capitolo 36

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Catalina' s Pov

- Su,vieni- disse dopo aver passato la chiave elettronica e aperto la porta.

La sua mano grande e grossa si posò sulla mia schiena, spingendomi delicatamente verso l' interno della sua suite.

Il viaggio in macchina, sulla sua Aston Martin di ultimo modello, dalla casa del mio migliore amico al suo hotel, fu del tutto imbarazzante, o almeno per me dato che lui non aveva smesso un secondo di tenere la mia mano ed accarezzare il mio palmo sudato dall' agitazione, sorridendomi e lanciandomi occhiate ogni tanto.

-Vuoi bere qualcosa? Posso ordinare qualcosa da mangiare- propose, risvegliandomi così dai miei pensieri.

Girovagai con lo sguardo sul suo mega salone dalle grandi vetrate, per poi appoggiare lo sguardo su di lui, che si stava togliendo il giacchetto in pelle nera, restando così solo con la felpa, anch'essa nera.

-Mhh, no grazie. Non ho fame- sorrisi cordialmente, sfilandomi il cappotto grigio per poi poggiarlo, e prendere posto sul divano.

-Sei dimagrita molto o è solo una mia impressione?- domandò, inarcando la fronte e incrociando le braccia al petto.

- È solo una tua impressione, faccio molta palestra ultimamente- scrollai le spalle con noncuranza, spostando lo sguardo sul tavolino dove diverse riviste erano poggiate disordinatamente su di esse. Una in particolare attirò la mia attenzione.

- Una mia impressione- ripetè in tono di scherno.

Alzai lo sguardo su di lui, inarcando un sopracciglio.

- Se mi hai portata qui per farmi un interrogatorio, allora posso tranquillamente andarmene- feci una smorfia infastidita.

- Interrogatorio? Non ci vediamo e non ci sentiamo da quasi venti giorni e non pensi sia giusto da parte mia sapere come stai?- spalancò le braccia,  le sopracciglia a formare un solco sulla sua fronte.

- Beh, il tuo modo accusatorio di chiedermelo non mi piace- sbuffai poggiando il capo sul poggiatesta.

Un grosso sospiro, lasciò il suo corpo, dopodiché socchiuse gli occhi prendendo respiri profondi.

-Non voglio litigare Catalina, non dopo averti rivista dopo intere settimane- sospirò, supplicandomi con lo sguardo.

-Non lo voglio neanch'io- sussurrai, una fitta particolarmente piacevole e conosciuta colpì il mio stomaco.

-Ora vieni qui- allargò le braccia, attendendomi.

E non dovette aspettare più di tanto, perché pochissimi istanti dopo, ero lì in piedi e stavo camminando verso le sua braccia pronte ad avvolgermi e a coccolarmi.

-Hai cambiato profumo?- parlò con il viso affondato nel mio collo, le sue labbra contro la mia pelle a provocarmi un lieve solletichio.

-No, è sempre lo stesso- negai, chiudendo gli occhi e beandomi dei suoi dolci baci e morsi, che lasciava sulla mia pelle candida.

- Ti ho odiata tanto quando mi hai cacciato via- sussurò, mordendo di proposito il lobo del mio orecchio, provocando numerosi brividi su per la colonna vertebrale.

- Per questo hai tutte riviste con sopra il mio viso, sul tuo tavolino da caffè- affermai, mordendomi le labbra con forza per cercare di trattenere la risata che lottava per uscire.

-Ti ho odiata anche quando non riuscivo a smettere di guardare il tuo viso stampato in quei fogli di carta- leccò la mia giubilare, fermandosi al labbro inferiore, che succhiò violentemente prima di lasciarlo andare.

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