32. Adesso voglio vincere

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《Mi spiegate cosa cazzo ci fate qui?》imprecò Mary, vedendoci arrivare.

Sussurrò la parolaccia, ma almeno io la sentii perfettamente.

《Sul treno, è arrivata un ragazza. Ci ha detto tutto. Tu stai bene?》spiegò velocemente il mio migliore amico.

Annuì. Mi prese per mano e disse a Jack di seguirci.

《Adesso, voi entrate e state in camera, finché non ve lo dico io. Guai a voi se uscite. Se scappate me me accorgo, d'accordo?》ci stava praticamente minacciando.

Annuimmo, quasi spaventati. Non era la prima volta che ci intimava di fare qualcosa, ma almeno questa volta le avremmo dato ascolto.

Ricordo che l'ultima volta Jack l'aveva quasi pregata di non dire a nessuno della sua presenza.

Ridacchiai nel pensare a quella scena, ma camuffai il mio divertimento con un colpo di tosse.

Mary ci portò dentro la camera mia e ci lasciò lì dentro, chiudendo a chiave la porta. Mi sedetti ai piedi del letto, seguita da Jack, lo guardai sperando che stesse per dire qualcosa che avrebbe poi fatto nascere una lunga conversazione.

Aprii la bocca per dire qualcosa, ma fui bloccata dal tremare del terreno. Cosa diavolo è successo?
Posai di nuovo lo sguardo su Jack, che era confuso e spaventato quando me. Non capivamo cosa avesse potuto smuovere in quel modo il terreno.

E no, non era un terremoto.

《Apri la porta》
《Mary l'ha chiusa a chiave》
《Immagino non si apra così facilmente》
《Vedo che hai indovinato》

Mary ci aveva chiuso dentro e obbligati a rimanere lì. Ero tuttavia decisa a uscire e aiutare gli altri.
Feci cenno al mio migliore amico di cercare qualcosa, con cui poter aprire la porta: che fosse un pezzo di ferro o la chiave dell'armadio.

Alla fine, trovò una forcina.

Gliela strappai di mano e mi avvicinai alla porta.
Avevo visto Carrie farlo una marea di volte con l'armadio di sua madre, con la biblioteca chiusa a chiave di notte o con lo studio del padre.
Infilai la forcina dentro la serratura e cominciai a muoverla, nel vano tentativo di aprire la porta; quando sentii emettere uno scatto, mi allontanai a spinsi la porta.

Corsi – seguita dal mio migliore amico – verso la Sala da Pranzo e spalancai la porta. Diedi un'occhiata veloce e, non vedendo né i miei genitori né quelli di Jack, mi diressi velocemente verso l'ingresso.

Nessuna guardia controllava il portone, il quale era tutto ammaccato, come se l'avessero preso a legnate. La serratura era crollata e con lei anche il mazzo di chiavi enorme che avrebbe dovuto aprirlo.
Aprii il portone, o meglio: lo spinsi così lentamente che si aprì praticamente da solo, e corsi fuori. Sentii Jack dietro di me che mi intimava di andare più piano, ma non mi fermai o rallentai mai.

《Jack, tua sorella?》gridai al mio migliore amico.

Lui in risposta alzò lo spalle, facendomi capire che non aveva idea di dove fosse. Mi guardai intorno e la cercai un po' con lo sguardo, ma non trovai assolutamente nessuno.

Nemmeno una persona che le somigliasse.

《I tuoi?》e di nuovo alzò le spalle.

Ma dove erano tutti?

Raggiunsi la città, dove vedevo una merea di cittadini e cittadine impegnati a nascondersi o a scappare.

Giuro su ciò che volete che io a I Contrari li uccido uno ad uno.

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