9. Che brutta la vita da latitante.

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Quel giorno pioveva, quindi non si poteva uscire e bisognava trovare qualcosa da fare in casa.
Io e Jack eravamo seduti sulle scale, tranquilli poiché non passava nessuno. A volte, mi chiedeva se non fosse una buona idea dire agli adulti della sua presenza: capivo che aveva paura, ma per me era troppo rischioso. Mi dispiaceva che si annoiasse.

Che brutta la vita da latitante.

《Rebecca, ti prego, dimmi che hai qualcosa da fare. Non ce la faccio più. La vita da “ricercato” è più difficile di quanto pensassi》si lamentò, sdraiandosi sulle scale.

Gli proposi di tornare di sopra e di cercare qualcosa da fare. Acconsentì, tanto non aveva nulla di meglio con cui tenersi impegnato.
Nemmeno il tempo di salire cinque gradini, che sentii la voce di mia madre dietro di me. Maledii il suo tempismo e il fatto che apparisse perennemente quando ero con Jack e nel momento in cui lui era esposto.
Maledetto tempismo.

Mi girai di scatto verso mia madre, sperando che Jack fosse stato veloce abbastanza da nascondersi, come l'altra volta.

La donna non aveva una cosa tanto importante da dirmi: mi voleva solo avvertire che non dovevo uscire con la pioggia e che appena avesse smesso sarebbe stato bello se avessi portato dentro le mie cose che avevo lasciato in giardino e che, molto probabilmente, erano zuppe.

《Che voleva tua madre?》, la voce di Jack mi fece spaventare.

Sobbalzai dalla paura e, quando mi ripresi, glielo dissi.
Tornati in camera, mi venne voglia di un tè; dissi al mio amico che scendevo a prendere qualcosa, non mi chiese di portargli niente. In cucina, Mary maneggiava con padelle e pentole; appena mi vide, sorrise e mi diede ciò che desideravo.

《Non hai niente da fare, eh?》chiese.

Si vedeva così tanto?

Annuì e mi sfuggì anche una risata. Mary mi offrì di aiutarla a preparare il pranzo, almeno avrei avuto qualcosa da fare.

Ci pensai per un po' prima di accettare: non avevo mai preparato niente, ma sarebbe stato bello imparare.

Impiegammo ben un'ora per preparare da mangiare, io ero parecchio imbranata in cucina. Avrei voluto dare la colpa anche alla mia età, ma pensai che imparare a cucinare prima del “solito” non fosse male. Solo dopo essere uscita dalla cucina, realizzai che ero scesa dal piano di sopra per prendere un tè e che avevo lasciato Jack in camera mia.
Salutai velocemente Mary e corsi di sopra, mi chiesi se Jack si fosse preoccupato della mia assenza. Non appena entrai in camera, temetti che mi avrebbe urlato contro.

Con mio grande stupore, Jack non era preoccupato era solo... addormentato.

Era disteso sul mio letto sul fianco, con la testa sul cuscino e dormiva profondamente: non si accorse nemmeno della mia entrata in camera.
Durante la sua permanenza in casa mia, capii che Jack era un ragazza con il sonno profondo, non come il mio, ma siamo là. Presi una coperta che era dentro l'armadio e gliela posai sopra, perché non sentisse freddo.

Buonanotte, allora.

*****

Rimasi accanto al mio amico per un'altra ora, lo guardai dormire.

Pensai a quello che mi aveva raccontato.
Aveva una sorella, tre anni di più grande di lui, con un aspetto perfetto e dei modi raffinati.
A vedere il suo portamento, mi chiesi se a casa sua Jack fosse tutto così perfetto, tutto così preciso.  A pensarci bene, immaginai che Jack si trovasse quasi oppresso in quella situazione: una madre che non va d'accordo con la sorellastra, un padre che invece ci va d'accordo e una sorellastra praticamente perfetta.

《Non so te, ma io avrei una certa fame》sussurro.

Sapevo che non poteva sentirmi.

《Anche io》percepii la sua voce, impastata dal sonno.

È, invece, poteva.
Eccome se poteva.

《Bene, allora》constatai 《Andiamo a prendere da mangiare》e, detto questo, mi precipitai in cucina, seguita dal mio amico.

Prendemmo tutto ciò che trovammo, cercando di fare meno rumore possibile e tornammo in camera mia. Oramai, per Jack era routine stare nella mia stanza: mi dispiaceva che si annoiasse, avrei voluto farlo uscire.

Ma sapevo che era troppo rischioso.

*****

《Ehy, Rebecca, ha smesso di piovere. Andiamo fuori?》mi chiese Jack  dopo aver finito la sua parte di merenda.

Effettivamente, fuori non pioveva più e dentro casa non c'era nulla da fare. Potevamo solo annoiarci o parlare.

Stavo per dirgli che andava bene, quando sentii bussare alla porta. Jack si nascose mentre mia madre entrò in camera mia. Mi disse solo che non potevo uscire perché era bagnato e che la mia roba l'aveva fatta prendere da Mary e fatta asciugare.
Mary me l'avrebbe riportata più tardi.
La ringraziai e lei uscì.

《Ok, niente uscita. Che ne dici di... parlare?》disse il mio amico, rassegnato.

Si sedette al mio fianco sul mio materasso e mi guardò negli occhi.
Accettai subito; non che avessi altro da fare che fosse più interessante.

《Ok, inizio io. Oltre i tuoi genitori hai altri parenti?》, scossi la testa.

Avevo solo mia madre e mio padre.

Diciamo.
Vorrei aggiungere qualcosa, ma tengo la bocca chiusa

E Mary, che per me era come una seconda madre.

《Ora, tocca a me. Hai mai sentito i tuoi genitori parlare del Regno di Meridione, prima di trovarti dentro?》, annuì.

Disse che una volta suo padre, mentre parlava con la moglie, accennò al Regno di Meridione. Non ricordava se lo stesse elogiando – anche se improbabile – o parlandone male. Ricorda solo di averlo sentito nominare quel Regno.

《Se dovessero scoprirti, ai tuoi cosa diresti?》chiese e sembrava anche molto curioso.

《Probabilente la verità. Ho solo aiutato un buon amico. Mica mi possono bandire per questo!》esclamo.

Ed era vero.
Giusto?

《Nel caso puoi venire da me. Obbligherà i miei ad accoglierti》, e scoppiammo a ridere.

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