Capitolo 96

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Dylan

Quando finalmente le ore di volo sono finite, tutti i passeggeri iniziano a scendere dall'aereo ed io faccio lo stesso. Dopo aver preso tutto il necessario, che equivale alle mie valigie, esco fuori dall'aeroporto e subito vedo mia madre appoggiata ad una grossa macchina di lusso. Quando mi vede le sue labbra si piegano all'insù, formando uno dei sorrisi più belli che abbia mai visto ma solo quando me la ritrovo a qualche centimetro di distanza noto che sta piangendo.
<<Che hai?>> chiedo quando me la ritrovo tra le braccia.
<<Sono contenta di vederti e di sapere che tu stia bene. Devi venire subito a casa Dylan è successa una cosa molto importante e devi sapere tutto>> spiega e giuro di riuscire a leggere il terrore nei suoi occhi.
Senza replicare salgo in macchina e insieme ci dirigiamo nella villa di mia madre.
È la prima volta che vengo qui, non c'ero mai stato e solo quando me la ritrovo davanti mi rendo conto della grandezza e della vastità di questa casa.
All'esterno è tutta dipinta di bianco e ha un giardino enorme, come minimo avrà sette stanze e devo ammettere che è molto carina, vista da fuori perlomeno.
<<Vieni dentro e lascia in macchina le valigie, ci penserà Connor a portarle in casa>> dice indicando l'autista della macchina che ci ha portato fin qui.
Mi giro un attimo verso di lui per guardare l'uomo in questione e lui mi sorride, ricambio il sorriso per educazione e poi seguo mia madre entrando in casa.
Quando finalmente varco la soglia la prima persona che vedo è mio padre e subito mi si gela il sangue.
Che cazzo ci fa lui qui?
Affianco a lui c'è Mathias, visibilmente irritato e mezzo preoccupato.
Quando nota la mia presenza cerca di ricomporsi e mi sorride.
<<Bentornato bello>> viene verso di me e mi da una pacca sulla spalla.
<<Posso sapere che cosa sta succedendo? E tu perché cazzo sei qui?>> chiedo irritato mentre guardo mio padre.
<<Vieni, sediamoci>> Mathias invita tutti a eseguire il suo ordine e così facciamo.
Ci sediamo tutti e quattro in un lungo tavolino di legno e aspetto che qualcuno di loro inizi a parlare.
<<Be'? Devo aspettare Natale per far sì che qualcuno mi spieghi che cosa sta succedendo???>> domando.
<<Al tempo del college io e tuo padre eravamo molto amici, ci eravamo conosciuti tramite un nostro amico di nome Zabdiel. Da quel momento lì la nostra amicizia fu così forte da unirci tutti e tre, in modo tale da diventare un trio. Durò non molto questo piccolo gruppetto che avevamo creato perché io e tuo padre litighiamo per una sciocchezza e così lui prese le distanze da noi.
Io e Zabdiel decidemmo, dopo i vent'anni, di andarcene a vivere a Parigi e, dopo parecchi anni, quando creai una linea tutta mia lui si offrì di aiutarmi. Ovviamente i proprietari e le menti di tutto ciò eravamo io e mio fratello, ma lui è subentrato più tardi rispetto a me e Zabdiel. Si offrì di aiutarmi e gli offrii un lavoro da dipendente, doveva occuparsi dei vestiti e delle sfilate, insomma aveva un'incarico molto grande e complesso>> inizia a spiegare Mathias.
<<Un giorno arrivò tutti infuriato a lavoro e mi disse che doveva parlarmi. Lo portai con me in disparte da tutti e lui mi confessò che tuo padre gli doveva una grossa somma di denaro>> lo blocco. Fulmino mio padre con lo sguardo e poi chiedo: <<Per?>>.
<<Per droga>> risponde mio padre.
<<Ma non è questo il punto, cioè sì ma aspetta fammi finire di spiegare. Io ovviamente gli dissi che non sentivo Erick da un sacco di tempo e che non sapevo più che fine avesse fatto, sapevo che assumeva stupefacenti ma ovviamente non pensavo che c'era questo tipo di contatto tra i due, erano stati proprio loro a tenermi all'oscuro di tutto. Lui lì per lì si calmo però nelle settimane successive era davvero diventato ingestibile, non riusciva più a controllarsi. Mi implorò di aumentargli lo stipendio e così feci ma a quanto pare lui voleva solamente che colmassi quella somma che toccava a tuo padre restituire, e così dopo poco più di un mese lo licenziai>> aggiunge Mathias.
<<Questa storia andò avanti per un anno, lui continuava a venire qui ad implorarmi di riassumerlo ma non ce l'ho fatta. All'inizio mi sono sentito uno schifo, ho pensato di essere uno stronzo per pugnalare un mio caro amico, ma poi alla fine ho capito che non ero io quello sbagliato. Per lui ormai tutta questa situazione era diventata un'ossessione che piano piano si è trasformata in una malattia psicologica ed è da lì che ho capito che aveva bisogno di un aiuto. Io ho provato a cercargli di fare capire questa cosa ma lui continuava a dire che non era così, che lui stava bene e che non aveva bisogno di nessuno né tantomeno di uno strizza cervelli>> finisce di dire.
<<Ed io con tutta questa storia cosa c'entro?>> domando confuso come non mai.
<<Qualche giorno fa è tornato in azienda dopo anni che non si faceva vedere. Avresti dovuto vederlo, sembrava un'altra persona. Non sta affatto bene e sono sicuro che in questi anni non è cambiato. Qualche giorno fa, quando l'ho rivisto, aveva una pessima cera e chissà da quanto tempo non faceva un pasto completo. Non so adesso dove alloggia, se ha una casa, una famiglia o una figlia, ma è davvero messo male. Ha provato a farsi perdonare, mi ha detto che era cambiato e che era davvero mortificato per come si era comportato in passato.
Ha provato a giustificarsi ma io non gli ho dato ascolto e l'ho cacciato.
Il problema è che prima di andarsene mi ha minacciato e mi ha detto che avrebbe distrutto la mia famiglia e quella di Erick, compreso te e Chloe>> spiega Mathias.
Quando sento il suo nome mi si gela il sangue. Se quel figlio di puttana, maniaco, lurido bastardo e sporco prova ad alzare anche solo un dito verso Chloe, io giuro che l'ammazzo. 
<<E tu perché sei qui?>> continuo a chiedere a mio padre.
<<La sera stessa di questo incontro tra loro due, Mathias mi ha chiamato. Mi ha spiegato tutto e mi ha detto di stare attento. Sapendo che tu eri a Los Angeles con Chloe e il bambino, non me la sono sentito di rimanere lì; così la mattina dopo sono andato in aeroporto, ho comprato i biglietti per il giorno dopo e sono partito per Parigi.
È già da qualche giorno che sono qui e tua madre è venuta con me>> risponde lui.
<<Continuo a non capire>> sbuffo e aspetto che qualcuno mi faccia capire meglio.
<<Lui adesso è ancora nei paraggi, tutte le sue prede le ha qui perciò se vuole attaccare qualcuno lo farà qua a Parigi, non a Los Angeles. Avevamo paura che se solo uno di noi rimanesse laggiù, lui potesse viaggiare fino lì e fare del male a Chloe e al bambino. A quanto pare c'è qualcuno che lo sta aiutando perché nessuno di noi gli ha detto che tu eri fidanzato, perciò c'è qualcuno che gli sta facendo da spia e che lo sta aiutando in qualche piano di cui noi non ne sappiamo assolutamente niente. È per questo che siamo tutti qui>> subentra a dire mia madre.  
<<Chloe deve stare fuori da tutta questa situazione e tu devi tenerglielo nascosto>> puntualizza Mathias.
<<Gli ho mentito fin troppe volte non posso nascondergli una cosa così grande>> inizio a dire ma subito vengo bloccato da mio padre.
<<Dannazione Dylan, ma vuoi quel figlio di puttana uccida la tua ragazza e tuo figlio?>> ringhia mio padre, <<se solo tu lo andassi a dire a Chloe, lei si precipiterebbe qui perché avrebbe paura di stare laggiù da sola e non vorrebbe per nulla al mondo lasciarti qui da solo sapendo che sei in pericolo di vita, perciò fai l'uomo e stattene zitto>> aggiunge infine.
<<Tu non azzardarti a parlarmi così perché non sei nessuno, hai capito?>> mi alzo di scatto dalla sedia e involontariamente la faccio cadere a terra.
<<Dylan smettila, tuo padre ha ragione>> mi rimprovera mia madre, <<Chloe deve starne fuori, per il bene di tutti>> aggiunge.
Raccolgo la sedia caduta a terra e poi mi risiedo sopra quest'ultima. Incrocio le braccia sul tavolino ed inizio a fissare un punto a caso sopra quest'ultimo.
Questa non ci voleva cazzo!

Nothing more 3 || un nuovo inizio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora