La pietra della resurrezione

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Voce narrante.
Silenzio.
Ecco cosa sentiva Sira in quel momento, seduta sulle scale di marmo che portavano ai piani alti.

La quiete prima di una tempesta che si stava per abbattere su quella scuola ancora una volta.

Era immersa nei pensieri, in quel silenzio, rotto soltanto da qualche pianto che proveniva dalla sala grande.

Poco lontano da lei vi erano Ron e Hermione che si tenevano la mano e attendevano un qualcosa.
Nessuno aveva più visto Harry.
Il loro pensiero fu che era da Voldemort per affrontarlo ancora una volta.

Sira era tentata di andarlo a cercare, ma non aveva più forze, era stanca, provata da quella guerra che aveva segnato la sua vita per sempre.

Chiudendo gli occhi rivedeva Fred che le sussurrava che sarebbe andato tutto bene, ma la verità è che il ragazzo le aveva dato l'ultimo saluto.
Era come se Fred lo avesse previsto.

Sira scoppiò di nuovo in lacrime incapace di accettare la perdita del suo amico uno dei primi che l'aveva fatta sentire a suo agio quando era diretta per la prima volta ad Hogwarts.

La faceva sempre ridere ed insieme escogitavano scherzi di ogni genere agli studenti.

La ragazza intrufolò la testa sulle ginocchia e pianse ancor di più.

"Hey".

Sira alzò la testa e si girò alla sua sinistra trovando Jack al suo fianco: aveva gli occhi stanchi e della polvere sul viso che copriva varie ferite che aveva sulle guance.
Lei non disse nulla ma lui l'abbracciò lo stesso, accarezzandole la schiena.
"Manca anche a me, Sira" disse il ragazzo.
Sira capì subito a chi si alludeva e strinse di più le vesti di Jack.
"Lui non lo meritava".

"Lo so, piccola, lo so".

"Lui...aveva detto che sarebbe andato tutto bene, aveva detto che ci saremmo rivisti...lui...lui...doveva vivere!" Esclamò a gran voce, come se urlasse a squarciagola tutto il suo dolore.

In quel momento, nella ragazza, si scatenò tanto rancore verso il mondo.
Voleva solo che tutto ciò non fosse mai accaduto che era solo un brutto sogno, e che si sarebbe svegliata presto.

"Sira, guardami" disse Jack e le sollevò il volto incastrando i loro occhi "lui non vorrebbe vederti così.
Fred avrebbe voluto vederti sorridere piuttosto, io lo so.
So che tenevi a lui, so che insieme ne avete combinate di tutte i colori, so che la sua scomparsa è atroce.
È un dolore troppo grande per tutti noi, ma era un guerriero e tu non sei da meno.
Lotteremo anche per Fred" disse Jack versando anch'egli qualche lacrima.
Sira tirò su con il naso e respirò a fatica, non proferì parola.
Non ne aveva in quel momento.

Ma ad ascoltare quella conversazione, non molto lontano c'era Harry, completamente avvolto nel mantello dell'invisibilità.
Poco prima aveva visto i ricordi che Piton gli aveva consegnato, e si era reso conto di molte cose.

Ora sapeva che la durata della sua vita era sempre stata determinata da quanto tempo sarebbe servito per eliminare tutti gli Horcrux. Silente aveva passato a lui il compito di distruggerli e lui, obbediente, aveva tagliato uno dopo l'altro i legami che univano non solo Voldemort, ma se stesso, alla vita! Che finezza, che eleganza, non sprecare altre vite, ma affidare il pericoloso compito al ragazzo che era già destinato al macello, la cui morte non sarebbe stata una calamità, ma un altro colpo sferrato a Voldemort.
E Silente sapeva che Harry non si sarebbe sottratto, che avrebbe continuato sino alla fine, anche se era la sua fine, perché si era preso il disturbo di imparare a conoscerlo. Silente sapeva, come Voldemort, che Harry non avrebbe permesso a nessun altro di morire per lui, una volta scoperto che era in suo potere impedirlo. Le immagini dei cadaveri di Fred e degli altri studenti  stesi nella Sala Grande gli tornarono prepotenti davanti agli occhi e
per un attimo non riuscì quasi a respirare: la Morte scalpitava...
Ma Silente l'aveva sopravvalutato. Aveva fallito: il serpente era ancora
vivo. Sarebbe rimasto un Horcrux a legare Voldemort alla terra, anche dopo la morte di Harry. Certo, rendeva il compito molto più facile per qualcun altro. Chissà chi... Ron e Hermione sapevano che cosa fare, naturalmente... ecco perché Silente aveva voluto che si confidasse con altre due persone... in modo che, se lui fosse andato incontro al proprio destino un po' troppo presto, loro potessero continuare...
Come la pioggia contro una finestra fredda, questi pensieri tamburellavano sulla dura superficie dell'incontrovertibile verità: doveva morire. Io devo morire. Doveva finire.
Ron, Hermione e Sira sembravano molto lontani, in un paese dall'altra parte del mondo; gli parve di averli lasciati da tantissimo tempo. Niente addii, niente spiegazioni, non aveva dubbi. Era un viaggio che non potevano intraprendere insieme e i loro tentativi di fermarlo avrebbero solo sprecato tempo prezioso. Guardò l'orologio d'oro ammaccato che aveva ricevuto in dono per il suo diciassettesimo compleanno. Quasi metà dell'ora concessa da Voldemort per la sua resa era passata.

Figlia di un prigioniero parte seconda.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora