Capitolo Ventinove

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Mi alzai dal letto scocciata ripensando alla sera prima e alla risposta alquanto sgarbata ricevuta da Paulo ad una mia semplice consolazione immaginando il dispiacere che provassero per la sconfitta ricevuta, ma a quanto pare non servì a nulla, almeno per lui.
Mi diede anche l'impressione di voler essere lasciato in pace perciò non gli scrissi quando mi svegliai e non ebbi neanche l'intenzione di farlo dopo, ma mandai un messaggio invece alla mia migliore amica, l'unica che potesse distrarmi da questa situazione, dicendomi che sarebbe passata da me con delle vaschette di gelato a trascorrere insieme la mia prima giornata a Torino dopo 6 giorni che non ci mettevo piede. Nel frattempo lessi delle varie email di lavoro che ignorai nei miei giorni di vacanza e le innumerevoli notifiche che al giorno ricevevo sui social, evitando di cliccare sulla chat di Paulo che mi mandò solamente un 'buongiorno' e che pubblicò anche una storia

Paulodybala tramite Instastories

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In un primo momento avrei tanto voluto rispondergli ma poi pensai al fatto che sono troppo orgogliosa per scrivergli ed avrei aspettato delle dovute scuse.
Un'ora dopo passata con il costante tentativo di non chiudere gli occhi e addormentarmi  fregandomene che Yael da un momento all'altro sarebbe potuta arrivare, aprii la porta di casa a quest'ultima che dandomi un saluto veloce corse a posare il gelato nel freezer, correndo poco dopo verso l'armadio di camera mia aprendolo e uscendo da lì un paio di jeans ed una t-shirt, provocando in me grande curiosità.
«Estrela, cosa succede si può sapere?» le chiesi chiudendo le ante del guardaroba «Cambio di programma, invece di poltrire stando chiuse in casa, usciamo a -fece una pausa come di riflessione- usciamo a fare una passeggiata in questa bellissima città!» mi gettò i vestiti di prima addosso spingendomi dalla schiena verso il bagno. «Tu e i tuoi cambi di programma all'ultimo minuto!» le dissi chiudendomi la porta del bagno dietro di me, cominciando purtroppo, visto che oggi avrei preferito mille volte starmene a casa a non muovere un muscolo invece di andare fuori a camminare, a darmi una sistemata per uscire.

«Okay andiamo» mi disse dopo che chiusi la mia make-up bag quando finii di truccarmi leggermente, avvicinandosi alla porta d'entrata. «Aspetta mi metto un cappello per coprire la frangia» aprii un cassetto di un comodino prendendo un berretto nero mettendomelo e come da detto mi coprii la frangia.
«Ma dai, stavi bene!» replicò Yael «Non oggi, possiamo andare su» presi le chiavi di casa e il telefono e insieme a lei uscii.
Non aveva portato la macchina e costrinse anche a me a non guidare dicendo che avevamo bisogno di camminare per mantenerci in forma, tutto molto "coerente" se si pensa che giusto qualche minuto prima era spuntata a casa con del gelato, ma comunque sia stavamo camminando ormai da un po' e tenendo conto che non feci nemmeno colazione, ero molto stanca il che mi portò a sbottare.
«Possiamo fermarci? Non mi sento più le gambe!» mi piegai per dei secondi poggiando le mani sulle ginocchia come se avessi appena finito di correre una maratona di 40 km.
«Noo andiamo!» disse senza fermarsi continuando a camminare «Me ne ritorno a casa se devo continuare a camminare!» controllai l'orario dopo averle risposto, vedendo che era quasi passata un'ora da quando eravamo uscite.
«Ferma ferma, okay, ora troviamo una panchina e ci sediamo» mi raggiunse prendendomi a braccetto camminando lentamente alla ricerca di qualche posto in cui sederci, trovando da come sperato delle panchine libere a piazza San Carlo.
Fortunatamente all'ombra accavallai una gamba sopra l'altra poggiando il dorso sullo schienale di legno, rivolgendo parola a Yael che già aveva gli occhi sul telefono.  «Era meglio rimanere a casa» sbuffai «La penso esattamente come te» mi disse di conseguenza alla mia frase che si capii non avesse per niente ascoltato dato che annuiva al nulla guardando il telefono.
«C'è un demogorgone in giro» mi inventai per sentire cosa mi avrebbe risposto «Ribadisco: la penso uguale a te» roteai gli occhi dandole una lieve gomitata sul braccio.
«Yael non stai per niente ascoltando quello che dico!» la rimproverai portando la sua attenzione su di me «Scusami non lo faccio più, è che Fede mi ha scritto e stavo pensando a rispondergli» bloccò lo schermo del suo telefono posandolo in tasca, cambiando argomento di cui parlare.

Serendipity | Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora