SEQUEL- Ventuno

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"Tranquilla piccola, andiamo lì, li affrontiamo e che vada bene o che vada male, torneremo qui e ci lasceremo tutto alle spalle. Promesso"

La sua mano stretta alla mia mi trasmetteva forza e, nonostante le preoccupazioni fossero miliardi, con lei accanto tutto sembrava essere meno problematico. Mi sentivo bene, tranquilla come non ero da tempo. Ero davvero felice e sperai con tutta me stessa che i miei genitori comprendessero il mio stato d'animo e i miei sentimenti.

Sono sempre stati dei genitori perfetti, non mi hanno fatto mai mancare niente e mi hanno cresciuta con valori e principi importanti. Avevo sempre fatto di tutto per non deluderli e c'ero riuscita, speravo solo che non fosse cambiato niente.

Il taxi partì verso l'aeroporto, sfrecciando fra le strada di una Londra in frenetico movimento. Estrassi il cellulare dalla tasca e mise le cuffiette, dandone una alla ragazza accanto a me; mi appoggiai alla sua spalla e sorrisi dolcemente facendo partire la riproduzione casuale.

Le note di Difendimi per sempre e Non sei tu ci accompagnarono per tutto il tragitto. Arrivate davanti al grande aeroporto, scendemmo dalla macchina e ognuna di noi prese la propria valigia. Ci incamminammo verso il luogo del check in ma, pochi istanti dopo, mi bloccai sentendo qualcosa accarezzarmi la natica destra; mi voltai di scatto e un ragazzo alto poco più di me, forse sui trent'anni, con molta barba e seguito dai suoi amici mi si paró davanti. Non feci nemmeno in tempo ad urargli contro che vidi Andrea muoversi a grandi falcate verso di lui e tirargli un pugno in pieno viso.

Le mie mani finirono sulla mia bocca a causa dello stupore e rimasi immobile davanti a quella scena.

"Figlio di puttana, non ti hanno insegnato che le persone non si toccano senza il loro permesso?" gli urlò contro lei. Il ragazzo, a terra, si rialzò e la guardò negli occhi "Che succede, vuoi che tocchi anche te?"

Vidi nei suoi occhi rabbia, tanta tanta rabbia. Un calcio diretto nello stomaco fece finire il moro a terra. "Se tocchi di nuovo la mia ragazza io ti faccio pentire di essere nato, cazzo"

Il ragazzo non si mosse da terra e i suoi amici accorsero da lui, mentre Andrea tornava da me. Il suo sguardo cambiò totalmente e si addolcì "Ti ha fatto male? Tutto bene?" mi chiese stringendomi a lei. Annuii, stavo bene davvero.

La cosa che più mi aveva schifato era la libertà con cui quell'essere si era permesso di toccarmi, come se fossi uno stupido oggetto sessuale pronto a soddisfare qualsiasi sua voglia e fantasia. Mi veniva da vomitare.

Non ci pensai due volte e la baciai di scatto, unendo le nostre labbra in un bacio dolce e urgente.
Il modo in cui mi aveva difeso mi aveva dato ancora una volta la prova di quanto lei effettivamente tenesse a me. Io ero innamorata persa di lei e lei di me.
Allacciai le mie mani dietro al suo collo e la baciai con più passione, trasmettendole tutto l'amore che avevo in corpo.

La Sorella Del Mio Fidanzato|| LesbianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora