Capitolo Ventiquattro

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Ieri sera dopo la partita restai accidentalmente a dormire da Yael, le avevo detto che sarei rimasta qualche minutino però poi sono caduta tra le braccia di Morfeo senza neanche accorgermene. Adesso fingendoci ragazze americane super cool, stavamo pranzando con degli Avocado toast che sull'Internet fanno sembrare chissà quanto golosi però sinceramente e realmente sono solo fette di pane con dell'avocado condito di sopra.
Abbiamo anche scelto di non mangiare tanto a pranzo perché a cena saremmo andate a casa del Pipita che aveva organizzato una festa a sorpresa per il compleanno di mio fratello, so già che il divertimento non sarebbe mancato.

Ovviamente non avendo il mio di guardaroba, nel pomeriggio rubai dei vestiti a Yael, che consistevano in un tank top di pizzo nero, elegante ma non troppo, e per coprire le gambe un pantalone largo dello stesso colore molto leggero.
Una delle cose che più amo di lei è proprio il buon gusto nel vestirsi e che compra sempre cose che vorrei anch'io.
Con i capelli ancora in disordine passai a truccarmi con i cosmetici che a differenza dei miei nella beauty-case a casa, erano molto meno ma riuscirono comunque a coprire il mio viso da imperfezioni e schifezze del genere che non mancavano mai.

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«Perdonami, ti ho macchiato lo specchio di mascara» chiesi scusa a Yael notando una macchia nera nello specchio super lucido.
«Ti perdono solo se sei pronta per uscire» guardai il display del telefono per leggere l'orario e per me era ancora presto, ma meglio non dirglielo per non farla diventare un'arpia e poi dato che sarei andata a comprare la torta di compleanno, era meglio uscire in anticipo.
«Allora possiamo andare» mi alzai da dov'ero seduta prendendo cellulare e chiavi della macchina che non sapevo dove mettere in quanto non avevo preso neanche una borsetta dal suo armadio e non avevo tasche.
«Quando arriviamo posso dare a te le chiavi della macchina? Il telefono posso tenerlo io o lo poggio da qualche parte, non è un problema» chiesi mettendo in motore l'auto ricevendo da parte sua un'affermazione alla mia domanda e dunque partimmo verso la nostra destinazione seguendo le indicazioni che gentilmente Gonzalo mi aveva scritto.

Dopo una mezz'oretta arrivammo nel posto giusto e scese dalla macchina, presi con cautela la torta che avevo ritirato nel mentre che arrivassimo e ci avviammo nel vialetto della casa suonando, una volta giunte, al campanello.
Ci venne ad aprire la moglie di Gonzalo che avevo già visto a delle feste precedenti e dopo due classici baci sulla guancia come saluto, prese in mano lei il dolce dicendo che l'avrebbe messo in frigo per non farlo sciogliere giustamente.
Io e Yael invece ci dirigemmo nel salotto molto ampio dove si trovavano già dei ragazzi tra cui Gonza che abbracciai forte e Paulo che stava facendo una partita a biliardino alla quale lo vedevo concentrato.

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