopriva le sue guance, regalandogli quasi un aria trasandata.
Gli occhi color nocciola erano delineati da folte e lunghe ciglia ed il naso sembrava leggermente storto.

Pensando di aver messo fine a quella discussione, girai i tacchi avviandomi verso l' ascensore. Premetti il tasto di chiamata, attendendo impaziente. Avevo le mani completamente rosse a causa del freddo e mi maledii per la ventesima volta di aver dimenticato i guanti.
Le porte in metallo finalmente si aprirono, consentendomi l' accesso all' abitacolo.

-Ci vediamo presto, Catalina!-

Il mio respiro si bloccò ad un tratto, ed il mio cuore prese a battere più forte. Di scatto mi girai verso quell' uomo ancora fermo nella stessa posizione in cui si trovava prima  che con un sorriso tra le labbra pallide mi guardava divertito, per poi girare i tacchi e camminare verso l' uscita del parcheggio sotterraneo.

Le porte dell' ascensore si chiusero in fretta, impedendomi di vedere la sua figura.
Mi appoggiai alla parete dietro di me, prendendo respiri profondi per evitare un attacco di ansia.

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