Prologo

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《Non ci posso credere》
esclama Charlotte《Ma davvero?》.

Annuisco con il capo e confermo scoppiando a ridere.

Sono due ore che stiamo ferme a parlare, non ci siamo mosse da lì se non per prendere un caffè al bar di fronte.

Charlotte è una mia compagna di classe, è brava in materie come trigonometria e algebra, ma in fisica e chimica, dove io sono brava, lei è un vero disastro.
È molto bella: ha i capelli scuri come il carbone ricci, gli occhi marrone corteccia, la carnagione abbronzata e un sorriso smagliante, molto sincero.

L'ho conosciuta al primo anno di liceo; era una ragazza alta – non immaginate quanto –, ma insicura. Mi sono avvicinata e ho fatto immediatamente amicizia.
Adesso, siamo inseparabili.

Di amici maschi non ne mancano, ma nessuno è il “migliore amico”.

Solo lui lo era.

Da quando è sparito non sono più sicura di nulla; ho sperato per anni di rivederlo, ma ogni volta arrivavano brutte notizie. Così un giorno, a quattrodici anni, ho preso la decisione di venire qui in Italia a studiare, abitando da amici di famiglia; non ce la facevo a stare ancora lì. Ho perso completamente le speranze di poterlo riavere.
Oramai, mi sono convinta sia morto.

Non mi sarei mai immaginata, cosa sarebbe successo dopo.

Parlo con la mia migliore amica per un'altra ora, prima di dirle che tra un po' dovrei tornare a casa. Mi chiede se domani voglio andare a ballare con gli altri, ma preferirei pensarci un po' prima di risponderle: dico che non lo so e lei annuisce.

Il telefono di Charlotte si mette a squillare, lei lo estrae dalla tasca dei jeans e me lo mette davanti.

“😍😍”

《Non rispondi?》le chiedo.
《Non so》risponde incerta.

Prendo il cellulare e accetto la chiamata, per poi appoggiarglielo all'orecchio. Mi guarda con sguardo assassino e io me la rido sotto i baffi. Si allontana per rispondere, anche se so che starà a parlare mezz'ora.
Conoscendola.

Mi guardo intorno: stanno cadendo gocce di pioggia, ma è davvero leggera, perciò decido di non tornare ancora a casa.

Tiro fuori anche il mio telefono, lo accendo e mi soffermo sull'immagine di sfondo.
È un'immagine di me e lui che stiamo giocando, l'abbiamo fatta con il cellulare di sua madre.
Quando tutto è finito, e io ho avuto il mio cellulare, ho chiesto alla mamma se me la poteva mandare.
Appena l'ho rivista, quel giorno, sono scoppiata in lacrime; per me, rivederlo è sempre stato un sogno, un lontano sogno irraggiungibile.

Nella memoria ho molte foto che ci siamo scattati con i telefono dei nostri genitori, a quasi otto anni

Più ci penso più mi chiedo come passi veloce il tempo, sembra ieri che eravamo impegnati a giocare nei boschi da soli, oppure a scappare dai regni e ci rifugiavamo nel nostro posto segreto.

Oramai, è tutto finito.

Darei qualsiasi cosa per tornare indietro, a quel giorno. Quel dannato giorno che mi ha portato via anche l'ultima persona di cui mi fidavo. Vorrei poter tornare a quella mattina estate, dove siano usciti e abbiamo affrontato l'inferno, per poi capire che non potevamo fare nulla.

Tutto sarebbe andato perduto.

Almeno dal punto di vista della nostra amicizia.

Abbiamo vinto, certo.
Ma lui è andato via per sempre, e io ho dovuto convivere con la consapevolezza che era solo, e soltanto, colpa mia.

《Com'era?》sento dietro al mio fianco.

Continuo a origliare ciò che stanno dicendo; non sembra molto interessante quel che dicono, ma sempre meglio che stare ad ascoltare Charlotte che balbetta in imbarazzo al telefono con Amber.

Quelle parole che il ragazzo ha pronunciato, mi ricordano troppo Lui.

Siamo sempre stati inseparabili, da piccoli; ricordo ancora con chiarezza, a distanza di dieci anni, come lui si divertiva a scappare di casa mia, a prendere il nostro passaggio segreto, a stare sveglio fino a tardi.

Tutto questo, prima di conoscerlo, non ha avuto senso, perché sentivo che non avevo qualcosa.
Quando ho conosciuto il mio migliore amico ho capito che era ciò che non avevo mai avuto, e ciò che mi serviva.

La nostra è stata un'amicizia che è dovuta rimanere segreta, è stata scoperta da una sola persona all'inizio. Dopo una serie di catastrofi, però, tutti sono venuti a saperlo.

E, a me, è crollato il mondo addosso.

Per fortuna, ho avuto lui che nonostante tutto non mi ha lasciato nemmeno nei momenti di grande pericolo.
Ci siamo sempre capiti anche senza usare le parole, si siamo fidati l'uno dell'altra e abbiamo deciso di unirci con il “nemico”.

Adesso, se ci ripenso mi viene quasi da piangere. Non so dove sia, se stia bene, ma soprattutto se sia vivo.
Se ne è andato troppo tempo fa, non ho potuto salvarlo o almeno provarci.

Per quanto mi riguarda, sono una migliore amica orribile.

Forse lui non la pensa così; ci spero sempre, spero sempre che lui un giorno ritorni a mi dica che non è arrabbiato, che felice per me e che andrà tutto bene.

Ci spero in continuazione.

Ci sono cose che, di noi, non scorderò mai: la corsa nei boschi, le colpe prese al posto dell'altro, le urla in piena notte sulla balcone, le arrampicate sugli alberi, i balli creati nei momenti di noia, come faceva sparire l'ansia per una telefonata importante andata non molto bene.

Ma c'è una cosa che non potrò mai dimenticare.

Ogni volta che io chiedevo “E ora?”.

Lui mi rispondeva sempre allo stesso modo, dicendo:

《Ora vinciamo, no?》sento dire.

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