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Revisionato ✅

<<Hai fatto colazione o dobbiamo fermarci in un bar?>> chiese Sophie.
<<Non ho molta fame questa mattina>>
<<Ok sto per parlarti come una nonna premurosa e non credo che mi risentirai più in questa veste:devi mangiare. Devi recuperare le forze e mangiare mangiare mangiare>>
<<Ma per chi mi hai presa, è ovvio che mangio e neanche poco, però questa mattina non ne ho voglia>>
<<Mi avevi fatta spaventare, ricordo quando tua madre si lamentava perché non mangiavi mai niente e aveva paura per la tua salute>>
Sophie ricordava perfettamente quel periodo della vita di Nicole e visto quel che era successo con Liam aveva paura che potesse ripetersi.
<<Le cose sono cambiate da anni ormai e lo sai, prima non mangiavo perché non mi piaceva quasi nulla, ora che assaggio un po' di tutto invece non ho mai la pancia vuota>>
<<Menomale, spero che tu riesca a farti venire fame per la fine della mattinata perché ho intenzione di pranzare con te>>
<<Agli ordini>> disse Nicole ridendo.
<<Hai deciso in che college andrai? >> chiese Sophie stringendo la presa delle mani sul volante, avere un passeggero la caricava di una maggiore responsabilità.
<<Siamo ancora all'inizio del terzo anno, c'è tempo per pensarci>>
<<Questo e il prossimo anno voleranno, secondo me ci riduceremo all'ultimo senza sapere dove vorremmo andare>>
<<Io invece credo che arriveremo al diploma con le idee chiare>>
Nicole si voltò verso la sua amica e le sorrise.
Cercava di parlare il meno possibile e con la coda dell'occhio ammirava il nuovo SUV nero di Sophie, i sedili avvolgenti trasmettevano una sensazione di sicurezza: quelli anteriori erano riscaldabili a due stadi, il sedile lato guida era regolabile elettricamente a sei direzioni e era dotato di un supporto lombare. Il volante presentava un moderno design a tre tazze ed era rivestito in pelle. Alzando gli occhi notò due schermi, uno da sette pollici nel cruscotto e un altro a sfioramento di nove pollici nella consolle.
Ma la sua amica cercava in tutti i modi di intraprendere una conversazione.
<<Staremo a vedere. Appropoposito di diploma e roba varia, hai avuto notizie di Dylan? Ti ha mai chiamata?>> chiese Sophie interrompendo il silenzio per niente imbarazzante che si era venuto a creare. "Dylan. Dylan. Dylan." Nicole ripetè quel nome nella sua testa più e più volte. Cavolo se ne era completamente dimenticata, negli ultimi mesi erano successe talmente tante cose...
<<No>> rispose Nicole <<Da quando avete litigato non mi ha più rivolto la parola, probabilmente ha pensato che io sarei stata automaticamente dalla tua parte, non ho avuto modo di spiegargli che io non avrei preso le difese di nessuno e non sono neanche riuscita a dirgli cosa è successo veramente quella notte>>
<<È stato un cretino, mi ha giudicata e accusata senza prove è proprio un...>> disse Sophie. Non riusciva a capire se quella che ribolliva in lei era rabbia o tristezza. Forse screditarlo avrebbe alleviato il dolore. Anzi no, lo sapeva: la sua era rabbia.
<<Beh le prove le aveva, andiamo ti ha visto baciare un altro>> la interruppe Nicole.
<<Ma lui non sa che è stato quel ragazzo ubriaco a baciarmi, io neanche lo conoscevo>> replicò Sophie.
<<Hai ragione, non ti ha dato la possibilità di spiegare>>
<<E poi come si è comportato con te! È stato solo un vigliacco, probabilmente un altro non si sarebbe comportato come un egocentrico chiudendo i rapporti di botto con tutti>>
<<Non gli do' neanche torto però, pensaci, tu al posto suo cosa avresti fatto?>>
Sophie irritata da quel che le aveva fatto notare l'amica non rispose sperando che la domanda rimanesse appesa a un filo senza aver avuto risposta, ma Nicole dopo poco la riformulò:<<che cosa avresti fatto se lo avessi visto baciare un'altra?>>
<<Non lo so, forse avrei agito come lui non dandogli modo di spiegare. Ma questo non giustifica come si è comportato con te>>
Nicole ripensò a quanto erano belli quando stavano insieme e soprattutto quanto si amavano. Si erano messi insieme quando avevano iniziato le superiori e Nicole per un paio di mesi era diventata gelosa della loro relazione visto che molte volte la tagliavano fuori dalle uscite, sembrava che la loro amicizia stesse cadendo a pezzi, a stento si raccontavano le cose fra loro, poi un giorno improvvisamente tutto era cambiato. Sophie e Dylan si erano resi conto del loro distaccamento da Nicole dovuto alla loro relazione e avevano imparato a gestire meglio i tempi per vedersi solo loro due senza tagliare troppo fuori Nicole. Questo fino a un paio di mesi fa, quando Sophie era stata baciata da un ragazzo ubriaco, a una festa, che lei neanche conosceva, Dylan li aveva visti e senza dare modo di spiegare aveva deciso di lasciare Sophie, sopraffatto dalla rabbia e dalla tristezza. Non scrisse neanche più a Nicole e nemmeno lei lo fece, con tutte le cose che aveva per la testa si era detta: "se vuole parlare sa che ci sono, se mi vuole scrivere che lo faccia, perché io non ho intenzione di farlo visto come ha chiuso bruscamente la nostra amicizia". Era rimasta molto male del suo comportamento ma, succube dei suoi pensieri, si era completamente dimenticata di lui. Ora che ci stava pensando di nuovo le venne in mente che magari aveva bisogno di un'amica in quel periodo e lei si era occupata solo dei suoi problemi senza farle passare minimamente per la mente che Dylan si sentiva tradito e triste e lei per lui non c'era stata. Perché starci non significa, in fondo, solo essere lì quando l'amico ti cerca, no? Significa anche cercare l'amico quando lui non ha il coraggio di farlo o spera che sia tu a farlo per sentirsi le persone accanto. "Che sciocca che sono stata a non pensarci prima" riflettee Nicole. Poi Sophie che era Sophie con quel suo orgoglio aveva fatto ben poco per riprenderselo: dopo qualche chiamata e qualche messaggio lo aveva lasciato perdere e si era detta che era inutile tormentarsi per uno che non si degna neanche di farle uno squillo dopo averla lasciata in quel modo. Nicole si rese conto solo in quel momento che la fine della loro amicizia era stata colpa di tutti e tre, ognuno aveva messo del suo.
Nicole non aveva mai vissuto una storia d'amore come la loro, in realtà non si era mai neanche innamorata, o perlomeno così credeva. Non sapeva bene cosa significasse essere innamorati, ma era convinta che quando le sarebbe accaduto se ne sarebbe accorta.
Nicole rivolse il viso verso il finestrino e rimase per qualche secondo a guardare le sagome verdi degli alberi che si lasciavano alle spalle. Conosceva benissimo ogni centimetro della strada che stavano percorrendo per arrivare a scuola e al suo occhio non sfuggì notare che stavano passando davanti la casa dei signori Wesley, due anziani fratelli che da qualche anno erano tornati ad abitare insieme. Il signor Joseph era vedovo da ormai quasi dieci anni, invece Evan aveva divorziato da sua moglie e la casa era rimasta a lei, perciò visto che entrambi i suoi figli erano sposati aveva deciso di andare a vivere da suo fratello, al quale aveva fatto molto piacere visto che era solo da anni. "Non voglio neanche immaginare come sarebbe vivere con mio fratello" pensò Nicole consapevole che, crescendo, tutte le cose per cui in quel momento finiva a litigare con lui sarebbero diventate talmente insignificanti che non ne avrebbero parlato neanche più. In ogni caso anche il solo pensiero che un giorno questo potesse accadere non le piaceva per niente, avrebbe voluto vivere in una casa dove lei era l'unica Deveraux. Più avanti vide la vecchia casa disabitata di Gwenda, una signora andata a vivere nella Gallia transalpina in Europa, erano talmente tanti anni che se ne era andata che ogni tanto faceva fatica a ricordare come si chiamava. Quando Nicole era piccola Gwenda spesso andava a trovarla per via della stretta amicizia fra lei e i suoi genitori e le portava sempre un pacchetto di caramelle, era molto gentile. Ora ogni tanto veniva suo figlio a far prendere aria alla casa, anche lui abitava lontano perciò veniva solo una volta ogni tre/quattro mesi, restava una settimana e poi se ne andava. Infine, più in là, poco prima dell'ultima curva prima di arrivare a scuola, riconobbe la casa di Melania, l'estetista di Sophie. Anche Nicole un paio di volte era andata a farsi le unghie da lei ma visto che le davano fastidio e non poteva mangiarsele (abitudine che aveva ormai da tempo) per via del gel, aveva capito che non facevano per lei e preferiva tenersi le sue naturali, anche se certe volte le mangiava troppo per il nervoso e apparivano indecenti.
Nicole appoggiò indelicatemente la testa sul cuscinetto del sedile.
Sophie svoltò l'angolo e in un attimo si ritrovarono nel parcheggio dell'imponente edificio scolastico.
<<Non credo di essere pronta per un altro anno scolastico>> disse Sophie alzando le sopracciglia e sbarrando gli occhi appena vide la scuola. Si capirono con uno sguardo, il problema era che non le andava di studiare e temeva di essere bocciata. L'anno precedente era stata promossa per miracolo. Nicole invece contrariamente a lei era una ragazza studiosa e quando poteva cercava di darle una mano.
<<E se scapassimo in Messico?>> disse ironicamente Sophie
<<Perché proprio in Messico?>>
<<Se il detto non sbaglia lì potremmo trovare tutti gli uomini che sono fuggiti quando hanno saputo di diventare padre>>
<<Spiritosa. Dove vorresti trovare i soldi per stare li fino alla fine dell'anno scolastico?>>
<<Questo è un problema a cui non avevo pensato, credo che dovremmo rimandare il nostro viaggetto in Messico>>
<<Lo credo anche io. Comunque ti basterà stare un poco attenta, ti aiuterò io per lo più, ti passerò gli appunti e anche le risposte delle verifiche se riesco>>
<<Ho l'attenzione di una bambina di quattro anni e la concentrazione di un criceto morto>>
<<Dai, passerai anche quest'anno>>
<<Lo spero>>
<<Andiamo>> disse Nicole con un sorriso.
Scese dall'auto e con un grosso respiro tirò dentro di se l'aria fresca che la circondava, tutto ciò le era mancato. Forse star chiusa in casa triste e angosciata per la morte di Liam non era stato un bene per lei, i suoi polmoni la ringraziarono per non aver respirato la solita aria viziata della sua camera. Guardandosi intorno non notò nulla di sconosciuto, era tutto come lo aveva lasciato prima dell'estate: davanti a sé c'era un'enorme piazzale dove gruppi di studenti si radunavano ogni mattina prima del suono della campanella, alla sua destra c'erano grandi aiuole quadrate dove erano stati piantati, molti e molti anni prima, degli alberi che in quel momento erano diventati talmente alti da aver superato almeno del doppio la statura degli studenti e i loro rami sorreggevano la lucente chioma verde. Dietro la scuola c'era l'enorme prato dove si svolgevano tutte le attività come ad esempio il calcio e, infine, all'entrata della scuola si trovava la solita scatola rossa - ben visibile anche in lontananza - dove ogni studente poteva inserire, in modo anonimo o anche con il proprio nome, nuove idee da proporre inerenti la scuola e le attività extra.
Nicole tirò su la sua borsa con dentro i libri per evitare di farla scivolare dalla spalla, quando la sua attenzione fu colta da un ragazzo in mezzo alla folla di studenti.
Era alto, ma non troppo, con due grandi occhi color erba primaverile, il verde era una perfetta via di mezzo tra il castano e il grigio. Nicole aveva sempre amato gli occhi marroni come quelli di Sophie che erano color caffè, anche gli occhi grigi l'affascinavano ma non ne aveva mai visti. Però gli occhi di quel ragazzo erano più belli e attraenti di qualsiasi cosa, erano anche meglio di un caffè caldo quando era stanchi morti e davanti si ha una lunga giornata di lavoro.
Dopo un lungo attimo la sua attenzione si spostò di nuovo sul sorriso sinistro e sui capelli neri come la notte di quel ragazzo. Indosso portava una leggera maglia a maniche lunghe nera, probabilmente di seta, un paio di jeans neri e delle sneakers nere. Sembrava molto sicuro di sé e il suo modo di atteggiarsi faceva intendere che fosse presuntuoso. Le ciglia nere mettevano in risalto gli occhi, i capelli spettinati dal vento erano lo stesso impeccabili e... che spalle! Stava camminando a passo sicuro verso la sua macchina.
I loro sguardi si incrociarono per qualche secondo, il cuore di Nicole iniziò a battere come un tamburo, le si arrossirono le guance e quel tocco di rosa-rosso non faceva altro che farla diventare ancora più bella. Si guardarono come se un incantesimo li stesse costringendo a fissarsi, ma non era così. Non lo stavano facendo contro la loro volontà, i loro occhi non riuscivano a smettere di guardarsi, erano terribilmente attratti l'uno dall'altro. Sophie la scosse ma non riuscì a togliere la sua attenzione dal ragazzo.
Era rimasta completamente affascinata da quella figura maschile, una parte di lui sembrava cattiva, appariva come una persona dalla quale era meglio stare alla larga, sembrava quasi... pericoloso. Ma d'altro canto i suoi occhi dicevano che fosse una persona gentile, un "galantuomo" . La sua espressione misteriosa era eccitante. Nicole non riuscì ad individuare bene la sua età, ma sicuramente non era molto più grande di lei.
<<Guarda lí! >> urlò Sophie. Nicole tornò sul pianeta Terra, si voltò e alla sua destra, seguendo il dito puntato della sua amica, vicino al portone d'entrata vide Dylan Walker, il suo (ex) migliore amico.
<<Ingnoralo>> disse Nicole.
Dylan si era tagliato i capelli castani e sembrava un pochino più alto, inoltre i primi risultati della palestra si stavano facendo vedere, infatti sotto la mezzamanica si intravedevano i suoi muscoli gonfi. Si era sicuramente messo la prima cosa che aveva trovato, Nicole guardando lo strano abbinamento di colori si chiese addirittura se non si fosse bendato e avesse infilato la mano nell'armadio a caso. Si trattenne dal fare qualche commento.
Più in là c'era Olivia Collins, la persona più detestabile al mondo per Nicole. Il suo comportamento la irritava enormememte. Ogni volta che parlava lo faceva solo per dare fiato alla bocca, era invidiosa e riusciva sempre a mettersi in mezzo a discorsi che non la riguardavano. Alta quanto un pidocchio si credeva di essere chissà chi, non si poteva negare che avesse un bel fisico, ma non bastava questo per fare di lei una bella persona. Il seno piatto era compensato dai fianchi sporgenti e dalle splendide gambe che non si privava mai di mettere in mostra, probabilmente il suo armadio era composto solo da gonne e vestiti.
Anche Olivia era completamente vestita di nero, proprio come il ragazzo che aveva rubato il cuore di Nicole qualche attimo prima. Suo padre si buttava a capofitto sul lavoro ogni giorno e compensava la sua assenza riempendo la figlia di regali di ogni tipo: dai gioielli alle borse e dai vestiti ai trucchi. Tra l'altro, essendo figlia unica, non aveva nessuno con cui passare il tempo il giorno (nessuno neanche solo per litigare come succedeva a Nicole con il fratello).
Era tremendamente gelosa di tutte le persone che Nicole aveva intorno, ma a Nicole, contrariamente a come pensava Olivia, piaceva stare in disparte e con i pochi amici stretti di cui si fidava. Tutti coloro che conoscevano Nicole, anche solo di vista, sapevano che ragazza altruista e gentile fosse e, forse, era proprio come lei appariva che faceva si che avesse tutte quelle persone intorno, sembrava una ragazza fragile, ma i piedi in testa non se li faceva mettere da nessuno e, se qualche volta c'era bisogno, non aveva paura di litigare o di dire la propria.
La maglia di Olivia aveva un'ampia scollatura che lasciava ben poco all'immaginazione ed era piena di gioielli: bracciali della Calvin Klein, un classico anello d'argento con una pietra in bella vista e collane di ogni tipo.
La campanella suonò e Sophie e Nicole si buttarono nella mischia di studenti ancora fuori dalla scuola che marciavano per arrivare in tempo in classe.

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