Capitolo Quarantuno

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12:00
«Prego signorina» uno degli assistenti dell'aereo mi rivolse la parola per farmi entrare addirittura in un jet privato, comprato da mio fratello, per il viaggio Torino-Parigi.
Lasciai che qualcun altro portasse dentro la mia suitcase e mi sedetti in una delle poltrone all'interno, era tutto di lusso.
Ma niente di questo aveva un valore per me, se voleva fare la parte del fratello generoso, che non nego non sia mai stato, doveva capire che farmi viaggiare su un jet privato con fragole e champagne non sarebbe servito a niente.
Lo avevo sentito stamattina e con tono tranquillo mi aveva spiegato che una volta arrivata, una macchina mi avrebbe portato in un Hotel a 5 stelle dove, secondo lui, sarei rimasta fino al mio totale trasferimento in una casa comprata da lui.

Marianaalves tramite Instastories

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👁 paulodybala e altri 480.000
*paulodybala ha risposto alla tua storia*

paulodybala

Fai buon viaggio amore
💓

Grazie chiquito💕 Ci sentiamo quando arrivo

-

Okay, mi aspettava un'ora e mezza di viaggio e non volendo dormire, attaccai le cuffiette nell'incavo apposito del telefono e poi le misi alle orecchie facendo partire della musica su Spotify e visto che non mi bastava, presi dalla borsa che portai con me, delle riviste da sfogliare per non cedere alla noia, con anche un calice di champagne.

«Signorina, siamo atterrati» la stessa donna che mi disse che mi aveva accompagnata a bordo del jet, ora mi avvertì che potevo alzarmi e avvicinarmi all'uscita.
Diedi un'occhiata all'orologio che avevo sul polso ed era esattamente un'ora e mezza dopo: le 13:30. Il clima che mi colpii una volta sceso non era come quello italiano, qui si sentiva più fresco rispetto a Torino.
«Salga su quella macchina, vi è un'autista che la porterà da suo fratello» anche questa volta, non ci fu bisogno di prendere il bagaglio che era stato già messo nel cofano della macchina sulla quale stavo per salire.
«Bonjour mademoiselle» l'autista mi salutò ma sapendo poco e niente di francese ripetei soltanto il suo "bonjour".
Ripresi il telefono tra le mani cliccando sulla notifica di un messaggio di Paulo, gli scrissi che ero arrivata da 5 minuti all'incirca e che ora mi stavo dirigendo proprio da Dani, il che successe soltanto 10 minuti dopo. «Au revoir mademoiselle» - «Au revoir, merci» dissi all'autista che mi porse il trolley e, guardando dritto davanti a me, mi ritrovai un hotel gigantesco, sembrava quasi un grattacielo americano.
Entrai dentro con borsa e valigia camminando fino al centro dell'hall, uno spazio super ampio con divani in pelle e tavolini in vetro lucido. «Sorellina, eccoti! Andato bene il viaggio?» mio fratello fu il primo ad accogliermi nel palazzo, raggiungendomi a braccia aperte. «Ciao, sì è andato tutto bene, ora possiamo parlare?» gli dissi andando al nocciolo della situazione.
«Mar, rilassati, avremo modo di sederci a parlare. Ora perché non vai nella tua stanza a cambiarti così poi pranziamo insieme?» annuii seccata tirandogli dalla mano la chiave della mia camera, avvicinandomi all'ascensore che mi avrebbe portato al secondo piano, quello dove si trovava la stanza 204.
Un addetto dell'hotel arrivò davanti alla porta della mia camera con la mia valigia, lo ringraziai e il secondo dopo entrai dentro.
Qua era tutto davvero molto grande, un letto che ricopriva la maggior parte della stanza, un tavolo con dei fiori al centro e poi il bagno con all'interno sia una vasca idromassaggio che una doccia.
Non avevo però la voglia di cambiarmi quindi rimasi vestita come lo ero già: jeans stretto e una camicia leggera molto graziosa. Riscesi pertanto nell'hall dove mio fratello stava parlando con il suo manager ma si fermò quando mi vide scendere.
«Di già?» risposi di sì e insieme a lui andai nel ristorante dell'hotel, dove vi erano altre persone intente a pranzare.
Dopo che ci sedemmo in un tavolo posto al centro, lui molto rilassato sfogliava il menù alla ricerca di un piatto prestigioso, mentre io già sapevo cosa avrei ordinato: bistecca con insalata.
Aspettai pazientemente che ordinasse e che ci arrivasse il cibo e dopodiché iniziai a dirgli tutto quello che avevo da dire.
«Dani, sono venuta qui soltanto per parlarti e non per restare» fece spallucce e con un gesto di forchetta mi indicò di andare avanti «Non c'è molto da dire, soltanto che data la mia delusione nei tuoi confronti, non ho per niente voglia di rimanere qui, dunque, puoi anche risparmiare i soldi che vorresti spendere nel comprarmi una casa qui a Parigi, perché tanto non ci rimarrò.» masticò il suo boccone di aragosta e poi una volta inghiottito, parlò.
«Molto divertente» disse e continuò a mangiare «Divertente? Tu pensi che io stia scherzando? Dani, mai al mondo sono stata più seria di così. Devi lasciarmi vivere la mi vita, ho vent'anni, un lavoro fantastico e un fidanzato in Italia. Non sei nessuno per portarmi via tutto quello che mi sono costruita» speravo che così lo avrebbe capito meglio.
«Non ti tolgo nulla, un lavoro te lo trovi subito qui e se avessi bisogno di aiuto puoi contare su di me e poi siamo nel 2017, ci sono i social network e puoi viaggiare quanto vuoi per andare a vedere Paulo.» stavo perdendo la calma «Non mi interessa di lavorare qui o di prendere un aereo quando voglio per andare a casa mia a Torino, voglio solo che tu capisca che sono maggiorenne e non ho bisogno che tu veglia su di me. Prima ti ho sempre seguito ovunque tu andassi ma ora ho trovato un motivo per rimanere in Italia, è per questo che ti sto parlando in questo momento» mi stavo innervosendo nel vederlo tranquillo e nel gustarsi il suo pranzo come se quello che stessi dicendo contasse zero per lui.
«Mariana, sei ancora troppo piccola e poi noi due, siamo sempre stati lontani da mamma e papà, ed è questo che ci ha sempre reso uniti. Siamo una famiglia. Non lasciarmi intendere che tu preferisca un ragazzetto a tuo fratello. Perciò farai quello che ti dico io» lasciai cadere le posate sul piatto facendo rumore e mi alzai di scatto ritornandomene in stanza.

Serendipity | Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora