Codardo!

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Voce narrante
Erano passate un paio di settimane ormai che Sirius e Sira si erano trasferiti dalla famiglia Tonks.
Sira aveva legato molto con i suoi zii, il rapporto con Dora si era evoluto di gran lunga; ma questo non cambiava l'umore della donna, che ormai era triste e malinconica, non riusciva a concentrarsi neanche sulle missioni per l'ordine o per i lavori al ministero.
La sua mente vagava sempre, e andava a posarsi su un pensiero inalterabile.
Non riusciva ad asportare la mente all'uomo che l'aveva ferita nel profondo del suo cuore.
Ella si chiedeva come egli stesse dopo le parole che le aveva rivolto; era pentito? Solo lui poteva saperlo.
L'amava veramente? Non era a conoscenza neanche di questo.

Sira cercava di tirarla su, voleva farla sorridere, voleva che tornasse la spensierata Tonks di un tempo, con le sue facce buffe e i cambiamenti d'aspetto che il suo dono consentiva ad ella di mutare.
Ma non ci riuscí poi così tanto. Dora apprezzava il tentativo della cugina di farla sorridere, ma nessuno poteva, ma comunque non voleva che ella si rammaricasse per colpa sua.
Sira non voleva di certo mollare, aveva scritto al suo padrino diverse volte dicendogli che dovevano parlare faccia a faccia; ma egli non aveva risposto, facendola infuriare e soffrire la metamorfomago sempre più.

Ma a rattristare di più la donna fu una fatidica domenica d'estate.
Sira e Dora erano in salotto a contemplare i compiti delle vacanze  della giovane.
Mentre fuori vi era una strana foschia tirava un vento fresco che scuoteva gli steli dei fiori del giardino e i rami degli alberi, un manto di stelle luminose era lo scenario di quella sera.
Un uomo si era appena materializzato davanti all'abitazione, egli portava un mantello nero che oscillava con il vento, facendosi strada fino alla porta dove bussó due volte.

Fu Sirius ad aprire la porta e rimase esterrefatto nel vedere l'uomo dinanzi a se.
"Remus" disse solamente.
Da quando aveva saputo ciò che aveva fatto a Dora, l'uomo non aveva avuto più contatti con l'amico.
Soprattutto perché entrambi avevano discusso per l'accaduto e non si sono più parlati da quel giorno di quasi un mese fa.

Tonks era scattata in piedi dopo il nome che era uscito dalla bocca del cugino e cercava di guardare l'uomo fuori dall'abitazione.
Cercava i suoi occhi.
Il suo battito era aumentato lo stomaco gli si era attorcigliato in un colpo, si strinse i lembi della maglietta e li torceva nervosamente.

Sira abbandonò la pergamena di incantesimi che stava riempiendo sul tavolino, e si affiancò alla cugina stando in piedi.
"Che ci fai qui?" Domandò Sirius con tono grave.
Remus spostò lo sguardo da Sirius alle due ragazze, egli guardò intensamente Sira che gli lanciava sguardi infuocati come se uno sguardo potesse oltrepassarlo o nuocerlo.
Remus indugió molto a posare gli occhi su Dora; la donna lo guardava con un faro di speranza, Remus si sentì un groppo in gola e le farfalle nello stomaco nell'osservarla.
Avrebbe voluto andarle incontro, abbracciarla e chiederle scusa.
Non puoi darle niente. Saresti buono solo a rovinarla. Tu non la meriti. Sei un mostro e rimarrai tale!
La voce che Remus sentiva nella sua mente lo convinceva a pensare che fosse vero.
Lo costringeva a indietreggiare da lei, egli l'amava ma la allontanava proprio per questo.

"Sono qui per parlare con Sira" disse Remus senza emozione nella voce.
Sira strinse i pugni; finalmente avrebbe affrontato la questione faccia a faccia.
Sirius e Dora lanciavano sguardi confusi ai due, la tensione nell'aria era talmente percepibile che si poteva toccare con mano.
"Allora seguimi, Remus" disse Sira in tono gelido e taglinte, come una folata di vento in pieno inverno.

Remus oltrepassò il suo migliore amico, sbigottito della situazione che si era creata e guardò i due andare di sopra, mentre lui si sedette accanto alla giovane donna in silenzio.

Sira condusse Remus nella sua stanza e lo fece entrare.
L'uomo chiuse la porta alle sue spalle e si girò verso la sua figlioccia, appoggiata alla scrivania con braccia e gambe incrociate e lo guardava accigliata, respirava forte pur di calmarsi dalla collera che la stava divorando.
Sira cercava di mantenere la calma ma più lo guardava e più gli tornavano in mente le parole di Tonks, gli avrebbe voluto urlargli contro tutta la sua delusione, sapeva che lui non accettava la realtà che una donna lo amasse; e la cosa grave era che egli la ricambiava! Lei non vedeva motivi nel comportamento di Remus, sapeva soltanto che l'uomo si faceva un milione di complessi e questo la stizziva e non poco.
"Allora?" Domandò lui " mi hai mandato lettere su lettere per dirmi che dovevamo parlare, adesso sono qua cosa vuoi?" Concluse con tono abbastanza arido.
Sira non si scompose e ribattè " voglio sapere perché hai respinto mia cugina,  Remus john Lupin, e voglio una motivazione valida" disse neutra e alzò il mento sfidandolo.

"Sai benissimo il motivo, Sira" disse incrociando le braccia e la guardò accigliato.
"La tua licantropia non è un buon motivo, Remus" rispose Sira a tono, fronteggiandolo sempre più.
Remus sbarró gli occhi e sciolse le braccia e si acciglió.
"Certo che è un buon motivo, Sira! Le farei solo del male! Tu non capisci".
"Io capisco solo che sei un Codardo!" Remus la squadrò con intensità "non accettare l'amore di Dora, ti ha dimostrato che ti ama e tu devi accettarlo!" Sira si morse l'interno della guancia, cercava di controllarsi ma senza alcun risultato.
Remus rimase in silenzio, riflettendo sulle parole della giovane Lupa; sapeva che ella aveva ragione, si sentiva indecente, e provava vergogna verso se stesso.
"Sira, non credere che io non ricambi i suoi sentimenti, perché è il contrario.
Ma non posso. E se la mettessi incinta? Non mi perdonerei mai che il bambino fosse come me..."
"Non puoi saperlo, Remus! Sono cose che ti dice la tua testa e non il tuo cuore. Ascolta la tua licantropia è solo un dettaglio, ma riflettici hai l'opportunità di crearti una famiglia.
E se non cogli l'occasione di avere al tuo fianco una donna che ti ama con tutto il cuore allora sei un codardo! E te ne pentirai un giorno..."
"Taci Sira! Non voglio sentire un'altra parola" ringhiò Remus.
"Ti brucia la veritá vero? Io non mi sto zitta! Si tratta di mia cugina, e credimi arriverá il che lei esploderà, e spero che quel giorno tu sia pronto.
Non lo avrei mai pensato che tu, il mio mentore, il mio padrino, è un codardo".
Remus non resse oltre si girò violentemente, aprì la porta e se ne andò in tutta fretta e si smaterializzó in corridoio, non salutando nessuno, era ferito ma era conscio che lui aveva rovinato tutto.
Era in collera con tutti per primo con se stesso, era scappato come un codardo davanti alla verità che la sua figlioccia gli aveva detto in faccia.
Remus si rintanó nella sua piccola abitazione spoglia si lasciò cadere sulla poltrona del salotto piangente e con la testa tra le mani appelló a se una bottiglia e si lasciò trasportare dal liquido ambrato che gli allegeriva la testa fino a farlo dormire.

Buona epifania carissimi malandrini, spero che abbiate passato buone vacanze.
Spero che il capitolo vi sia gradito, fatemi sapere cosa ne pensate, ogni consiglio è bene accetto
Io vi lascio mi raccomando state fuori dai guai e noi ci rivedremo presto.

Figlia di un prigioniero parte seconda.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora