Capitolo 17

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Chloe

Sento Erick che sospira non appena vede che il figlio se ne scompare nelle scale di casa sua.
<<Non mi perdonerà mai>> abbassa il capo e va a sedersi sul bracciolo del divano. <<Erick devi dargli tempo, non tutti sono come me ed è evidente che lui non ha ereditato da me questa cosa. Lui non è uno che perdona facilmente, e a questo punto l'unica cosa che bisogna fare è dargli tempo>> interviene Mia.
<<Sono anni che cerco di farmi perdonare in qualsiasi modo. Gli ho permesso di studiare in uno dei College più raffinati di Los Angeles, gli ho permesso di fare di tutto e non l'ho mai privato di nulla in questi anni. Non so proprio che altro fare>> confessa, <<lo so, ma vogliamo ricordare a tutti quel che hai fatto?>> gli ricorda lei, <<ti prego basta, ho passato anni a incolparmi per aver distrutto in questo modo nostro figlio, non voglio che qualcuno mi ricordi quel che ho fatto. So bene di essere stato un padre pessimo e sono davvero pentito di tutto quel che ho commesso, ma ormai non posso più ritornare indietro e fermare il passato. Se potessi giuro che lo farei, ma in questo momento posso solamente pregare che nostro figlio mi perdoni. Posso solo cercare di farmi perdonare adesso, per potermi permettere un futuro migliore insieme alla mia famiglia. E per famiglia non intendo quella che ho con la mia attuale compagna, intendo la mia vita unita a quella di Dylan. Perché alla fine la mia unica vera famiglia rimarrà sempre mio figlio>> afferma con le lacrime agli occhi.
Non ricordo mai prima d'ora di averlo visto piangere, e vederlo in questo stato mi ricorda un sacco il figlio.
Entrambi devono essere due che non versano lacrime con facilità.
<<Chloe tesoro... Scusa se non ti abbiamo calcolato ma eravamo presi tra di noi. Tu come stai?>> chiede Mia avvicinandosi a me, <<sto bene, mi dispiace solamente di vedere Dylan in questo stato>> confesso guardandola in viso.
<<Tesoro non sai quanto mi dispiace...>> dice lei con voce malinconica, <<di cosa?>> chiedo non capendo, <<mi dispiace che tu debba subire tutta questa situazione. È una cosa di famiglia e purtroppo ci stiamo trascinando di mezzo pure te, e non è una cosa che meriti. Meriti di essere felice e di stare tranquilla, non meriti tutta questa tensione nella tua vita. Soprattutto ora che ho ritrovato tuo padre>> si lascia scappare, ma subito si copre la bocca con entrambe le mani.
<<Tuo padre? E chi è?>> si intromette Erick, <<nessuno Erick, restane fuori>> aggiunge Mia, <<ho solo chiesto, non mi pare di aver ucciso nessuno. Sapevo che avevi avuto un'infanzia difficile e che eri stata accorto di un padre, ma sono molto felice che tu adesso l'abbia ritrovato>> confessa con un sorriso stampato in volto, <<lo sono pure io>> ammetto e sorrido debolmente.
<<Bene ragazzi io adesso ho da fare alcune cose che non posso assolutamente rimandare ad un altro giorno, e non so se tornerò per pranzo. Quindi male che vada pranzate voi da soli, vi ho lasciato il pranzo sulla cucina. Dovete solamente riscaldarlo e poi è fatta>> confessa la madre, <<sta bene signora Torres?>> chiedo vedendola strana, <<si sì, solo che mi sono ricordata che ho da fare una cosa molto importante e se non lo faccio adesso, sicuramente me ne scorderò>> ammette ed a quel punto annuisco.
Mentre si prepara, Erick se ne va in cucina senza dire una parola.
<<A dopo Chloe>> dice Mia uscendo di casa, <<a dopo>> le dico e quest'ultima chiude la porta. In quel momento sono imbattuta nell'andare a vedere che fa Dylan o parlare con il padre. Sicuramente in questo momento Dylan vorrà stare da solo e non avrà voglia di sentire le mie lamentele su come ha trattato la madre, perciò optato per la seconda opzione.
<<Signore, vuole per caso che le prepari un caffè?>> chiedo entrando in cucina.
È seduto su uno sgabello, ha i gomiti appoggiati sul bancone di marmo e si tiene la testa tra le mani.
Non appena sente le mie parole alza la testa lentamente e mi sorride debolmente, per poi dire: <<Se non è di troppo disturbo si.>>
<<Ma certo che non lo è, glielo preparo subito. Mi dia solo due minuti>> lo tranquillizzo e mi avvio verso i fornelli della cucina.
Mentre inizio a prepararlo, sento dei singhiozzi strozzati provenire da dietro di me e quando mi giro vedo che l'uomo difronte a me sta piangendo.
<<Signor Walker...>> dico in tono dispiaciuto, <<scusami Chloe, ma è più forte di me. Non riesco più a sopportare l'indifferenza di mio figlio. Sono anni che combatto contro questa cosa, ma adesso non ce la faccio più: è troppo persino per me>> ammette asciugandosi gli occhi ormai bagnati di lacrime.
Il caffè in men che non si dica è pronto e a quel punto lo verso in due tazzine. Una volta fatto mi avvicino al bancone e mi siedo davanti ad Erick. Gli porgo una delle tue tazzine e nel mentre mi ringrazia, poi inizio a girare il caffè e dico: <<Signor Walker so che tutta questa situazione la fa stare male, e mi creda che nonostante il male che ha provocato a Dylan, sono sicura che in parte anche lui sta apprezzando tutti gli sforzi che sta facendo per cercare di ricostruire un rapporto stabile>> confesso incerta. Dylan non è sempre colui che vuole mostrare di essere.
Se essere anche una persona ragionevole e piacevolmente sorprendente, e sono più che sicura che sta notando i cambiamenti del padre. Non ne ho la certezza, ma molto probabilmente nemmeno Dylan l'avrà, ma voglio fidarmi del suo buon senso.
<<Sei una fortuna per lui Chloe>> dice all'improvviso Erick e i miei occhi si assottigliando per far spazio ad uno dei sorrisi più ampi che io abbia mai fatto in vita mia.
<<Dico davvero>> mi prende una mano e me la stringe forte, <<cerco solo di fare il mio meglio per renderlo felice, anche se...>> vengo bloccata da lui, <<anche se molto spesso ti distrugge, non è così?>> chiede, <<si...>> abbasso la testa e fisso la mia tazzina ancora piena.
<<So che è difficile stare con uno come lui, però è palesemente ovvio che nessuno dei due riesce a stare senza l'altro. Dylan ormai ha preso da me, ha ereditato il mio caratteraccio e immagino che sia davvero molto movimentato stare con uno come lui>> afferma, <<si ma, alla fine uno può sempre migliorarsi. Dylan vuole cambiare, è quello che mi sta dicendo da mesi e anche se al momento non vedo miglioramenti, so per certo che un giorno cambierà. Non dico che deve farlo per me, non è quello che voglio, deve farlo per se stesso e per il suo futuro>> ammetto alzando lo sguardo, <<vedi... È questa la cosa incredibile di te. Riesci a vedere sempre il lato positivo in tutto, ed è una cosa che non molti riescono a fare>> dice con il sorriso, <<qualcuno dovrà farlo al suo posto, no?>> chiedo, <<be' si, ma non tutti hanno questo coraggio di prendersi tutta questa responsabilità. Per quel poco che ti conosco ho capito che sei davvero una persona stupenda, e non lo dico perché sei la fidanzata di mio figlio, lo dico perché è così. E mi basta ricordare quando ti sei offerta di aiutarmi, mesi e mesi fa proprio in questa stanza, quando io e Dylan abbiamo avuto una della nostre tante discussioni>> ribatte con tranquillità.
Solo in quel momento, ascoltando per bene le sue parole, mi ritorna in mente che ho tenuto nascosto a Dylan il matrimonio del padre.
Oh merda, se viene a scoprilo si arrabbierà sicuramente con me.
<<A proposito di questo... Quando ha intenzione di dire a Dylan del suo matrimonio?>> chiedo guardandolo dritto negli occhi.
Lui distoglie per un minuto lo sguardo da me, ma poi lo rialza.
<<Oggi stesso, ma non sono più sicuro di volerlo fare. Ero venuto qui solo per un obiettivo, ovvero farmi perdonare da sua madre. Se ci sarei riuscito allora a quel punto gliene avrei parlato, ed è quello che voglio fare visto che mi ha perdonato.
Ne ho parlato solo con la madre, prima che voi siete scesi al piano di sotto e anche lei mi ha consigliato di dirglielo. Però lui non gradisce la mia presenza e ho paura che dirgli che tra qualche settimana mi sposerò, peggiorerà solamente le cose>> ammette.
<<Che cazzo fai tra qualche settimana?>> urla qualcuno interrompendo la nostra conversazione.
Mi alzo di scatto in piedi quando vedo Dylan sulla porta della cucina, e Erick fa lo stesso.
<<Ecco... Ti posso spiegare, siediti un minuto...>> inizia a dire quest'ultimo, <<rispondi alla mia domanda porca puttana>> sbotta Dylan, <<mi sposo>> risponde il padre.
Dylan non sembra sorpreso, ma non riesco a decifrare il suo stato d'animo perché è avvolto da un mix di emozioni. Stringe con forza i pugni e mette a risalto la sua mascella ben scolpita. La vena del collo inizia a pulsare e lo sguardo minaccioso, con cui sta guardando il padre, è qualcosa di terrificante.
Lentamente si gira verso di me e mi guardo allo stesso modo in cui guarda Erick.
Questa si che è la mia fine.
<<Tu lo sapevi?>> chiede a denti stretti, <ehm... Io>> cerco di dire, <<rispondimi cazzo>> urla infuriato, <<si...>> rispondo a bassa voce, <<ripetilo se hai il coraggio>> mi incita lui, <<si, lo sapevo Dylan>> ammetto schietta e lui indietreggia di un passo.
<<Tu... Come... Come hai potuto...>> mi punta il dito contro e scuote la testa lentamente, <<Dylan lasciala stare non è colpa sua, sono stato io a pregarla di non dirti niente>> interviene Erick, <<sta-sta zitto cazzo. Tu sei proprio l'ultimo qui dentro che può parlare>> balbetta Dylan prima di ritornare a posare lo sguardo su di me.
<<E così sapevi tutto sin dall'inizio, ma hai preferito nascondermi tutto invece che dirmi la verità>> inizia a dire, <<Dylan io...>> dico ma vengo interrotta da lui, <<no, non ti azzardare a dire nulla. Siete solo due bugiardi, ipocriti e schifosi. State bene insieme e adesso capisco perché avete tanto legato in questi mesi, siete della stessa razza>> indica me e il padre, e poi ride nervosamente.
<<Non ci posso credere. La mia ragazza e mio padre schierati tutti da una parte contro di me... Ma che merda è? Vaffanculo>> urla uscendo di scatto di cucina, <<Dylan aspetta>> lo rincorro, ma lui non mi ascolta.
<<Togliti dalle palle>> dice e chiude la porta alle sue spalle.

Nothing more 3 || un nuovo inizio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora