SEQUEL - Cinquantacinque

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Forse fu a causa di quel briciolo di speranza che ancora era rimasto in me il motivo per cui mi guardai intorno alla ricerca delle due figure che mi avevano cresciuta. Non le vidi e, purtroppo, mi resi conto di non esserne poi così sorpresa. Ma non l'avrebbero avuta vinta, non stavolta. Oggi era il nostro giorno.

Martina mi prese a bracciatto e, dinanzi alle poche persone che vi erano e che si stavano alzando, iniziammo a camminare lungo il tappeto bianco. Ero agitata, sopraffatta dall'ansia e allo stesso tempo felicissima. Osservavo i volti conosciuti delle persone che mi erano state vicino, dei nostri amici, di qualche parente che non era voluto mancare al nostro matrimonio nonostante per molti non fosse normale e mi resi conto di essere davvero fortunata; se i miei genitori non volevano far parte di quella che era la mia splendida vita, peggio per loro.

Arrivata davanti alla migliore amica di Andrea, che aveva insistito per i precedenti mesi per essere lei a celebrare le nostre nozze, Martina mi baciò dolcemente la guancia e mi lasciò nelle mani della mia bellissima quasi sposa.

Il suo corpo era fasciato dallo smoking nero e della camicia bianca, una piccola rosa bianca nel taschino. I capelli le ricadevano sulla fronte e sul suo viso c'era un sorriso splendido. Le sue mani presero le mie e sorrisi nel constatare che anche lei tremava ed era terribilmente in ansia.

I suoi occhi incontrarono i miei e per un momento tutto intorno a me scomparve. Avevo avuto gli occhi di decine di persone addosso per i precedenti minuti, ma mi sentii importante solo quando il suo sguardo fu tutto per me.

Chiara, con un sorriso a trentadue denti, pronunciava felice la formula del matrimonio, mentre io e Andrea continuavamo a fissarci in silenzio.

"Adesso, le spose possono scambiarsi le promesse"

Andrea abbassò per un secondo la testa e poi mi sorrise, riportando il suo sguardo su di me. "Amo da morire il modo in cui mi svegli, fra coccole e baci. Amo la tua voce impastata dal sonno la mattina. Amo i tuoi occhi azzurri, che molto spesso mi parlano. Amo il tuo essere paranoica anche per le più semplici situazioni, il tuo essere terribilmente precisa. Amo la tua determinazione, la tua sensibilità. Amo il modo in cui mi guardi, mi fai sentire stupenda. Amo il tuo corpo e ti darei i miei occhi anche solo per un secondo per farti vedere quanto bella sei. Amo stare con te, passare il mio tempo con te. Quando non ci sei, mi manchi. Amo il tuo essere indecisa e amo da morire la tua vitalità. Amo fare le tre di notte sul divano con te e ti amo da morire anche se ogni volta che ne abbiamo la possibilità mi fai guardare Titanic. Quel film lo abbiamo visto forse una trentina di volte e tu piangi sempre. Mentre tu sei concentrata sulla storia però, io capisco Jack. Se ci fossi stata tu su quella porta, in mezzo al mare, non avrei esitato un secondo a farti salire da sola. Come lui, pur conoscendo le dolorose conseguenze, ti avrei messo in salvo a qualsiasi costo. Darei la vita per te, Esmeralda. Voglio dirti, amore, che sono la persona più felice sulla faccia della terra al momento e la ragione sei tu" mi prese la mano e infilò la fede nuziale all'anulare della mano destra.

Chiara spostò la sua attenzione su di me e io respirai piano. "Non avrei mai pensato a questo. A tutto questo. Sei stata come un uragano che ha portato solo gioia e amore nella mia vita. Non voglio pensare ad un secondo della mia vita distante da te, voglio continuare ad innamorarmi tutti i giorni di te e del tuo modo di fare. Non sapevo ci si potesse sentir uniti ad una persona in tal modo, eppure, eccomi qui. Senza di te mi sento persa, vuota. Sei la mia parte mancante, la mia anima gemella. Molti dicono che non esiste e invece io controbatto facendogli vedere te. Ti prometto che ti starò accanto tutti i giorni, nel bene o nel male, qualsiasi cosa accada io per te ci sarò sempre, Andrea" le presi la mano e feci scivolare la fede sul suo dito.

Chiara riprese a parlare, forse anche lei un poco commossa e fece le fatidiche domande.

Quando Andrea disse si, il mio cuore perse un battito e, nonostante mi ero imposta di non piangere, una lacrima solitaria sfuggì al mio controllo. Pronunciai anche io il mio si e Andrea portò il suo pollice ad asciugare la lacrima silenziosa.

"Da adesso, siete spose. Sposa, puoi baciare la sposa!"

Quando questa frase arrivò alle mie orecchie, presi Andrea dal colletto della camicia e la avvicinai a me, facendo unire le nostre labbra in un bacio stracolmo d'amore mentre tutt'intorno si alzavano ed applaudivano.

Non mi importava più di niente, né dei pregiudizi, né dei miei genitori, né delle problematiche del futuro, né delle eventuali discriminazioni. Andrea era mia moglie e non potevo desiderare nient'altro di meglio.

La Sorella Del Mio Fidanzato|| LesbianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora