I miss you

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Sono le nove di mattina. Ti ho convinta ad alzarti presto per prendere uno dei primi treni. Bel colpo. Comunque. Sono seduta da circa venti minuti su una delle tante panchine di marmo nella stazione di Viareggio. Siamo nelle vacanze di primavera. Il clima mi consente di andare tranquillamente in giro senza giacchetto. Ho entrambe le cuffiette e continuo a cambiare traccia finche quella merda di Spotify non mi ricorda che sono povera e ahimè mi sono permessi solo 6 cambi all'ora. Sulle note di Friends, muovo lo sguardo tra la gente, immaginanomi le loro presunte vite private. Quel tipo con un grande cappelo nero. Sta andando ad un importante colloquio di lavoro, e, probabilmente, nella sua testa la grandezza del cappello rappresenta la possibilità di superarlo. Azzardato ma devo dire originale. Quei due ragazzi invece. Si scambiano occhiate veloci con gli occhi di chi vorebbe tutt'altro che guardarsi e basta. Vacanza insieme. Hanno detto ai genitori che sono solo amici e adesso li stanno salutando, pronti a godersi una settimana e, a giudicare dalle dimesioni delle loro valige, tre giorni senza doversi più nascondere. Immersa nei miei pensieri mi accorgo troppo tardi che la voce metallica dell'autoparlante ha attirato l'attenzione dei presenti per una comunicazione. Dannazione Beatrice concentrati. Tolgo le cuffiette, nella speranza che la signora seduta accanto a me, che ha tutta l'aria di essere una pettegola, si lamenti a voce alta. Azzeccato in pieno. Ci volle poco sforzo per sentirla sospirare "10 minuti di ritardo ma come è possibile?" Signora, lei a quanto pare non conosce tenitalia. Comunque infilo di nuovo le cuffiette e continuo imperterrita a immaginare la vita degli altri. Non so perché lo faccio. Forse la mia non è abbastanza soddisfacente? Nah, alla fine poteva andarmi peggio, ho ancora quindici anni.
Dopo circa 20 minuti vedo un treno in lontananza e mi preparo psicologicamente a quel fastidioso rumore che ogni volta tenta di impossessarsi del mio udito. Alzo il volume e prendo il telefono.

Su che carrozza sei?

La numero 5

Mi avvio a passo svelto tra la gente, improvvisando una gara con il ritmo sempre più lento del treno. Vince sempre lui. Bastardo.

Le persone iniziano a scendere, tagliandomi la strada senza ritegno. Ma per fortuna sono piccolina e riesco senza problemi a infilarmi ovunque. Arrivo a pochi passi dalla carrozza 5.

Ti vedo. Ti stai guardando intorno. Incroci il mio sguardo. Cazzo quanto mi sei mancata.
Mi mancavano i tuoi abbracci. I tuoi sguardi. I tuoi sorrisi. E adesso, dopo uno scatto di corsa verso di te, urtando a mia volta 4 o 5 persone, mi trovo finalmente tra le tue braccia. Non mi importa della gente. D'altronde quel tizio con il cappello mi ha urtato due volte e SPERO CHE IL TUO COLLOQUIO VADA DI MERDA COSÌ IMPARI A NON CHIEDERMI SCUSA BASTARDO.
Comunque. Dopo quattro o cinque minuti mi separo lentamente.

Mi sei mancata

Anche tu

Mi sorridi e prima di muoverci ti avvicini al mio orecchio.

Sei bellissima oggi

Sorrido. E forse arrosisco anche un poco. Non lo so non controllo il mio corpo. E, a dirla tutta neanche uno di quei due ragazzi che, all'interno del treno, cerca di resistere e di non saltare addosso al suo ragazzo. Il presunto fidanzato infatti, nel levarsi la giacca, aveva accidentalmente scoperto parte dei suoi pettorali.

Si devo smetterla. Non posso fantasticare in continuazione sulla vita degli altri. Ma questo è troppo. Ho sempre avuto un debole per le coppie gay, e tu lo sai bene.

Tutto okay?

Ritorno lucida e annuisco, guardandomi intorno. C'era ancora tanta gente. Sarebbe stato piuttosto facile perderti. Soprattutto perché non consoci questo posto, seppur piccolo, molto affollato.

Improvvisamente afferro la tua mano e inizio a farmi strada tra le persone. Dopo circa cinque minuti riesco finalmente a portarci fuori di li.

Bene, benvenuta a..... rullo di tamburi... Viareggiooo

Sorrido alzando le braccia al cielo. Mi guardi e mi abbracci di nuovo. Ma non importa. Non mi stancherò mai di farlo.

Senza parlare ti prendo la mano e inzio a correre verso le strisce pedonali.
Mi fermo per aspettare il verde e, appena arriva, inizio a camminare poggiando il piede rigorosamente solo sulle strisce bianche. Mi guardi divertita e alzi gli occhi al cielo.

Bene, iniziamo!

Questa è il riadattamento di una storia che avevo scritto per una personcina. L'ho un po' modificata ennulla, so che non è nulla di che ma non mi dispiaceva come era uscita. All'interno ci sono alcune mie trippe mentali con l'immaginare la vita altrui o improvvisare gare con i treni. So che è strano ma tecnicamente la avevo scritta in prima persona. In questo modo l'ho posta così che possiate scegliere dove e se impersonarvi nei personaggi.

Spero vi piaccia ❤️

Yes, this is meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora