SEQUEL- Cinquantaquattro

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"No non piangere, ti prego, il trucco si scioglie altrimenti e ho impiegato un'ora e mezza per fartelo" mi pregò Martina, prendendomi le mani e iniziando a respirare profondamente, fiduciosa che io l'avrei imitata e non sarei scoppiata a piangere da un momento all'altro.

Intorno a me era tutto una confusione. Gli invitati erano arrivati e si stavano sistemando sulla spiaggia dove vi si sarebbe tenuta la cerimonia. Erano le otto di mattina e fra poco più di due ore sarei dovuta scendere in spiaggia per dare il via a quello che era il mio matrimonio.
La casa era avvolta nel più totale caos: gente che andava e veniva, chi aveva crisi di pianto perché il vestito non stava bene, chi per un motivo e chi per un altro, non facevano altro che urlare e agitarsi. In tutto questo, io ero quasi pronta, anche se ancora non volevo mettermi il vestito, impaurita da non so esattamente cosa.

Andrea non avevo potuto vederla già dalla mattina presto, trascinata dai suoi amici in un'altra abitazione a me sconosciuta; avevo provato a dirle, la sera precedente, che dormire insieme avrebbe portato sfortuna ma lei mi aveva guardata diritto negli occhi e poi mi aveva sorriso, si era avvicinata e all'orecchio mi aveva sussurrato "Io stasera voglio fare l'amore con te", trascinandomi letteralmente in camera da letto e mandando le mie idee a farsi fottere. E, quando la mattina dopo l'avevano portata via da me, mi ero resa effettivamente conto che il grande giorno era arrivato ed ero rimasta nel letto a fissare il soffitto per una buona mezz'ora, incapace di realizzare davvero.

"Fate silenzio, diamine!" urlai ad un certo punto e tutti, cane di una delle damigelle compreso, si girarono verso di me. "Ha ragione, già è in ansia. Facciamo più piano e con più calma" mi difese Annalisa, una delle damigelle, sedendosi accanto a me sul letto e accarezzandomi poi la spalla dolcemente.

Chiusi gli occhi e, quando li riaprii, trovai Martina che mi fissava. Mi prese la mano e mi portò nel bagno, dove poi chiuse la porta e, con braccia conserte, iniziò a fissarmi. "Tu la ami?"

La mia espressione corrugata le fece scappare un sorriso, ma si ricompose subito, continuando ad osservarmi.

"Si che la amo, per Dio, è tutta la mia vita quella ragazza"

Portò le braccia lungo il busto e scosse la testa sorridendo "Allora non hai niente di cui preoccuparti perché si vede lontani un kilometro che lei ti ama. Oggi è il vostro giorno e nessuno può rovinarlo, oggi ci siete solo voi e nessun altro"

La abbracciati forte, grata del sostegno che mi stava dando.

Una volta uscite dal bagno, finalmente indossai il vestito e tutte mi guardarono, chi con gli occhi lucidi, chi con le mani davanti alla bocca e chi, con grande entusiasmo, saltellava sul posto.

Leggermente insicura, mi trascinai davanti allo specchio e rimasi senza fiato, vedendomi bella per la prima volta.

I capelli ondulati che ricadevano morbidi sul corpetto stretto, ricamato con lo scollo a cuore, la gonna che si apriva dalla vita vaporosa e i tacchi alti, bianchi, mi facevano sentire una principessa che stava scrivendo la sua fiaba.

Non sapevo esattamente di cosa avevo paura. Forse di quel 'per sempre' o forse di non essere all'altezza come moglie e poi in futuro come madre, ma in quel preciso istante, come un segno, mi vibró il cellulare sul mobile vicino allo specchio. Lo girai e il 'Ti amo' di Andrea, scritto così, senza preavviso, forse solo perché sentiva il bisogno di dirmelo, mi tranquillizzó.

Chiusi gli occhi un secondo e respirai profondamente. Era giunto il momento di sposare la donna della mia vita.

Mi girai verso le altre e sorrisi. "Andiamo" dissi e, insieme a loro, ci spostammo fuori dall'abitazione, dove da lontano si vedevano le persone che man mano prendevano posto.

Martina mi affiancó e mi condusse fino a dove vi era stesa la passerella con asse di legno.

Guardai meravigliata tutte le decorazioni, rendendomi conto che gli addetti non avevano assolutamente esagerato e tutto era estremamente perfetto e delicato.

Le panche bianche decorate con fiori avorio e lilla, l'altare intrecciato con peonie viola e indaco.
Spostai lo sguardo un po' più in là e, nel mentre la musica iniziò a suonare, io rimasi estasiata nel vedere Andrea.

La Sorella Del Mio Fidanzato|| LesbianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora