CHAPTER 40

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Finalmente stavo per avere la mia vendetta, finalmente avrei potuto liberarmi una volta per tutte da quella metà che mi trascinano dietro da tre lunghissimi anni.Era stato lui che coinvolgendomi nei suoi sporchi affari mi aveva trascinato sul fondo con lui e ira era partendo da lui che avrei dovuto risalire in superficie.

Afferrai il mio trolley e lo trascinai verso il bancone dove mostrai i miei documenti e depositai la valigia sul nastro girevole che portava le valigie nel retro dell'aeroporto da dove poi venivano caricate.La signora sulla mezz'età mi sorrise vedendomi dopo aver letto i miei documenti e avermi riconsegnato il mio biglietto. Mi sistemai lo zaino sulle spalle e mi andai a sedere su una delle sedie che si estendevano a lunghe file nella sala d'attesa aspettando che giungesse il mio turno di prendere l'aereo diretto a New York.

***

Quando giunsi a New York trovai allo sbarco del mio aereo due bodyguard che mi attendevano per scortarmi ad una limousine nera lucida, attirando così lo sguardo di non poche persone che molto probabilmente si stavano chiedendo chi potessi essere. Salii in macchina e trovai Elvis che mi attendeva con la sua alita espressione impassibile che non era cambiata durante i miei tre anni di assenza.

-" Signorina." mi salutò muovendo il capo su e giù.

-" Elvis." ricambiai il saluto "Dove andiamo?"

-" Il signorino Zac l'attende alla Eagle Efron Estate [significa 'tenuta']."

-" Muoviamoci." incitai l'autista a me sconosciuto ma che ero sicura di aver già visto da qualche parte.

Giungemmo dopo un'ora e mezza di strada più o meno, a quella che era la residenza degli Efron a New York: una mega villa con tanto di cancello decorato in oro falso con tanto di stemma con la lettera E ben evidenziata al centro di uno scudo dorato. Sulla soglia di casa c'era Zac in piedi che reggeva fra le mani un bicchiere di un alcolico, credo, mentre parlava con qualcuno alle sue spalle ma tenendo lo sguardo fisso sulla limousine che girò attorno alla sproporzionata fontana al centro del giardino.

-" Finalmente." si lasciò scappare dalle labbra.

Una ragazza spuntò alle sè spalle e dal colore di capelli la riconobbi subito: Gemma.

Elvis mi precedette e scese prima di me dall'auto, tenendomi poi aperta la portiera come se minacciasse di richiudermisi in faccia, afferrai la sua mano e mi affrettai a scendere. Gemma superò Zac, che rimase costantemente fermo sulla porta, venendomi a dare un caloroso saluto; un po' troppo caloroso rispetto a come ci eravamo lasciate l'ultima volta.

-" Camilla! Finalmente sei arrivata, Zac me lo ha detto solo ora... mi dispiace così tanto altrimenti avrei fatto del mio meglio per farti smentire a come a casa tua!" un sorriso smagliante ed amichevole si fece spazio sulla sue labbra che io però, troncai subito.

-" Ero rimasta che questa era ancora casa mia." dissi con tono indifferente sorpassandola con lo zaino sulle spalle e trascinandomi dietro il trolley nero.

Zac alla mia risposta mi mandò un'occhiataccia di fuoco, che però ignorai, anzi lo spintonai di fianco per farmi passare. Salii le scale e raggiunsi quella che una volta era la mia stanza. Aprii la porta e rimasi stupefatta: Harry era sdraiato sul mio letto abbracciato ad una ragazza, che dimostrava la mia età, con dei ridicoli capelli viola mentre di scambiavano delle disgustose effusioni d'affetto.

-" Levatevi." interruppi la scena disgustosa con un tono duro e autoritario, cercando di coprire il più possibile il dolore che stava iniziando a farsi spazio nel mio petto.

-" Emily?!" mormorò Harry senza parole "Q-quando sei tornata?"

-" Non ti deve interessare. Tu piuttosto, da quanto stai qui?" spostai l'attenzione da me a lui.

Choices || H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora