Capitolo Trenta

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10:35
Mi svegliai non tanto presto senza che il rumore fastidioso della sveglia suonasse, Paulo era raggomitolato e dormiva accanto a me ed io ancora assonnata chiusi gli occhi facendo passare nelle mia mente le immagini di ieri sera.

«Sono contento che tu sia rimasta qui oggi» mi disse con un sorriso tra le labbra entusiasta che accettai il suo invito per la notte «Io pure così posso fregarti qualche maglietta per dormire» gli dissi scegliendo una sua maglia da un ampio cassetto mentre sentivo i suoi passi dietro di me. «Che ne dici di questa?» potevo sentire la sua schiena nuda contro la mia schiena quando con un braccio da dietro mi mostrava la maglietta che si era appena tolto.
«Può andare più che bene» riposai nel cassettone quella che avevo in mano prendendo di conseguenza quella che mi porse, poi mi girai ritrovandomelo vicinissimo alle labbra che baciò l'istante dopo passando le mani sotto la maglia nera che indossavo, la quale venne agguantata dai lembi e tirata verso sopra e lanciata sul comò che avevo dietro, si staccò dal bacio sfilandomi la maglia dalle mani. «Alza le braccia» feci come da lui detto rimanendo per poco solo con un semplice reggiseno di pizzo a coprirmi la parte superiore del corpo prima che mi infilasse la sua maglia.
«Sono diventata una bambola?» gli chiesi adocchiando una risata «La mia ed ora se me lo permetti vorrei toglierti i jeans, deve dormire comoda la mia bambola» il mio cervello non stava connettendo più niente dalle prime due parole della frase e togliendomi le scarpe, lo lasciai sbottonarmi il jeans rimanendo con la sua enorme maglia che mi copriva fino l'inizio delle ginocchia «A te sta meglio, mille volte meglio» mi prese da una mano facendomi girare su me stessa «Mi sta leggermente grande, ma leggermente eh» gli dissi mettendomi seduta sul letto a due piazze che riempiva la stanza, notando che anche lui stava facendo scivolare giù dalle gambe i jeans che aveva addosso ed istintivamente arrossii puntando la vista verso il soffitto sentendolo ridacchiare.
«Ora possiamo metterci sotto le coperte» senza guardarlo gattonai sul materasso mettendomi di fretta sotto le coperte con lui accanto che prendendomi dai fianchi mi strinse a lui, potendo sentire il suo respiro scaldarmi il viso per quanto fossimo vicini.
«Un beso della buonanotte?» mi chiese a voce bassa con tono dolce «Buonanotte» gli schioccai un bacio sulle morbide labbra facendolo sorridere e con aria felice allungò un braccio verso l'interruttore della luce pigiando verso il basso facendo oscurare la stanza, riportando poi la mano sotto le coperte a toccarmi la schiena «Notte» l'ultima cosa che potei sentire prima di chiudere le palpebre e addormentarmi.

Riaprii gli occhi sentendo Paulo muoversi accanto a me «Già sveglia niña?» mi chiese con la voce bassa e rauca dal sonno e ancora stanca gli risposi solamente dandogli uno sguardo, successivamente alla mia risposta lui affondò il viso tra il mio collo e la spalla lasciandoci baci caldi.
«Mhh voglio stare così tutto il tempo» mugugnò con la bocca sulla mia clavicola e per quanto volessi restare anche io come lui per sempre in quel modo, lo spostai cercando di alzarmi ma venni l'attimo dopo tirata all'indietro.
«Non ti muovere» mi abbracciò a se «Dobbiamo alzarci entrambi» dissi con la lingua asciutta «Non riesco a separarmi da te, come faccio?» confessò poggiando la sua fronte contro la mia «Nemmeno io, però se vuoi giocare e non stare in panchina nella finale di Coppa Italia, ti conviene alzarti e prepararti per gli allenamenti» gli accarezzai la guancia che sporgeva «Sei più incoraggiante di Allegri, lo sai?» strofinò il naso sul mio, togliendosi le coperte qualche minuto dopo e alzandosi dal letto «Che impegni hai per oggi?» mi chiese quando entrò in bagno uscendo poi con lo spazzolino tra i denti mentre io ero già intenta ad alzare la cerniera dei jeans «Probabilmente starò a casa tutto il tempo insieme a Yael» gli risposi infilandomi una scarpa «D'accordo. Noi domani dobbiamo vederci» tornò in bagno a sciacquarsi ed io cercai il berretto disperso in qualche parte nella stanza.

POV PAULO
Avevo da poco accompagnato Mariana a casa ed ora mi stavo dirigendo al Center per iniziare gli allenamenti, riflettendo sulle parole che lei mi disse quando ci svegliammo e che mi fecero sentire fortunato per chi avevo al mio fianco, dovevo davvero impegnarmi per non fare schifo e dimostrare di poter dare il  massimo in campo, lasciando la panchina a qualcun altro perché il mio posto era tra l'erba con la palla tra i piedi pronto per il tiro.

Serendipity | Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora