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Dalla notizia data ai genitori di Harmony ormai erano passate due settimane, due settimane d'inferno in cui per varie ragioni non si poteva entrare nella sua stanza, crisi respiratorie, emorragie e chi più ne ha più ne metta. Due settimane di speranza da parte nostra e del dottor Sullivan che ogni volta che ci vede in sala d'attesa la sua frase è sempre "Ce la stiamo mettendo tutta", in quella frase percepisco un senso di dolore, di stanchezza e di rancore anche dalla sua parte. Due settimane di via vai, di digiuno, di cercare di avere tante informazioni possibili di come sta reagendo la mia piccola Harmony, di reggermi in piedi e di non perderla. Era un mercoledì qualsiasi ed era quasi ora delle visite, chiesi gentilmente ai genitori se potessi recarmi io nella sua stanza siccome non ci andavo da giorni e cortesemente hanno accettato, la mia ansia era soltanto che potessi davvero andare da lei e che i dottori non mi avrebbero fermato per nessun motivo. Ci avevano chiesto di parlargli molto, fargli ascoltare musica per reagire e raccontargli qualcosa. Mi diressi verso la sua stanza e la vidi, il suo incarnato era molto pallido e le sue labbra rosee, avevo già le lacrime agli occhi soltanto a vederla in quello stato con flebo e macchinari accanto a lei. Camminai lentamente aprendo di conseguenza la porta, presi la sedia che era posta affianco la finestra e la misi accanto al suo letto così da sedermi. Era immobile ma sapevo che lei potesse ascoltarmi e dovevo convincermi che era così. Le presi la mani e la accarezzai piano dandogli poi baci delicati come avevo sempre fatto sulle sue labbra, dopo qualche minuto la fissai e gli strinsi forte la mano per fargli capire che le sono vicino, sempre. "Ciao piccola mia, spero davvero che dentro di te tu stia bene e che stai facendo di tutto pur di uscire da questo sonno profondo che è il coma. Ti ricordi la prima volta che ti baciai? Davanti a quella biblioteca, eri così bella, così insicura di te, sei sempre stata così e ho amato ogni singola cosa che facessi, ti ho amato tutti i giorni dal primo che ti ho vista e parlo non solo di questo periodo ma anche quando eravamo piccoli. E' vero, a 13 anni non credo che si sappia il vero amore ma adesso, adesso so per certo che tu sei e sarai la mia vita, sei il mio passato, presente e sono convinto che sarai anche il mio futuro perché tu, tu amore mio, riuscirai a farcela, riuscirai ad aprire gli occhi, ad alzarti dal letto e dire che ce l'hai fatta." Dopo quelle parole notai che il mio viso era pieno di lacrime e che essere erano finite anche sulla sua mano. "Mi dispiace averti ferito qualche volta, mi dispiace non averti capito e mi dispiace che adesso per colpa mia tu stia in queste condizioni. Riprenditi presto amore mio ti prego, ho bisogno di te come non mai. Voglio averti vicino per il resto della mia vita, senza di te non riesco ad andare avanti. Avrò sempre il senso di colpa che mi trascinerà per sempre."

Rimasi in silenzio per stabilizzarmi con il pianto continuando però a stringerle la mano, dopo qualche minuto riuscii a smettere e le cantai qualche pezzo di canzone che le piacevano tanto. Avrei fatto di tutto pur di farla svegliare, avrei inventato qualsiasi cosa per lei. Lei mi ha sempre regalato emozioni fantastiche, con lei non ho mai smesso di sorridere, di avere emozioni contrastanti perché è così, quando si è innamorati davvero di una persona si scalano montagne e si attraversano confini pur di farla stare bene. "La speranza Har è sempre l'ultima a morire ed io, sarà sempre al tuo fianco, sappilo. Ti tocca soltanto essere forte e tu sei in grado di farlo come hai sempre fatto ed io, non farò altro che essere fiero ed orgoglioso di te."

Poco dopo, arriva l'infermiera che mi chiede gentilmente di allontanarmi siccome l'orario delle visite era quasi terminato, quindi ancora per poco potei accarezzarle i capelli e darle un bacio sul viso e sulle mani. Stavo per alzarmi dalla sedia quando sento leggermente stringermi la mano e il mio cuore sbattere all'improvviso così forte che è come se stesse per scoppiare. La mia Harmony, ha sentito tutto ciò che le ho detto. "Lei ce la farà" dissi vicino all'infermiera accennando un sorriso e allontanandomi dalla stanza.


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