SEQUEL- Cinquantuno

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"Puoi, per favore, smettere di sollevare pesi? Vorrei sposarti intera se non ti dispiace"

Andrea mi tolse letteralmente la valigia dalle mani e io sbuffai, mettendo quest'ultime sui fianchi.

"Amore, sto bene. Posso portarla una valigia" le dissi, prendendo da terra il mio bagaglio a mano, cercando di non fare smorfie di dolore mentre mi piegavo, evitando così di darle ragione. Purtroppo le ferite facevano ancora male.

"Il medico ti ha dato il permesso di prendere l'aereo ma ti ha anche detto di stare il più possibile a riposo. Ora, mancano solo cinque giorni al matrimonio, vuoi ucciderti prima di quel giorno? Ti rispondo io, no. Quindi.." disse con tono deciso, avvicinandosi ancora a me e prendendo nuovamente la valigia dalle mie mani  ".. Vedi di stare ferma. Qui faccio io"

Mi sedetti sul divano, consapevole che nessuno sarebbe riuscito a farle cambiare idea e la guardai mentre, con l'aiuto del tassista, portava fuori le valigie.

Osservai i suoi movimenti delicati e sorrisi.

Cazzo, sarebbe diventata mia moglie fra meno di cinque giorni e non potevo essere più felice di così. Nonostante quello che mia madre mi aveva detto, e che Francesca non aveva preso troppo bene, ero spensierata e tranquilla.

Finito di caricare le ultime cose, vestito compreso, mi alzai dal divano e mi avvicinai a lei, mettendole le mani fra i capelli. I suoi occhi incontrarono i miei e lei mi sorrise, le feci appoggiare la testa sulla mia spalla, nonostante fosse più alta di me, e le accarezzai dolcemente la nuca.

"Sei felice?" mi chiese e io annuii, non volendo spezzare quel silenzio tranquillo che ci stava cullando.

"Tu sei felice?" le chiesi dopo poco e Andrea si staccò da me, prendendomi poi per i fianchi e sollevandomi da terra. "Guardami cazzo" mi sussurrò sorridente "Sono al settimo cielo."

Il viaggio in aereo fu davvero stancante e massacrante. Purtroppo le ferite ancora dolevano e stare per tanto tempo seduta su  quei sedili scomodi non aiutava affatto.

Andrea, evidentemente stanca, si era addormentata da qualche ora. Sorrisi nel vedere le nostre mani intrecciate e mi sporsi un poco verso di lei per lasciare un delicato bacio sulle sue labbra.

Dio, come faceva ad essere così bella?
Il volto rilassato mi trasmetteva tranquillità e così anche il suo respiro leggero.

Provai anche io a chiudere gli occhi, appoggiandomi sulla sua spalla e, dopo qualche minuto, il sonno venne a prendere anche me.

"Amore mio, dobbiamo scendere" sentii la sua voce chiamarmi in lontananza e fui costretta ad aprire gli occhi. Li richiusi subito, colpita da uno squarcio di luce e mi coprii il viso con le mani, stiracchiandomi un poco.

Mi pentii subito. Fitte dolorose invasero il mio corpo e mi fecero spalancare gli occhi; Francesca scosse la testa e mi prese la mano, per poi farmi alzare piano dal sedile e farmi scendere dall'aereo.

"Piccola devi fare piano i movimenti" mi disse. Mi stava venendo da piangere; il dolore era stato improvviso e forte ovunque, quasi mi aveva tolto il respiro.

Lei sembrò notarlo e, vedendo i cinque gradini da fare, si voltó verso di me e mi prese dalle cosce, sollevando in aria.

Imbarazzata, appoggiai la testa sulla sua spalla. "Amore.." sussurrai e lei rise, baciandomi la fronte.

Prese le nostre valige, un taxi ci portò direttamente alla nostra abitazione, che in realtà non sapevo nemmeno come fosse fatta.
Aveva pensato a tutto Andrea per la nostra permanenza alle Bahamas, io avevo pensato ai preparativi del matrimonio e ai biglietti aereo per quei pochi invitati, che sarebbero arrivati il giorno stesso.

Quando il taxi si fermò davanti ad una grande villa, con piscina e giardino immenso, scossi la testa, osservando con grande piacere che Andrea non aveva assolutamente badato a spese.

Lei ridacchió, forse per la mia espressione estrarefatta e pagò il taxi, per poi scendere e iniziare a scaricare le valigie con l'aiuto del tassista. Io scesi dal veicolo con non poca fatica e Andrea mi lanciò le chiavi della casa.

Mi avviai verso la porta passando per il piccolo vialetto e, raggiunta questa, infilai le chiavi nella serratura, facendola scattare.

"Cazzo" sussurrai alla vista dell'ampio soggiorno tutto illuminato, la porta a vetri scorrevole che portava all'esterno dove vi era giardino e piscina decisamente non piccoli.

Mi avviai verso il corridoio e arrivai davanti a tre porte: la prima il bagno con vasca, la seconda una stanza da letto con letto singolo e la terza una stanza matrimoniale con bagno e cabina armadio incorporati.

"Ma tu sei scema, quanto cazzo hai speso?"  le dissi, sapendo benissimo che lei fosse dietro di me.

Rise e mi cinse la vita con le mani. "Tantissimo, ma pur di vederti felice mi butterei sotto un autobus"
Mi girai fra le sue braccia verso di lei e le baciai dolcemente le labbra. "Potremmo vivere dentro un cassonetto della spazzatura e io sarei comunque la persona più felice del mondo poiché a rendermi felice sei tu, Andrea"

Unì nuovamente le nostre labbra in un bacio che ben presto non fu più tranquillo ma bisognoso e pieno di passione. "Io testerei il letto, sai"

La Sorella Del Mio Fidanzato|| LesbianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora