SEQUEL- Trentaquattro

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"Amore" la chiamai dalla cucina a gran voce per la millesima volta.

Avevo appena finito di preparare qualcosa da mangiare ma di lei nessuna traccia da quando era tornata da lavoro. "Faccio una doccia" aveva detto per poi chiudersi in bagno e non uscire per i restanti quaranta minuti.

Erano passati mesi da quando mi aveva chiesto di sposarla e, nonostante fra noi andasse tutto benissimo, eccetto qualche battibecco, la vedevo sempre più stanca e distaccata.

L'impiego di avvocato che ero riuscita a trovare mi portava spesso via molto del tempo che prima dedicavo a lei. Nella pausa pranzo non riuscivamo mai a vederci e quando tornavamo a casa la sera, anche se ad orari abbastanza decenti, entrambe eravamo veramente sopraffatte dalla stanchezza. Nonostante questo, però, vedevo sempre tanto amore nei miei confronti da parte sua.

Dolci e piccoli gesti che mi confermavano quanto mi amasse e quanto io amassi lei.
Il semplice bacio del buongiorno, o il preparare la colazione, le rose quando tornavo da lavoro, gli abbracci e le coccole che mi dedicava..

Il mio sguardo finì sull'anello situato al mio indice e sorrisi.

Mancavano davvero poche settimane al matrimonio e l'agitazione si faceva sentire da parte di entrambe; con i miei genitori non avevo riparlato quindi non sapevo se si sarebbero presentati o meno, per il resto degli invitati invece, avevamo mandato l'invito solo a qualche parente stretto e qualche amico, niente di più.

La cerimonia sarebbe stata semplice e intima, come concordato da entrambe. Era quasi tutto pronto e io, onestamente, non vedevo l'ora.

Spensi il gas e salii le scale, sorpassai la camera da letto dove notai i suoi vestiti situati sulla sedia, e mi immersi poi nella penombra del bagno. Mi appoggiai allo stipite della porta, portando il mio sguardo sul corpo nudo della mia ragazza.

Era in piedi davanti alla finestra, con la sigaretta fra le labbra e una mano a sorreggere la testa. "Amore, non ti sei fatta la doccia?" le domandai dolcemente, avvicinandomi a lei.

Strinsi le mie braccia intorno al suo busto e baciai delicatamente la sua spalla. Fece un ultimo tiro con la sigaretta e poi la spense, girandosi verso di me, arrivando con le mani ai lembi del mio maglione rosso.

"La cena è pronta" le sussurrai ma lei sorrise "Bambina impertinente, spogliati" mi rispose lei, andando poi a slacciare la cintura dei pantaloni.

Mi fece spogliare con delicatezza e mi morsi il labbro, sentendo quanto amore ci fosse nell'aria.
Nessuna delle due aveva smesso di sorridere nemmeno per un secondo, troppo impegnate ad essere felici.

Le sue mani fredde accarezzarono dolcemente la mia pelle nuda, facendola riempire di brividi.

"Cazzo quanto ti amo" mi disse prima di prendemi per mano e condurmi con lei nella doccia. L'acqua tiepida bagnó i nostri corpi e lei mi fece voltare; mise del sapone fra le mani e iniziò a massaggiare piano la cute, facendomi buttare la testa all'indietro.

Mi rilassai sotto il getto d'acqua calda e sorrisi tutte le volte che le sue labbra incontrarono le mie.
Pochi minuti più tardi insaponai io il suo corpo, passando le mie mani ovunque in modo delicato. Le massaggiai le spalle, cercando di farla rilassare in qualche modo.

Andrea sospirò e io le baciai la guancia "Anche io ti amo tanto, cazzo"

La Sorella Del Mio Fidanzato|| LesbianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora