capitolo 86

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Un brivido freddo le attraversò la colonna vertebrale provocandole la pelle d'oca lungo le braccia.
Un miscuglio di emozioni le punzecchiavano lo stomaco e l'unica cosa che avrebbe voluto era uscire da quel posto il più presto possibile.

Consegnò i suoi ultimi oggetti personali alla guardia che con attenzione li ripose in una busta di plastica richiudibile. Guardò un ultima volta il suo telefono illuminarsi per l'arrivo di un nuovo messaggio e con le labbra secche e la bocca impastata si guardò attorno con curiosità e sopratutto nervosismo e disagio.

Il silenzio tombale portava i brividi persino ai più coraggiosi e mentre, lei con le ginocchia che tremavano ed il cuore che pompava sangue alla velocità della luce, attraversava il corridoio, così lungo da sembrare infinito, con le due guardie accanto, iniziò finalmente a realizzare ciò che stava accadendo proprio davanti ai suoi occhi.

Non avrebbe mai pensato, nemmeno nei suoi incubi peggiori, che un giorno con i suoi piedi e la sua volontà sarebbe venuta in quel posto, e solo all'idea di vederla, un conato di vomito fatto di nervosismo e tristezza le bruciava l'esofago.

Guardò il pavimento fatto in piastrelle bianche sotto ai suoi piedi mentre gli unici rumori che si potevano udire in quel lungo corridoio, ben illuminato, erano i loro passi ed il suo respiro corto e affannato, come se avesse appena corso la maratona più lunga della sua vita.

-Di qua!- mormorò la voce roca e virile della guardia alla sua destra mentre faceva un cenno verso la specie di cancello che li divideva dall'altra metà del corridoio.

Lo osservò attentamente e con il cuore in gola mentre girava l'enorme mazzo di chiavi che teneva nella cintura della divisa e quando sbloccò il lucchetto e le varie serrature di quelle sbarre spalancando parte del cancello, l'insicurezza le appannò il cervello mentre si girava verso il corridoio che aveva appena percorso. Avrebbe potuto fare dietrofront uscire da quel posto e dimenticare una volta per tutte, ma una parte di lei era così decisa di portare a termine l'ultima tappa che le rimaneva. Voleva chiudere tutti i conti in sospeso che aveva con quel passato oscuro per questo, con il passo sicuro e l'agitazione nel petto, varcò le sbarre aperte per lei, seguendo una delle guardie mentre l'altra chiudeva il cancello alle loro spalle per poi tornare alla sua postazione.

Si pizzicò ansiosamente la pelle morbida del polso mentre si guardava attorno ed osservava attentamente ciò che la circondava in quella stanza. Le pareti grigio scuro, così come il resto dell' edificio, rendevano quel posto ancor più triste ed angosciante. La sedia posta intorno al tavolo, anch'esso grigio, dov'era seduta cigolava ad ogni suo minimo movimento tenendole compagnia in quel silenzio assordante che manderebbe fuori di testa persino gli amanti della tranquillità.

Si chiese come la gente facesse a stare per lunghissimi anni e spesso anche per il resto della loro vita in quel posto così spaventoso, come facessero a non impazzire in mezzo a quelle quattro mura con una semplicissima e piccolissima finestrella che lasciava entrare alcuni raggi di sole.
Si chiese come la gente riuscisse a vivere in quel posto, mentre al di fuori di quelle quattro mura la vita continuava fregandosene di loro.
Gli anni passavano e loro potevano solo immaginare quanto fosse cambiato il mondo durante la loro assenza.
E l'idea che molte di quelle persone non avrebbe mai potuto rivedere i loro cari o anche solamente respirare l'ossigeno pulito, le stringeva il cuore.

Stava giocherellando con l'oro della sua camicetta quando il rumore agghiacciante delle serrature che scattavano e la porta che si apriva le congelò il sangue nelle vene.
I suoi occhi rimasero fissi sul tavolo graffiato e ormai vecchio mentre l'unico suono che lei riusciva a sentire era il suo cuore che sembrava non volersi calmare.

Batteva così forte che ebbe quasi paura che tutt'un tratto si potesse fermare di colpo. Sentiva i leggeri passi nella piccola stanza eppure non ebbe il coraggio di alzare lo sguardo in quel momento fisso nelle sue mani che tremavano senza sosta. Era sicura che se avesse provato ad alzarsi sarebbe crollata a terra per colpa delle sue gambe che sembravano bloccate ed impossibili da muovere.

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