Capitolo Ventidue

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Ero a lavoro e stavamo facendo una breve pausa pranzo prima di riprendere con le foto ed io, seduta in una sedia, stavo mangiando un pacchetto di M&M's classici mentre scrollavo tra le varie notifiche che apparirono quando presi il telefono in mano, rispondendo per prima alla mia migliore amica che mi chiedeva quando avrei finito e le risposi con un audio vocale dicendole che tra una mezz'ora quasi, alle 13:45, sarei uscita da lavoro.

Dato che era una pausa breve, successivamente ritornai a cambiarmi d'abito e ai ritocchi del trucco e parrucco per le ultime foto che mi avrebbero scattato, quindi mi posizionai dove mi veniva richiesto e con tre luci bianche puntate in faccia, uno sfondo rosa dietro e un fotografo davanti a me, mi misi in varie pose per finire il lavoro.

Una volta concluso tutto, indossai i capi con la quale ero venuta la mattina ovvero dei semplici skinny jeans con degli strappi e una canotta, accompagnati da borsa e occhiali da sole, immancabili per le giornate di sole soprattutto nei casi in cui avrei camminato invece di guidare, come stamattina che pensai fosse meglio farsi chilometri di strada a piedi per rimpiazzare la palestra, quindi salutando tutti me ne uscii lasciando l'edificio alle mie spalle.
Prima di poter fare un solo passo verso casa, mi alzai gli occhiali sulla testa incredula di quello che mi si presentava davanti: Paulo con una Maserati.
Stavo iniziando a farmi mille paranoie del tipo che io e lui dovevamo vederci e me ne fossi dimenticata.
«Hola niña, sembri infelice nel vedermi» mi rivolse la parola mentre era poggiato sullo sportello della sua macchina «Nono, sono felicissima ma allo stesso tempo molto confusa» ritornai con un'espressione normale avvicinandomi a lui per abbracciarlo «Ho voluto farti una sorpresa quindi mi son detto "perché non andare a prenderla?"» gli sorrisi prima di abbracciarlo forte «E hai fatto anche bene perché oggi non ho portato la mia di macchina» ci staccammo e puntai gli occhi sull'auto nera lucida su cui era appoggiato. «Vedo che ti piace, entra!» si spostò aprendomi lo sportello e non aspettai neanche un secondo ma mi fiondai subito sul sedile in pelle nera e del resto fece anche lui mettendosi dal lato sinistro, azionò il motore e puntando l'attenzione sullo specchietto retrovisore, tolse la macchina da dove era posteggiata iniziando a guidare verso casa mia.
«Quindi com'è stato oggi? Ti sei annoiata a sorridere per le foto?» concluse la frase con un accenno di risata «Wrong! Quasi tutte le foto sono state fatte con facce serie e pochi sorrisi» gli risposi guardando l'interno della macchina, dire che mi ero innamorata.
«Con il bel sorriso che hai sprecano l'occasione di farti sorridere? Pazzi!» lottai contro me stessa per non diventare un peperone rosso.
C'era parecchio traffico per le strade di Torino perciò tardammo di poco ad arrivare e quando arrivai a casa, facendo entrare pure Paulo, feci un sospiro di sollievo buttandomi sul grande divano che riempiva il centro del mio salotto.
«Posso?» lui ancora in piedi mi fece cenno se potesse sedersi anche lui ed io come risposta spostai le mie gambe così da fargli spazio, anche se, una volta che si sedette, si mise le mie gambe sopra le sue ed io che nel frattempo stavo schiacciando il telefono, lo presi controllando velocemente Instagram, mettendomi a ridere quando cliccai sulla lente d'ingrandimento in basso andando nello spazio 'cerca' facendomi comparire una foto di Paulo adolescente, il quale mi stava guardando con aria interrogativa non capendo, e non potei fare altro che girare il telefono mostrandogli la foto. «Eri identico a Zac Efron nei panni di Troy Bolton» mi lanciò un'occhiataccia probabilmente non capendo il mio paragone sul quale non c'era niente di sbagliato, Troy credo sia stata la prima crush di ogni bambina.
«Ti stai divertendo così tanto? Ora ti faccio ridere io» mi afferrò dai polpacci avvicinandomi di più a lui portando le sue mani su miei fianchi, cominciando a farmi il solletico, inutile dire che non sopporto il solletico e mi ritrovavo a dimenarmi ridendo a crepapelle mentre lui continuava a muovere freneticamente le sue dita sulla mia pancia.
«Sme-Smettila ti prego!» Le risate non riuscivano a farmi parlare quasi «Solo se dici che ero bello anche con il ciuffo basso!» di sicuro non lo avrei negato ed infatti con il fiato corto soddisfai la sua supplica, calmandomi un attimo portando il mio corpo ad una posizione seduta nonostante gli addominali doloranti.
Dato che prima Paulo mi aveva avvicinato a sé, con la postura di adesso avevo il suo petto non tanto distante dal mio, i miei capelli avevano assunto una forma molto arruffata, con ciuffi che mi ricadevano sul viso, gentilmente sistemati e spostati da Paulo che, portando un ciuffo dietro al mio orecchio, lasciò una sua mano sulla mia guancia e non smetteva di guardarmi e lo stesso era quello che stavo facendo anche io, mi ritrovavo immobilizzata a guardare i suoi occhi mentre sentivo battermi il cuore a mille, poi lui mi sorrise e lentamente approssimò le sue labbra alle mie accompagnandole con una carezza, mossi una mano portandola sotto il lobo del suo orecchio, spingendo lievemente il suo collo verso di me unendo ancora di più la sua bocca con la mia, oramai non riuscivo a controllare nessuna parte di me stessa... era come se la mia mente e il mio corpo si fossero bruscamente staccate una dall'altra.
Una marea di sensazioni stava prendendo il possesso di me mentre le nostre labbra si incontravano molteplici volte, questo bacio mi stava facendo capire veramente i sentimenti che provo nei suoi confronti e anche che Yael non si era mai sbagliata quando diceva che lui ricambiava.
Ci staccammo dal bacio e ci guardammo negli occhi, io con un sorriso stampato e le gote sicuramente arrossate, lui invece con gli occhi che brillavano si passò con un gesto veloce la lingua tra le labbra sottili.
«Volevo farlo da troppo tempo» mi disse strofinando leggermente il pollice sul mio zigomo. A questo punto ero proprio fuori di me che mi portai entrambe le mani davanti la faccia scuotendo il capo, facendomi scappare una risatina in preda alle mille emozioni.
Potei sentirlo che stava per parlare di nuovo ma venne interrotto dal suono del campanello e con uno scatto di testa ma anche di corpo, mi alzai dal divano pure molto confusa e mi avviai alla porta, rovinando ovviamente il momento.
Aprendo la porta davanti a me c'era Yael che, con molta tranquillità, stava per entrare dentro casa ma rapidamente la riportai con i piedi sullo zerbino. «Cosa ci fai qui?» le dissi con un tono di voce molto basso schiarendomi la gola cercando anche di ricompormi «È tutto okay?» provò a sbirciare dietro di me «Più tardi ti racconto, cosa vuoi?» divenni quasi isterica e lei guardandomi con occhi straniti mi porse degli occhiali «Questi sono tuoi, li ho ritrovati nella mia macchina e te li ho portati indietro» li osservai bene e ricordai che erano quelli della serata in discoteca, in punto di ringraziarla, la presenza inaspettata di Paulo dietro di me, fece spalancare gli occhi alla mia migliore amica.
«Ehyy Yael, come va?» si poggiò con un gomito su una mia spalla. «Pauloo, benissimo io ora devo proprio andare che sono di frettissima, ci sentiamo!» si diedero come uno sguardo d'intesa prima che lei ci voltasse le spalle andando in contro alla sua macchina posteggiata sul vialetto accanto.
Chiusi la porta, riportando i pensieri alla frase che mi aveva detto Paulo dopo avermi baciata mentre lui approfittando di questo mio stato di trance, mi sfilò gli occhiali dalle mani provandoseli.
«Carini, come mi stanno?» pensando al fatto che anche io desideravo quel contatto come lui, senza rispondergli alla domanda, misi le mie mani sulle spalle poggiando nuovamente le mie labbra sulle sue, lasciandolo alquanto sorpreso. «Stanno molto meglio a me» dissi una volta che mi staccai togliendogli gli occhiali da sopra il naso piegandoli, infilando un astina dentro la canotta.
Non sto a specificare l'imbarazzo, ormai riempiva l'intera casa e cercai di smorzare il tutto chiedendogli se avesse voglia di guardarsi un film però alla fine cedemmo al nostro lato bambinesco guardandoci quello che si rivelò il suo cartone animato preferito e uno dei più visti della mia infanzia: Tom & Jerry.
Guardando i due personaggi rincorrersi a vicenda un po' mi stava aiutando a non avere quei due baci come pensiero fisso da quando accaddero, ma poi sentivo la sua risata vicino al mio orecchio che mi faceva battere il cuore non a mille, di più..non smettevo di sorridere e probabilmente lui vedendomi pensava che lo facessi per ciò che la tv proiettava, quanto si sbagliava in questo caso.

Serendipity | Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora