7. Un gruppo di due bambini... e poi?

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Passarono ben sette giorni.

Sette giorni nascosti nel bosco, sette giorni in cui era Mary a portarci il cibo, sette giorni chiusi in un nascondiglio per non rischiare.

Posso dire di aver fatto tante cose nella mia vita e nascondersi come un topo era una di queste.

《Oggi, potremmo tornare?》chiese Jack.

Annuii.
Sì, potevamo tornare e vivere tranquillamente: nella mia camera, mia madre non entrava quasi mai di solito erano Mary e le governanti a fare il loro ingresso. Da un po' di tempo, però, permisi solo a Mary di entrare.

Le altre dovevano restare fuori.

In quel momento, Mary ci venne a bussare. Le aprii la porta con un sorriso; le dissi che eravamo pronti a tornare a casa; era felice del nostro ritorno, sapeva che era stata dura per noi rimanere nascosti per molto tempo. Mia madre aveva chiesto di me, secondo le parole di Mary, e lei le aveva detto che volevo stare totalmente sola e non vedere nessuno. Mia madre chiese come mai solo la persona che ci aveva aiutati per una settimana poteva entrare e Mary rispose che lei era l'unica che io accettavo all'interno della mia camera. Mia mamma le credette, ma oggi potevo finalmente dire che tornavo a far entrare nella mia stanza tutti.

O quasi tutti.

Jack era rimasto con me, ovviamente.

Oramai, i suoi genitori lo davano per disperso, ma non smisero mai di cercarlo. Il mio amico mi rivelò che aveva troppa paura per tornare a casa, temeva una brutta reazione dei genitori: loro non gli aveva mai fatto del male, o almeno così sosteneva, ma si sa che, quando un figlio sparisce, appena ritorna sono botte.

Rassicurai Jack più di volta, dicendogli che, nel caso, lo avrei protetto io.

Sì, eravamo strani. Un gruppo di due bambini... e poi?

E poi niente: eravamo solo due ragazzi, di quasi otto anni, senza responsabilità, senza doveri, senza pesi sulle spalle.
Ci divertivamo a rischiare la vita. Sì, certo, come no. Eravamo due bambini parecchio vivaci, eravamo inseparabili. Il solo pensiero di perderlo, mi distruggeva: non conoscevo Jack da molto –bera relativamente poco –, ma eravamo già migliori amici. Pensavo spesso a come sarebbe stato, quando saremmo diventati grandi: io dicevo che avevo paura che non saremmo più stati amici, lui mi rassicurava dicendo che saremmo cresciuti insieme.

Mi sarebbe piaciuto.
Mi sarebbe piaciuto crescere con lui.
Mi sarebbe piaciuto andare in una scuola normale con lui.
Mi sarebbe piaciuto crescere con Jack al mio fianco.

Oggi, a distanza di anni, rimpiango un sacco di cose che non ho potuto fare con lui. Mi pento di non essere stata la migliore amica del mondo: se ora fosse qui, probabilmente, mi direbbe che, invece, ero brava. No, lui era bravo. Era bravo a rassicurare le persone, era bravo a consolare la gente, era bravo ad adattarsi, era bravo a convincere, era bravo a cambiare una brutta situazione. Era bravo in tutto.

Non fraintendetemi, io e Jack non siamo mai stati insieme: è vero, eravamo piccoli e non avevamo la minima idea di che cosa fosse l'amore. Forse, non lo prendevamo nemmeno sul serio. Tutt'oggi, però, sono sicura che io e Jack non fossimo insieme, saremmo solo buoni amici.

Anzi, i migliori.

Solo il pensiero di tutto ciò che è accaduto, mi fa versare un mare di lacrime. Purtroppo, ora devo andare avanti, la storia di me e del mio amico non è finita. Eh no: anzi, siamo solo all'inizio.

L'aria, quel giorno, era fresca.
Non c'era bisogno di giacche o felpe, ma io e il mio amico indossavano comunque una felpa con il cappuccio. Mary era dietro di noi, mentre io e Jack saltellavamo tra i boschi raggiungendo il palazzo. Molti si chiederanno se io e il mio migliore amico ci fidavano davvero di Mary: la risposta è sì.
Sapevo benissimo che Mary non ci avrebbe mai denunciati e, oggi, ne sono sicura. Ma, come detto prima, non è il momento di parlare dei tempi presenti. Bisogna saltare nel passato.

《Ehy, che succede?》mi girai nell'udire questa voce.

Alle nostre spalle, qualcuno aveva parlato e forse ci stavamo pure osservando.

《Chi sei?》urlai.

Nessuno rispose. Anche la seconda volta, fu il silenzio a parlare: sembrava che tutto si fosse dissolto nell'aria.

Forse, era solo la nostra immaginazione.

Ma era possibile che tre persone ben diverse avessero udito o avessero avuto la stessa illusione?
La vedo difficile.

Feci cenno a Mary e a Jack di andare avanti, non volevo rimanere a lungo in quella foresta; raggiungemmo il castello, ma questa volta la porta del giardino era chiusa e girano almeno tre persone.

《Che c'è?》chiede Jack, dietro di me.

Si sporge in avanti per vedere.

《Oh, cazzo!》esclama Mary, vedendo le persone che circolano nel nostro cortile.

Io e il mio amico ci giriamo verso di lei, non siamo soliti sentire parolacce – o almeno, io no.

《Ehm... scusate!》dice, leggermente imbarazzata Mary.

Scossi la testa. Quello era proprio l'ultimo momento per pensare a cosa veniva detto o da chi.
Dovevamo riuscire entrare, senza che nessuno ci vedesse.

Decidemmo di restare lì e aspettare, ma proprio mentre stavamo aspettando, mi venne un'idea.

《Ehi, ma se per caso facciamo il giro ed entriamo dalla porta della cucina?》 chiesi, alzandomi di scatto da terra.

Jack e Mary mi guardarono confusi e poco convinti, ma che altre opzioni c'erano?
Alla fine, decidemmo di seguire il mio piano. In cucina, c'era una porta: potevamo entrare da lì.

Girammo intorno all'edificio, fino ad una grande porta in metallo; era pesante e il più delle volte restava socchiusa. Quella volta, però, c'era lo scotch alla porta – per tenerla aperta – e non c'erano problemi a entrare.
Mary si offrì di andare per prima, ma le impedì di farlo e mi avviai verso la cucina.
Da dentro, non provenivano rumori e ne dedussi che avevo campo libero.

Abbassai lentamente la maniglia, evitando di fare rumore, e aprii. La cucina era deserta e, dovevo ammettere, che rimasi stupita da tale silenzio. Di solito, c'era una gran folla.

Mi girai verso Mary e Jack facendo cenno di raggiungermi: Mary spinse il mio amico verso la porta, poiché lui era fermo e non si muoveva.
Alla fine, quando tutti e tre eravamo al sicuro all'interno della casa, io e Jack tornammo in camera mia e Mary andò a lavorare.

《Rebecca, che ci fai qui?》, riconobbi subito la voce di mia madre.

Una parte di me, sperò che il mio amico avesse visto mia madre prima di me e si fosse nascosto.
Lei si avvicinò e mi chiese dov'ero stata, liquidai la domanda con una risposta a caso.

《Vado di sopra, ciao!》e, detto questo, corsi via.

Non trovai Jack nel corridoio e non sapevo proprio dove fosse. Mi chiusi in camera e aspettai.
Sperai che si fosse nascosto da qualche parte e fosse al sicuro.

《Sei arrivata, finalmente!》

Dopo quello, pensai che se non mi presi un infarto quel giorno, non me lo sarei preso mai più.

Jack era seduto sul mio materasso, tranquillo come se fosse successo nulla. Mi spiegò che aveva visto l'ombra di qualcuno alle nostre spalle e aveva deciso di nascondersi appena aveva notato che si stava avvicinando.
Ringraziai che nessuno lo avesse visto.

Sarebbero stati guai.
Sia per me, sia per lui.

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