17.

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Liam, aveva una voce così dannatamente conosciuta, lo avevo già sentito ma non riesco a ricordarmi come, stavo letteralmente impazzendo. Mi giravo continuamente intorno e iniziava a farmi male la testa; lui mi guardava in modo strano, mentre Michael si avvicinava a me. "Che hai Har?" mi sussurrò preoccupandosi. "Niente." risposi, mi sedetti sul divano e il moro prese il cellulare digitando qualcosa, mi guardava mentre lo faceva e il disagio che aveva creato poco fa l'aveva aumentato. Dovevo fare mente locale, ricordare. Diversi minuti dopo, riuscii a capire chi fosse e scattai in piedi, averlo affianco mi aveva fatto venire i brividi. Liam mi sorrise malizioso, forse capendo che ormai avevo intuito chi fosse. Abbracciai velocemente Michael dicendogli che sarei tornata il giorno dopo e salutai mia madre e andai di fretta via da li. Era lui, il ragazzo che mi aveva chiamato numerose settimane fa, quello che mi avrebbe perseguitato, che mi avrebbe tormentato la vita. Corsi, corsi velocissimo verso il college. Non accorgendomene che c'era un ragazzo avanti a me ci andai incontro e caddi a terra. "Mi dispiace." dissi con l'affanno. "Non preoccuparti cara, la prossima volta stai più attenta." Annuii e continuai a camminare ma questa volta più piano siccome ero quasi vicina. Sospirai avendo davanti l'immagine di Liam, era impossibile che fosse lui, a primo impatto sembrava un ragazzo per bene, il suo volto metteva sicurezza ed allegria e invece quella è solo una stupida maschera che indossa per non far riconoscere ciò che davvero lui fosse. Entrai al college e chiamai Violet sperando che ci fosse ma fu il contrario. Così andai nella mia stanza notando che era socchiusa, entrando dentro mi trovai Zayn, era sdraiato che giocherellava con le sue stesse mani e appena entrai mi guardò, e si sedette. Non sapevo cosa dire, ci mancava solo lui oggi. "Ti stavo aspettando." ruppe il silenzio che si era creato, si alzò venendomi in contro. Per lui sembrava andasse tutto bene, ma per me no, lo avevo visto con quella che si stavano baciando e chissà cosa avrebbero fatto dopo quando andai via. Ripensandoci mi venne una fitta al cuore, appoggiai la mia mano sul petto al ricordo e ai miei pensieri. "Io no. Non so neanche chi ti abbia dato le chiavi." sbuffai sbattendo gli occhi e alzando successivamente le spalle. Mi allontanai da lui e posai ciò che avevo in mano sul comodino. Volevo stargli più distaccato possibile. "Cosa c'è che non va tesoro? É successo qualcosa che non so?" si accigliò mettendo le braccia conserte. Lo sai cosa è successo l'altro giorno, certo che lo sai, ma non hai la minima idea di chi ti ha visto quindi. "No, non è successo nulla, è che sinceramente non mi aspettavo che tu venissi in camera mia oggi, non ti facevi più vedere." lo guardai serio, ed era vero, erano passate quasi settimane dall'ultima volta, escludendo quella della festa. "Mi dispiace, ero occupato con delle cose." si limitò a dirmi. Si certo, eri occupato a scoparti quella. Risi ironicamente al pensiero e lo guardai poco dopo. "Oh va bene, come vuoi tu Zayn." sorrisi fintamente e mi sedetti finché non mi venne un mal di testa interminabile, misi le mie mani sul capo e iniziai a stringerlo. Tante immagini si fecero spazio nella mia mente, era tutto così confuso. In qualche secondo si mise a fuoco qualche ricordo, ero in un locale e mi stavo divertendo con gli altri. Poi, il buio.
Tante, troppe persone mi chiedono perché io svenga. Il problema è che non lo ricordo, non ricordo cosa mi è successo un po' di anni fa ma questo problema mi riporta a svenire quando sono troppo stressata e per di più non so altro se non quello di essermi ritrovata all'improvviso in un ospedale e di non ricordare neanche il nome dei miei genitori. Gli anni sono passati ma dentro di me cerco ancora una risposta, che non sapevo però che sarebbe arrivata prima di quanto avessi sperato. Mi svegliai trovandomi in un ospedale della città, la stanza era blu e bianca, due letti, tre sedie affianco ad essi e una finestra semiaperta. Il terribile mal di testa non era ancora passato e mi passai una mano sui capelli e per di più non riuscivo ad alzarmi accorgendomi poco dopo di avere una flebo sul braccio. Minuti più tardi aprirono la porta trovandomi Zayn davanti, gli spuntò un sorriso appena mi vide sveglia. "Ti senti meglio? Mi ero preoccupato tantissimo, è passata una giornata." la sua voce era roca e potevo intravedere i suoi occhi rossi. "Si." si avvicinò toccandomi la guancia in modo da tranquillizzarmi e ci riuscì "Menomale." appoggiò la sua testa sulla mia spalla continuando ad accarezzarmi la sottile guancia. "Mi sei mancata." continuò a parlare facendomi sentire brividi dappertutto e farfalle nello stomaco. "Puzzi di alcool Zayn, cosa ti è saltato in mente." mi soffermai a dire non badando alle emozioni che provavo prima verso di lui. Spostò la testa e mi disse. "Quindi? Non devi dirmi cosa fare o meno." mi guardò e io alzai la testa dal cuscino. "Non ho detto nulla di male Zayn, prima ti comporti in modo carino e poi mi rispondi così, sei così lunatico." mi girai dal lato opposto facendo in modo che non mi rispondesse o vedesse ma, mi girò il viso e mi guardò bagnandosi le labbra con la lingua, deglutii guardandolo, avevo una voglia tremenda di baciarlo e fargli capire che io lo amavo davvero. Ma lui mi precedette dandomi un bacio lento e dolce. "Ti amo." mi sussurrò tenendo le labbra legate alle mie.

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