Epilogo

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La pioggia batteva insistente sui vetri delle finestre e quello era l'unico rumore, oltre allo scoppiettio del fuoco acceso, che vi era nella casa avvolta dalla penombra.

Sul divano, a gambe incrociate e avvolta in una morbida coperta di lana, accarezzavo mio figlio Edoardo che, beato nella sua tranquillità, dormiva con la testa sul mio petto. Sentivo il suo respiro leggero e la sua manina era stretta attorno al mio dito; la gioia immensa che provavo era indescrivibile. Mi sentivo come su una nuvola, totalmente assolta da ogni problema, paura o preoccupazione.

Edoardo era entrato nella mia vita e in quella di mia moglie Andrea circa una settimana prima e da quel momento casa nostra era diventato un luogo di pura gioia e felicità, si percepiva l'amore e l'affetto che vi era. Il percorso di adozione non era stato semplice; molte volte ci siamo viste venire contro le persone a causa dei loro stupidi pregiudizi ma né io né Andrea ci siamo mai perse d'animo, volenterose di diventare al più presto genitori di uno splendido bambino. Vi erano voluti all'incirca undici mesi, nei quali, ogni giorno, eravamo andate a fare visita a Edoardo, che intanto stava provvisoriamente in un orfanotrofio. La madre biologica, Laila, era una donna distrutta dalla morte del marito che, per un motivo o per un altro, era rimasta incinta di un altro uomo. Ella, convinta che quella creatura che aveva dentro di sé fosse uno stupido sbaglio e solo il frutto di un orribile tradimento, aveva già deciso che al termine della gravidanza avrebbe dato quel piccolo esserino in adozione.
Quando eravamo adanti a vedere i bambini all'interno dell'ospedale, Edoardo era nato da pochissime ore e già della madre si erano perse le tracce.

Non avevo avuto molti dubbi; vi erano molti bambini stupendi ma lui, con i suoi occhioni verdi  e i capelli scuri, mi aveva letteralmente rapito il cuore. Solo quando mi ero girata verso Andrea, mi ero accorta che anche lei stava guardando esattamente quello che stavo guardando io e, dal suo sorriso e dagli occhi lucidi, capii che entrambe volevamo lui nella nostra vita.

Adesso aveva quasi un anno, i capelli scuri erano diventati ricci ed era un vero e proprio giocherellone e amava le coccole; il pomeriggio lo passava con me dato che a lavoro ero andata in maternità e la maggior parte delle volte stavamo sul divano a coccolarci. Quando poi, verso le sei e mezza, Andrea faceva il suo ritorno a casa, Edoardo non esitava neanche un secondo che si buttava fra le sue braccia. Andrea lo prendeva in braccio e si sedeva a terra davanti alla vetrata che dava sul Big Ban e lo riempiva di baci.

Quella sera Andrea tardò un poco rispetto al solito orario, ma quando la vidi entrare con un sacchetto in mano e un mazzo di rose, capii il perché.
"Ciao gioie mie, sono a casa, finalmente"

Si tolse la giacca e ci raggiunse sul divano; le feci segno con la mano di fare piano e lei sorrise vedendo nostro figlio beatamente addormentato. Lo prese piano e lui, forse inconsapevolmente, forse percependo il profumo della sua mamma, si accoccoló a lei. Il mio cuore si sciolse a quella scena.

Lo culló qualche istante, poi lo posò nella cesta rossa vicino al divano.

Accerezzó la sua testolina coperta di ricci e poi mi rivolse la sua attenzione, buttandosi letteralmente sopra di me, con un sorriso da mozzare il fiato. "Ciao amore mio, mi sei mancata"  mi sussurrò sulle labbra prima di baciarle dolcemente. "Anche tu" le sussurrai e ricambiai il bacio, lasciandone poi qualche altro a stampo sulle sue labbra e sulle guance. Appoggiò la testa sul mio petto e io le accarezzai i capelli, sentendo il suo intero corpo rilassarsi.

"Com'è andata a lavoro?" le chiesi e lei sbuffó. "Bene, diciamo. È stata pesante oggi, ci sono stati molti clienti e ho avuto un sacco di lavoro da fare, tant'è che non ho neanche pranzato. Poi, come se non bastasse, una mia amica mi ha mandato un messaggio e mi ha detto che Mattia è finito in carcere. Mia madre nemmeno mi ha chiamato per dirmelo" mi disse con voce flebile.

Continuai ad accarezzarla e decisi di non parlare dell'ultima parte. Né i miei genitori né i suoi si erano fatti risentire, a nessuna della due famiglie andava giù l'adozione di Edoardo ed entrambe si erano rifiutati di vederlo. Meglio così, da un lato. Non volevo assolutamente avere qualcuno che odiava mio figlio e mia moglie nella mia vita. Ad entrambe faceva male e non era necessario parlarne.  "Allora mentre ti fai la doccia ti preparo una buona cenetta" la sentii ridere e poi alzò la testa, incastrando i suoi occhi nei miei "E se invece mi facessi compagnia nella doccia?"

Scossi la testa, trattenendo una risata. "Non possiamo, metti che si sveglia Edoardo!"
Andrea poggió nuovamente la testa sul mio petto e sbuffó "Si ma io voglio fare l'amore con te, quindi vieni nella doccia con me. Se si sveglia tanto lo sentiamo, urla peggio di te quando ti mangio". Le diedi un leggero pugno sul braccio e lei mi baciò la pancia leggermente scoperta.

Si alzò da me e prese il mazzo di fiori che aveva lasciato sul ripiano della televisione, poi mi si avvicinò e me lo diede. "Sono bellissime" le dissi, guardando le rose bianche che mi aveva appena dato. Presi il bigliettino all'interno di esso e lessi ad alta voce.

"Fra miliardi di persone ho visto solo te"

Fine.

Non lo so, non so davvero cosa dire. Non ne ho idea. Solo, grazie per averla letta e grazie per tutto il sostegno. Fatemi sapere cos'è ne pensate, se vi è piaciuta o  meno. Anche voi lettori silenziosi, vi chiedo solo un commento che a voi ruberà solo pochi secondi. Nonostante tutto, vi voglio bene..
Melissa♥️

La Sorella Del Mio Fidanzato|| LesbianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora