POV PAULOEra domenica 3 giugno e si sarebbe giocata la finale di Champions contro il Real Madrid, la mia prima finale di Champions, mi sembrava ieri quando mi presentai a casa di Mar con i biglietti per i quarti e invece era passato un mese e poco più, come volava in fretta il tempo.
Nei giorni che hanno preceduto questa data, si sono giocate due partite di Serie A dove segnai in entrambe e speravo che anche qui a Cardiff, per quanto tosta possa essere questa finale, avrei avuto la possibilità di fare qualche goal.
Mariana rimase a Torino ma nonostante ciò riuscivo comunque a sentirla vicino, mi aveva rassicurato molto, come ogni volta che c'era da giocare qualche partita.
Alle 20:45 entrai in campo con tutta la squadra, motivata e senza più agitazione, pronti per dare il meglio, quindi dopo le foto e dopo esserci messi ai nostri posti, si diede inizio alla partita con il fischio d'inizio qualche minuto dopo.
Si sentivano urla e cori da parte di tutto lo stadio ma non mi facevo distrarre da nessuno di essi, ero concentrato e dovevo rimanerlo dopo aver subito dopo dodici minuti, un cartellino giallo. Non potevo permettermi di sbagliare neanche un colpo.
Subimmo un primo goal, dall'ineguagliabile Ronaldo, ma non perdemmo tempo a cambiare il punteggio ad 1-1, con il tiro di Mario su assist di Gonzalo che Navas non riuscì a parare, eravamo felicissimi e corremmo addosso a Mario per l'estasi del momento e venti minuti dopo andammo negli spogliatoi per l'intervallo, ascoltando bene le parole del Mister.
Nel secondo tempo, stavamo perdendo colpi, eravamo stanchi e non con la forza della prima mezz'ora di gioco, subendo altri due goal e facendomi richiamare in panchina con un cambio.
Vedevo meglio che la squadra, contro l'avversaria ormai abituata a giocare partite di questo genere, non riusciva più con tutto lo sforzo a dare, mentalmente e fisicamente, il massimo e stava facendo realizzare come ben presto sarebbe finita.
Infatti, finì con una sconfitta, 1-4 per via del goal negli ultimi minuti di Asensio.
Eravamo tristi, tanto, e come se non bastasse, venimmo a conoscenza che a Torino era successo il putiferio con più di mille feriti in una delle più grandi piazze, non sapevo nemmeno se Mariana fosse tra uno di loro, le mandai in fretta dei messaggi una volta che potei riprendere il telefono ma non rispondeva ed aumentava la mia voglia di voler stare solo con lei a mio fianco a tranquillizzarmi.POV MAR
Stavo accovacciata sul divano di casa mia in pigiama mentre guardavo le interviste di fine partita che stavano facendo ad Allegri, Buffon e poi a mio fratello, triste e impacciato al suo solito con l'italiano, disse una frase che mi colpì molto e che caratterizzò la squadra: «I campioni sono quelli che non mollano, noi non l'abbiamo fatto.».
Aveva ragione, guardai la partita senza perdermi un passaggio e anche quando subivano un goal non si arrendevano, nonostante la perdita di energia.
Presi il telefono per sapere di più della strage a Piazza San Carlo che seppi da qualche minuto, andando nel canale successivo che trasmetteva un telegiornale.
Avevo delle chiamate perse di Paulo che non sentii e dei messaggi ricevuti una quindicina di minuti fa e che lessi soltanto adesso.Chiquito💓
Mar
Stai bene?
Ho saputo che è successo a Torino
dimmi che non ti sei mossa da casa
Perché non rispondi?
Mi sto preoccupando non rispondi
alle chiamatePau, sto bene.
Non avevo intenzione di
farti preoccupare, non ho
toccato il telefono nelle
ultime due ore
Tu come stai?È una domanda retorica immagino
Hai ragione.
Io te lo dirò ad ogni sconfitta,
tu rimani Paulo Dybala con
tutte le sue abilità e non sei
inferiore a nessuno.
È giusto starci male perché si sperava
poter vincere una coppa così importante,
ma ciò che conta è non abbattersi.
So che arriverà il momento in cui non solo
tu, ma tutta la squadra, sarete più forti e
più allenati e alzerete quella coppa.
Ed io sarò lì ad assistere perché potrai
sempre contare su di me.
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Serendipity | Paulo Dybala
FanfictionSerendipity /sɛ.ɹɛn.ˈdɪp.ɪ.ti/ (n.) finding something good without looking for it.