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Revisionato ✅

                             2008

                                      16 SETTEMBRE

Caro diario,
eccomi qui. Oggi torno alla mia vecchia vita da studentessa liceale, ho deciso che quest'anno sarà diverso. Io sarò diversa.
Questa mattina mi sono svegliata con un'irrefrenabile voglia di vestirmi e uscire finalmente da casa, non mi capitava da un pezzo, ma allo stesso tempo una sensazione che non avevo mai provato prima mi ha sopraffatta: avevo l'ansia di incontrare altre persone.
È buffo vero? Anche se credo sia normale quando si passano settimane e settimane chiusa nella proprio stanza perdendo la propria routine.
Questa è la mia prima pagina di diario. No, in realtà, non è la prima. Sai, in passato avevo un altro diario, era color porpora e... pieno di avventure, ma anche tu non mi dispiaci. Ho passato gli ultimi due anni a raccontare le mie giornate a lui fino a quando non l'ho bruciato quattro mesi fa, dopo aver perso mio cugino Liam in un brutto incendio e... oh! Non mi sono presentata, io sono Nicole. Nicole Deveraux. Sophie, la mia migliore amica, arriverà da un momento all'altro, perciò non dovrei stare qui a scrivere ora, ma ne ho proprio bisogno. È stata un'estate difficile che spero di dimenticare al più presto, ma oggi nulla potrà togliermi il sorriso.
È bello poter di nuovo scrivere su un qualcosa che so resterà per sempre, ho passato le ultime settimane ad appuntare tutto su fogli volanti che non so più dove ho messo. Perché? Perché non avevo la forza di uscire per comprare un altro diario e, perché, credo che mi sia pentita di aver bruciato quello vecchio, in un momento di rabbia ho mandato all'aria tutti i miei pensieri degli ultimi due anni della mia vita. Ma oggi, con te, riparte tutto.
Resterò qui a scribacchiare tutto quello che mi viene in mente ancora per un po' e fra qualche minuto finirò di preparar...

Nicole guardò il grande orologio rotondo vicino alla finestra e smise di scrivere. Non pensava che fosse così tardi. Il terrore improvviso di non essere puntuale e di ripetere quel che era successo l'ultima volta le fece capire che era arrivato il momento di iniziare a prepararsi mentalmente ad alzarsi dal letto. La volta precedente che la sua migliore amica era passata a prenderla - come sempre puntualissima - per portarla a scuola, Nicole l'aveva fatta attendere venticinque minuti prima di essere pronta, il tempo di scegliere i vestiti, pettinarsi, truccarsi e concedersi ovviamente qualche momento per ammirarsi allo specchio e fare il primo film mentale che l'avrebbe accompagnata per il resto della giornata, insomma se l'era presa comoda. Ma oggi non poteva commettere lo stesso errore, perché quella non era una giornata di scuola qualunque, quello era il primo giorno di scuola del terzo superiore e arrivare in ritardo avrebbe significato far prendere i banchi migliori a coloro che cercavano ininterrottamente qualcuno da cui copiare la verifica del giorno e Sophie ne sarebbe stata adirata.

Driiin

Nicole, dalla sua stanza da letto al secondo piano sentì il delicato suono del campanello che suo padre aveva scelto con molta cura per non disturbare la quiete dei suoi riposini pomeridiani quando era in casa, saltò giù dal materasso e guardò l'ottimo lavoro che aveva fatto rimboccando gli angoli del lenzuolo, si spazzolò velocemente i capelli senza osservare il suo riflesso allo specchio e corse ad aprire la porta.
Evitò di specchiarsi nel tentativo di non farsi venire in mente uno dei suoi soliti film mentali da ragazze, come era successo la volta precedente. Chissà perché la mente di Nicole diventava sognante, nella maggior parte delle volte, quando guardava il suo riflesso in quell'angolo della sua camera. Inoltre aveva avuto paura di notare qualche capello fino fino fuori posto che l'avrebbe fatta irritare nel tentativo di rimetterlo in ordine. "I miei capelli sono apposto così" disse fra sé e sé.
Mentre scendeva le scale ripensò a quello che aveva appena scritto nel suo nuovo diario su Liam, il cugino che non aveva più la possibilità di guardare negli occhi, e osservò la casa fin troppo familiare e silenziosa nella quale viveva: le pareti erano ormai quasi nude, e sul muro c'erano ancora i chiodi che nessuno si era preoccupato di togliere e che una volta sostenevano delle bellissime fotografie. Alzò gli occhi e rimase a fissare uno dei chiodi che un paio di settimane prima era riuscita a far entrare quasi nel muro - con il martello - per nasconderlo, visto che non era riuscita a estrarlo. Lì, proprio in quel posto, prima c'era una delle fotografie più amate da Nicole che rappresentava lei e suo fratello nel portico di casa a giocare a palle di neve con Liam. Era stato un paio di anni prima e, in quel periodo, sembrava che la neve non avesse intenzione di smettere di cadere visto quanti metri scendevano al giorno. Le era quasi dispiaciuto dover spiccare quella foto, ma il senso di tristezza e angoscia che provava ogni volta che passando le cadevano gli occhi su quell'immagine era troppo forte per essere sopportato anche un solo giorno in più. Così finalmente un pomeriggio, dopo aver trovato il coraggio, aiutata da suoi genitori aveva fatto piazza pulita in casa delle foto di Liam. Tutti i ricordi le passarono davanti come se avesse una macchinetta fotografica nella testa e stessero trasmettendo un video, le uscirono quasi le lacrime al pensiero di tutti quei flashback.
"No, non oggi," si disse, "non tornerò in quello stato di angoscia in cui ero fino a ieri, da questo momento penserò solo al meglio". Ritirò in dentro il mare dolce - dovuto al dolore - che tentava di uscire dai suoi occhi, alzò la testa mettendo in mostra il suo collo snello, drizzò le spalle e aprì la porta. Nelle ultime settimane Nicole e Sophie si erano viste veramente poco, Nicole, dopo la morte di Liam si era rinchiusa nella sua camera e convincerla a far entrare qualcuno, anche se si trattava della sua migliore amica, era stata un'impresa impossibile.
Sophie, molte volte quando Nicole non aveva proprio voglia di parlare ed era chiusa in camera sua, approfittava dell'ospitalità che le era sempre stata offerta e poiché la casa era quasi sempre vuota, senza doversi vergognare o preoccuparsi di incontrare qualche adulto, andava a cercare il suo succo preferito nel frigo della sua migliore amica. Ovviamente anche con i genitori di Nicole nei paraggi faceva come se fosse a casa sua, li conosceva da tanti anni e sapeva di essere la benvenuta, solo che ogni tanto quando li vedeva le capitavano quei momenti imbarazzanti di silenzio in cui non sapeva cosa dire e, per una chiacchierona come lei, erano una vera tortura, per questo preferiva essere sola in casa con la sua amica.
Sophie, appena la porta si spalancò gettò le braccia al collo di Nicole e la strinse in un fortissimo abbraccio. Le erano mancati i suoi consigli, la sua pazzia e la sua irrefrenabile voglia di vivere, non voleva staccarsi da lei, era bello non vederla solo in pigiama e con i capelli raccolti in una coda malfatta. Si convinse del fatto che se aveva deciso di sistemarsi e non saltare il primo giorno di scuola voleva dire che si stava riprendendo e che tutto stava finalmente tornando alla normalità. Sophie diede uno sguardo a Nicole, anche se sapeva già cosa avrebbe visto: la ragazza dai capelli biondo scuro di sempre, gli occhi blu come il mare che guardandoli non riuscivi a non capire cosa volevano dire e con un sorriso da far invidia che mostrava i denti bianchi come le nuvole d'estate. Il suo corpo, quando indossava vestiti larghi sembrava privo di forme, bastavano un felpone e una tuta di qualche taglia più grande per nascondere i fianchi giusti e il seno abbastanza maturo per i suoi sedici anni. Oggi era vestita semplice, con una maglietta a maniche lunghe di cotone - adatta per la metà di settembre - e un jeans. I lineamenti del viso facevano intendere che fosse una ragazza delicata e gentile. Ma la cosa che più di tutte amava Sophie di lei erano le sopracciglia sempre ben curate che erano messe in maggior risalto quando portava i capelli raccolti. Sophie anche era una splendida ragazza, aveva il viso ovale e ogni volta che lo si guardava non si poteva non pensare a sua mamma, vista la notevole somiglianza. Aveva lunghi capelli castani rovinati alle punte dalle numerose tinte che aveva fatto, aveva sempre trovato divertente cambiare colore. Le unghie ben curate delle sue mani facevano capire quanto lei amasse poco fare lavori domestici, infatti alle pulizie ci pensava sua mamma e in cambio Sophie, pigra com'era, si sforzava solo di preparare il pranzo e la cena per tutti quando non mangiava fuori con amici.
Sophie contrariamente alla sua amica non era tanto atletica, ma i loro fisici erano quasi identici e probabilmente avrebbe ringraziato a vita il suo metabolismo veloce che le permetteva di mangiare senza mettere su troppi chili.
Entrò in casa e restò in piedi davanti alla grande scala che portava al piano superiore.
<<Pronta?>> chiese Sophie.
<<Si, salgo due secondi in camera e arrivo>>
<<Cerca di non trasformare i due secondi in due ore>>
<<Non accadrà>> disse Nicole ridendo.
<<Dov'è la macchinetta del caffè che ti ha regalato tua nonna?>>
<<L'ho rotta un paio di settimane fa, ho forzato troppo la levetta per schiacciare la cialda e si è spaccata>>
<<Dovrò chiamare tua nonna per dirgli di regalartene un'altra allora, ero troppo abituata a prendere il caffè a casa e non sono pronta a rinunciarci>>
<<Credo di ricomprarne un'altra uguale io appena posso, se sapesse che l'ho rotta ci rimarrebbe troppo male>>
<<Allora per il momento mi accontenterò di un caffè dopo scuola, ieri sera sono andata a dormire di nuovo tardi, non credo che riuscirò a dimenticare gli orari estivi e a organizzarmi con quelli scolastici in poco tempo>>
<<In ogni caso sei sempre attiva, non so come fai a stare sveglia a quest'ora senza aver preso il caffè e avendo dormito poco, sembri un leone pronto a divorare la sua preda!>>
Nel frattempo che finiva di parlare Nicole salì le scale - sentendo la risata di Sophie che se la godeva al pensiero di essere paragonata a un leone - e andò nella sua camera per finire di prendere le ultime cose, rimase qualche secondo a fissare il diario che aveva lasciato sul letto finché il silenzio tombale che regnava non venne interrotto e le fece prendere un piccolo spavento visto che si era isolata dal mondo, rifugiandosi nella sua mente con lo sguardo fisso - come ipnotizzata - sul suo diario
<<Muoviti Nicole, non vorrai far tardi anche oggi!>> la voce della sua amica dal piano di sotto le ricordò il motivo per cui aveva smesso di scrivere. Infilò il suo diario sotto il materasso come al solito.
<<Arrivo>> rispose con calma.
Doveva sbrigarsi e doveva imparare a non fare tardi, specialmente quando doveva andare a scuola non si alzava mai in tempo, per fortuna c'era Sophie che, patentata da poco, veniva a prenderla ogni mattina, altrimenti avrebbe perso l'autobus tutti i giorni e già che l'idea di dover prendere quel mezzo stra pieno ormai di persone alla sua fermata non le piaceva, l'idea di perderlo, essere costretta ad andare a piedi o mettere la sveglia mezz'ora prima non la confortava. Gli anni precedenti qualche volta aveva preso l'autobus, altre volte si era fatta dare uno strappo da chi portava Sophie e altre volte ancora andava a piedi fino a raggiungere un'altra fermata per poter prendere un altro bus che fosse meno pieno. Solitamente non camminava molto, la più vicina era a dieci minuti da casa sua, ma era il doversi alzare prima che le pesava.
Nicole buttò nello zaino i libri che erano sulla scrivania e si diresse in macchina. Per fortuna si conosceva bene e la sera precedente, sapendo che sicuramente avrebbe fatto tardi, aveva preparato i libri della giornata e li aveva sistemati sul tavolino. Se lo avesse dovuto fare la mattina con la voce di Sophie che le metteva ansia dal piano di sotto, ci avrebbe messo un'eternità a ritrovarli tutti. Camera sua era molto disordinata, sembrava che fosse passato un tornado. Si ripromise di sistemarla uno di questi giorni.

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