capitolo 51

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Catalina's Pov

Con un grosso sospiro, varcai l' ingresso della reggia che costituiva la casa di mio padre.
Pedinata da Darren, che non aveva smesso di guardarmi in modo dispiaciuto, e dall' altro uomo fastidioso, che invece non mi aveva rivolto uno sguardo, nemmeno per sbaglio.
-Di qua signorina- mi indicò, Darren,  con una mano il piano superiore, facendomi sbuffare per l' ennesima volta.
-So dove andare, grazie- affrettai il passo, cercando di scollarmeli di dosso e salendo le scale in marmo, a due a due.

Senza bussare e dimenticando ogni forma di educazione, aprii la porta del suo ufficio, internamente in legno, trovandolo seduto dietro la sua scrivania in mogano super costoso e scintillante.
-Bentornata cara, ti sei fatta attendere- ghignò pensando di essere divertente, per poi smettere quando notò la mia espressione incazzata.
-Brutta giornata?- domandò, sistemandosi sulla sua poltrona nera in pelle.
-Era una bella giornata finché un gruppo di uomini idioti non sono arrivati per poi trascinarmi contro la mia volontà, in questo posto- sibilai facendo un passo in avanti.
Gli occhi blu di mio padre, si socchiusero leggermente per poi fare un cenno ai due uomini, ancora dietro di me.
-Potete andare- affermò stringendo la sua cravatta blu, intonata al suo completo.

-Sai il perché ti ho portata, quindi saltiamo la parte in cui tu mi chiedi il perché ti trovi qui- alzò le sopracciglia, giocando in modo distratto con la sua penna d' oro.
-Non rispondi alle mie chiamate e nemmeno alle email, l' unico modo per vederti era questo- scrollò le spalle.
-Se non ho risposto è perché non volevo incontrarti- alzai le spalle, stringendo le mani dietro la schiena.

-Il tuo comportamento sta iniziando a darmi sui nervi- sibilò cominciando ad infastidirsi.
-Se così è, posso tranquillamente togliere il disturbo- mi morsi il labbro inferiore in modo inquieto.

-Sono pur sempre tuo padre Catalina, perché ti comporti in questo modo?- alzò la voce, stringendo le dita attorno alla sua penna.
-Mio padre che sta per avere l' ennesimo figlio dall' ennesima donna?O mio padre che non porta rispetto ai propri figli?- domandai, inclinando la testa di lato.

Sapevo che le cose che dicevo lo ferivano nel profondo, ma in momenti come quelli, non riuscivo a fermare le parole che avevano sempre premuto per uscire dalle mie labbra.
- Quando la smetterai di comportarti con me, in questo modo?- domandò, addolcendo lo sguardo.
-So quello che senti, e quello che hai provato. E mi pento ogni giorno di non esserti stato accanto quando più ne avevi bisogno- si sistemò sulla poltrona, senza mai smettere di guardarmi.

-Non è costringendomi ogni volta a venire qui che cambierai ciò che è successo- sussurrai, incapace di restare un altro secondo in quella stanza e in quella casa.

-Ora, dato che abbiamo parlato. Vorrei tornare a casa, dal mio ragazzo che sarà molto preoccupato- respirai profondamente.
-Mi piacerebbe molto conoscerlo, il tuo ragazzo intendo. Ne ho sentito molto parlare- affermò passandosi in modo pensieroso, la mano sulla barba.

-Ho anche sentito che siete stati in California insieme e che andrete a convinvere- disse, come se stesse cercando di ricordare le informazione che aveva scoperto. Strinsi le mani in pugni stretti, conficcando le unghie nella carne.
-Ah,e non dimentichiamo le auto distrutte in casa sua. Toglimi una curiosità tesoro, avete scoperto chi è stato?- domandò aggrottando le sopracciglia.
-Non ti sei perso nulla, vedo- sibilai, dal fastidio.

-Sei mia figlia, devo sapere con chi condividi la tua vita- scrollò le spalle, inziando a scarabbocchiare qualcosa su un foglio bianco, con la sua penna.
-Peccato che sia troppo tardi, ho quasi ventidue anni ormai. La tua protettività avresti potuto mostrarla quando avevo sei anni- scrollai le spalle, spingendo indietro le lacrime, che appannavano la mia vista.

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