SEQUEL - Trentasei

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Accarezzai dolcemente il vestito bianco che fasciava alla perfezione il mio corpo, facendomi sentire più bella e felice che mai.

Il corpetto era stretto e ricoperto di piccolissime perline, mentre la gonna era ampia e voluminosa.

I miei occhi si appannarono leggermente ma ricacciai subito indietro le lacrime mentre la mia amica si avvicinava a me e mi stringeva in un forte abbraccio, sotto lo sguardo della commessa sorridente all'angolo della stanza.

"Sono tanto felice per te. Nemmeno immagini" mi disse quando si staccò, per poi accarezzarmi la guancia "Meriti di essere felice e lei è la persona più giusta per te. Non avrai l'appoggio dei tuoi genitori ma stai tranquilla che io sarò sempre dalla tua parte."

Le sorrisi per poi riportarla fra le mie braccia e stringerla forte; nonostante il contatto in questo ultimo periodo fosse stato minino, il bene che ci volevamo non era cambiato per niente.

Una volta tolto il vestito e ritornata ai miei semplici abiti, la commessa ci accompagnò alla cassa.
Ordinai l'abito bianco e la ragazza mi disse più o meno il giorno in cui sarebbe stato pronto, pagai e poi uscimmo dal negozio.

Martina mi salutò a metà strada per correre dal suo ragazzo che la stava aspettando dall'altra parte della città e io percorsi gli ultimi passi che mi dividevano dalla mia abitazione, da sola, immersa in quel dolcissimo tramonto che sfumava in decine di sfumature diverse.

Raccolsi il telefono dalla borsa e mandai un messaggio a Andrea.

Andrea❤️: Fra poco torno a casa, ti amo. Non vedo l'ora di vederti.

Riposi il telefono e mi guardai intorno.
Il vento si alzò leggermente, scompigliando un poco i miei capelli e facendomi rabbrividire. Accellerai il passo fino a quando non fui davanti casa.

Cercai le chiavi nella borsa e, una volta aperta la porta dell'abitazione, il mio cuore perse un battito.

Piccoli petali di rosa formavano una scia che spariva lungo il corridoio e poi continuava su per le scale. Ero avvolta dalla penombra che regnava nell'intera casa, fino a quando arrivai al piano superiore, dove ad illuminare la stanza vi era la luce delle candele profumate appoggiate qua e là.

Poggiai la borsa per terra e mi accasciai per recuperare una busta bianca sul pavimento. La aprii con mani tremanti e sorrisi involontariamente.

Il contenuto recitava:
"Fra poco ci sposiamo e già questo è un grande passo, ma voglio chiedertelo comunque"

Feci un altro passo in avanti e presi la seconda busta, stavolta di colore rosso.

"Vuoi"

Feci altri due passi e raccolsi la successiva busta blu.

"Fare"

Presi la quarta busta sopra il letto, dove i petali di rosa formavano un cuore.

"Un"

Non avevo idea di dove volesse arrivare, sapevo solo che tutte quelle piccole attenzioni mi sollevarlo di molto l'umore.

Io ero felice. Per la prima volta nella mia vita stavo vivendo qualcosa che non riusciva a farmi smettere di sorridere. Mi stavo vivevo lei. Mi stavo vivendo la persona di cui ero follemente innamorata.

Ogni essere umano dovrebbe provare questa felicità, anche solo per un secondo. Tutti quanti ci meritiamo certi piccoli momenti di gioia.

Chiusi un secondo gli occhi e ripensai a lei, al suo sorriso e ai suoi occhi, alla sua voce roca a causa delle tante sigarette fumate e involontariamente gli angoli della mia bocca si curvarono all'insù.

Presi la quinta ed ultima busta esattamente al centro del letto, in mezzo al cuore di petali di rose rosse.
Una piccola scarpina accanto a queste mi fece scendere una lacrima, che andò a rigare il mio viso.

Andrea sapeva bene quanto io amassi i bambini e quanto ne volessi uno nostro. Forse, uno dei miei desideri più grandi e forse, una delle cose a cui tenevo di più; motivo per il quale non parlavo con mio padre.
Solo Dio sapeva quanto ci ero rimasta male al solo pensiero che per lui non sarei stata una buona madre solo perché lesbica.

Aprii la busta con mani tremanti mentre altre lacrime sfuggirono al mio controllo.

"Bambino con me?"

La Sorella Del Mio Fidanzato|| LesbianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora