"When I'm away, I will remember how you kissed me,Under the lamppost back on Sixth street
Hearing you whisper through the phone
Wait for me to come home."CAPITOLO 5
Che la scuola mi opprimesse non era un segreto, più volte avevo espresso il mio quasi disgusto verso quel posto, ma per la prima volta – da che io ricordi – non mi dispiaceva così tanto andare. Sarà stato il fatto che il giorno dopo inizasse il weekend, o che in quella giornata alcune lezioni sarebbero saltate per la mancanza di certi professori, ma mi alzai tranquilla, vestendomi e scendendo senza fretta.
La casa pareva deserta, non c'era traccia di Ashley, di Jason o della macchina.
Certo, dover andare a scuola a piedi e con i dolori del ciclo non era esattamente una cosa piacevole, ma dato che non avevo altra scelta, mi incamminai chiudendo a chiave, tenendo la pancia quando sentivo delle fitte.La mattina era chiara, il sole aveva già iniziato ad illuminare il cielo, nonostante fossero appena le sette. Faceva abbastanza fresco, camminavo sul marciapiede strisciando la suola consumata delle converse nere mentre reggevo lo zaino su una sola spalla.
Era bello vedere quel paese di periferia alle prime luci, lo faceva sembrare meno piccolo e vuoto, come se in sé potesse celare qualcosa di grande ed importante.Quei pensieri mi riportarono al sogno della notte precedente, a quella città che celava così tante ombre e segreti, alla figura sbagliata ma allo stesso tempo così bella e luminosa al mio fianco. Pensavo seriamente di stare impazzendo, le immagini dei miei sogni penetravano nella mia mente nei momenti meno opportuni, portandomi a riflettere su delle cose immaginarie, che non sarebbero mai successe.
Era inquietante, per certi versi, dietro tutto quel mistero, orrore si nascondeva della bellezza, una sensazione di adrenalina ed energia nelle vene. Ripensai ancora una volta a quando vidi me stessa in mezzo alle fiamme, le labbra dello stesso rosso, i miei occhi che riflettevano il fuoco, che sembravano così vivi. Dietro quel mio dolce aspetto c'era una guerriera, e lo stavo dimostrando, a me stessa e a tutti gli altri.
Scossi la testa tornando alle realtà, pochi passi dopo sentii un clackson richiamare la mia attenzione. Un auto nera mi si avvicino, e quando , una volta abbassato il finestrino, comparve il sorriso radioso di Justin sorrisi anche io di rimando. Era davvero contagioso, indossava degli occhiali da sole e la giacca di pelle, sembrava un vero ribelle ed era così maledettamente tanto figo.
«Hai bisogno di un passaggio piccola?» domandò facendomi un occhiolino. Ridacchiai aprendo la portiera ed entrando. Va bene che mi ero ripromessa di essere fredda, per certi versi, ma mi stava comunque salvando da altri quaranta minuti come minimo di camminata.
Abbassai il finestrino com'ero solita a fare, ammiravo la bellezza dell'alba, il modo in cui i colori si sfumavano gli uni sugli altri. Poi i miei occhi caddero su Justin, indossava ancora gli occhiali da sole, i primi raggi del sole gli illuminavano il viso rendendo la sua pelle più pallida, stringeva il volante tra le dita, l'espressione tranquilla ma dai lineamenti duri, le labbra carnose strette in una linea morbida, interpretabile quasi come un piccolo sorriso. Mi trovai a pensare che fosse davvero un bel ragazzo, un sogno di Hollywood diventato reatà, magari uscito direttamente da una rivista di PlayBoy.
«Dolcezza, le tue attenzioni mi lusingano, davvero, ma mi stai mangiando con gli occhi, stai diventando inquietante.» rise mostrando i suoi denti bianchi e perfetti. Stupido, stupidissimo Bieber.
«Non sei simpatico, e poi io sto guardando l'alba dietro di te» mi difesi facendogli la linguaccia. Tra di noi non c'era alcun tipo di imbarazzo, la totale libertà di essere sé stessi e di esprimerci, la nostra compagnia era come una cura da un mondo troppo piccolo per contenerci, per non parlare dei momenti in cui si mordeva il labbro mandandomi in un'altra dimensione. Ero letteralmente un adolescente con gli ormoni a palla, ma la sua vicinanza non faceva altro che drogarmi, avrei voluto averlo accanto a me ogni secondo, in ogni momento. «Certo, certo, come preferisci.» ridacchiò battendo le dita sul volante a ritmo di una canzone già sentita. Iniziai a mormorare le parole non ricordando precisamente il testo, lui invece pareva saperlo a memoria, ma ciò nonostante mimava solo con le labbra, prestando attenzione a me.
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All Dangerous || Justin Bieber [in revisione]
أدب الهواة"Per ogni persona c'è sempre qualcuno destinato a rendere migliore la propria vita, o peggiore, dipende dai casi. In altri, un po' più rari ma meno di quanto si pensi, ciò che la migliora l'ha portata prima a peggiorare. Justin sapeva di pericolo, d...