Capitolo Venti

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La musica faceva da sottofondo alle varie chiacchiere e conversazioni che i diversi compagni di squadra stavano facendo stasera al party di mio fratello, mentre io aspettavo Yael che arrivasse a farmi compagnia. Ero seduta in una poltroncina in salotto, cliccai su Snapchat tra le app del mio telefono, scorrendo tra i filtri che presentava e provandoli tutti scattando anche qualche selfie e il migliore che uscì decisi di pubblicarlo nelle storie.

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«Carino questo effetto» una voce maschile, che riconobbi subito, spuntò dietro di me e girando la testa, alzandola anche un po', vidi Paulo sedersi sul bracciolo della poltrona.
«Mi rende più bella» mi alzai in modo da poterlo vedere bene senza problemi «Sei bellissima anche senza anzi, soprattutto senza» mi prese una mano facendomi girare su me stessa e io gli sorrisi «Troppo dolce» lo abbracciai subito dopo «Ciao comunque» mi disse quando ci staccammo «Ciao» risposi anche io ancora sorridendo quando qualche secondo più tardi vidi Yael alle sue spalle che mi guardava, facendo con le mani la forma di un cuore e Paulo, notando che non avevo più lo sguardo su di lui ma dietro, si girò e Yael mise giù le mani con un'azione flash.
«Ragazzi!» Paulo sorridendo salutò con un abbraccio sia la mia migliore amica che Federico che era proprio al fianco di lei, lo stesso feci io cominciando poi a parlare con Yael del suo vestito e del suo incontro di lavoro quando dall'altro canto, i due ragazzi si erano allontanati per andare verso gli altri.

«Come sta andando tra voi due?» cambiò argomento «Va sempre bene tra me e lui» risposi tranquillamente «Io me lo sento che oggi è la sera in cui ci sarà qualche passo in avanti da parte di entrambi» - «Se con "qualche passo in avanti" ti riferisci a te che mi butti su di lui, spero di no» feci riferimento alla serata in discoteca «Mi dai la colpa come se non ti fosse piaciuto» roteai gli occhi e quando stavo per risponderle, mia cognata Joana si avvicinò a noi dicendoci che potevamo accomodarci a tavola poiché tutti gli ospiti erano arrivati, perciò senza continuare a parlare io e Yael  andammo nel giardino dove si poteva ammirare un tavolo pieno cibo.

Eravamo tutti seduti ed io avevo a sinistra Yael e a destra Paulo che con la sua forchetta in mano stava cercando di imboccarmi per farmi assaggiare una frittura di pesce.
«Affronta le tue paure!» mi avvicinò ancora di più la posata mentre cercavo con un braccio di allontanarlo «Non ho paura, mi fa schifo e basta!» lo feci ridere ma questo non lo fermò dal farmi mangiare un pezzo di calamaro. «Com'è?» mi guardò ancora ridendo ed io disgustata mandai giù quel boccone strizzando gli occhi e uscendo la lingua di fuori e non persi tempo a bere un bicchiere pieno d'acqua per togliere il gusto.
«Ti odio» gli diedi come risposta e ritornai a mangiare ciò che invece c'era sul mio piatto.
Il resto della cena continuò molto vivacemente con tanti brindisi e risate ma il bello arrivò dopo quando mio fratello ormai con la testa da un'altra parte, prese in mano un cucchiaio usandolo come microfono intonando, se così si potesse definire, delle canzoni biascicando le parole con tanto di musica da accompagnamento grazie a Paulo, che aveva preso una chitarra trovata in giro per la casa e che stava strofinando le sue dita sulle corde dello strumento, il disagio era al massimo.

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«Ragazzi le mie orecchie tra poco sanguinano» disse Miralem passandosi le mani sopra le orecchie come per tapparle ed io gli poggiai una mano sulla spalla «Non sai quanto ti capisco» gli dissi da conforto mentre mio fratello alzava la voce per cantare note alte e Paulo capì invece che era arrivato il momento di smettere con questo concerto, dunque si alzò con la chitarra che teneva in una mano «Meglio se la riposo» disse poi rivolgendosi a tutti e dopo si rivolse solo a me «Mi accompagni?» annuii ed insieme entrammo dentro casa e lo seguii non sapendo da dove avesse preso la chitarra.
«Oh qui è dove abbiamo iniziato a parlarci, eravamo seduti sul letto ti ricordi?» pronunciai una volta che lui aprì la porta della stanza degli ospiti, facendo riaffiorare il ricordo di quando piangevo e lui si sedette accanto a me a consolarmi.
«Sì mi ricordo, rivivrei quella serata altre mille volte» posò la chitarra dentro la sua custodia che si trovava accanto all'armadio.
«Ti piace così tanto vedermi piangere?» scosse la testa riavvicinandosi a me che ero davanti alla porta «No, mi piace così tanto vederti e stop, Niña» credo di star arrossendo «Lo stesso vale per me, cioè mi piace vederti non vedermi, hai capito» mi stavo impappinando solamente ad averlo davanti «Tutto okay? Sei tutta rossa» mi chiese con tono preoccupato portando una sua mano sulla mia guancia destra.
«Sì benissimo, c'è troppo caldo qui dovremmo ritornare fuori» indicai la porta dietro di me cercando di sembrare il più normale possibile. «Hai ragione, andiamo» fece camminare prima me di lui chiudendo la porta e mettendomi una mano sulla schiena, che all'inizio mi provocò dei brividi ovunque sul corpo e dopo mi mandò in tilt il cervello finché il fresco di una bevanda che sorseggiai una volta ritornati in giardino mi fece riprendere.
«Voglio pranzare con te domani, ti va?» fissai il bicchiere che tenevo tra le mani mentre Paulo aveva gli occhi su di me.
«Stai parlando con me?» gli chiesi quando mi sventolò una mano davanti agli occhi «Già! Mi sa che c'è qualcosa che non va se sembri così dissociata da tutti» sorrise quasi ridendo «Sto bene giuro! Per quanto riguarda domani ci sono per uscire a pranzo» posai il bicchiere sul tavolino che avevo accanto a me «Ti passo a prendere io» gli sorrisi «D'accordo, fammi sapere a che ora passi» mi fece senno di sì. «Adios ragazzi, me ne sto andando» si avvicinò a noi Gonzalo che entrambi abbracciammo augurandogli una buonanotte e da lì a poco quasi tutti stavano iniziando ad andarsene, anche Federico che avrebbe riaccompagnato Yael a casa, e a questo punto io e Paulo, dopo aver salutato i padroni di casa, ci avviammo verso le nostre macchine parcheggiate davanti l'ingresso. «A domani Niña» mi sorrise «A domani Chiquito» lo salutai e salì in macchina pronta per guidare verso casa dove arrivai 15 minuti più tardi, mi tolsi il vestito che indossavo, rimanendo in intimo ma poco me ne importava perché da quando Paulo si era avvicinato a me in quella stanza e avermi poggiato una mano sulla guancia morivo di caldo e mi stavo domandando nella mia testa il motivo di questa mia reazione un po' esagerata.

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Marianaalves Your eyes, they shine so bright 🌙
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ghiguain20_9 i miei? 😍
danialves copriti
marianaalves @ghiguain20_9 😂

Se gli avevo appena dedicato quella frase? Sì lo avevo fatto.

☙Spazio autrice❧

Ehyy people, ecco il ventesimo capitolo.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi ricordo di lasciare una stellina e un commento se vi va!❤️

Mar🪐

Serendipity | Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora