Capitolo 56

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Dylan

Al risveglio non trovo Chloe al mio fianco.
In men che non si dica scendo subito dal letto e vado in bagno per assicurarmi che non si stia sentendo male. La porta si apre e per fortuna non trovo nessuno, così a quel punto decido di scendere al piano di sotto, sperando di trovarla in cucina.
Ieri sera, dopo il nostro momento di passione, si è addormentata sul mio petto. Ho cercato di svegliarla per convincerla ad andare al piano superiore, ma lei si opponeva sempre e più cercavo di smuoverla, più lei si rannicchiava al mio petto. Così a quel punto l'ho presa in braccio e l'ho portata nella mia stanza, dove poi abbiamo dormito beatamente.
Non appena arrivo in cucina, la trovo alle prese con i fornelli mentre sta preparando la colazione.
<<Buongiorno>> l'abbraccio da dietro e lei mi sorride, <<buongiorno>> replica girandosi e lasciandomi un bacio sulla guancia.
<<Ascolta, questi baci li dai a tua sorella non a me>> confesso prima di prenderla per per un braccio e baciarla.
Le infilo la lingua in bocca e lei colta alla sprovvista, mi accoglie.
<<Non ce l'ho>> confessa ridendo una volta dopo essersi staccata, <<cosa?>> chiedo, <<una sorella>> risponde, <<vabbè, quando ce l'avrai bacerai lei in quel modo. A me mai più, che ti sia chiaro>> l'avverto scherzando e poi mi vado a sedere sul bancone della cucina.
<<Ho capito che ho una madre giovane, ma non penso che si metta a fare un altro figliolo proprio adesso. E poi... Non è nemmeno fidanzata, quindi la vedo dura>> confessa continuando a ridacchiare, <<può pur sempre sentirsi con un uomo e magari non dirtelo, proprio come ha fatto mia madre. In pratica ho avuto la conferma della loro relazione quando sono partito per Parigi>> ammetto, <<ho sempre saputo che sarebbe successo qualcosa, entrambi avevano un'attrazione pazzesca>> dichiara la mia ragazza mentre mi offre la colazione, <<può essere>> rispondo e prendo la mia brioche.
Avvicino quest'ultima alle mie labbra, ma prima ancora di gustare il suo piacere, vengo interrotto dal rumore del campanello che suona ininterrottamente.
<<Vado io ad aprire>> si offre Chloe, <<no non preoccuparti. Tu mangia, vado io>> mi alzo ed esco dalla cucina.
Ma chi può essere a quest'ora?
Mio padre? No impossibile, questo è un'orario troppo mattiniero per uno che di domenica tende ad alzarsi come minimo all'undici.
Logan? Tyler?
Avranno qualcosa da dirmi?
Apro la porta e rimango scioccato.
<<E tu che cazzo ci fai qui?>> chiedo alla donna difronte a me, <<vedo di esserti mancata>> mi fa l'occhiolino ed entra in casa.
Prima di fare rumore, la prendo per un polso e la faccio voltare verso di me.
<<Questa è casa mia e fin quando sarà intestata a me comanderò io qui dentro. Sei stata invitata? No, non mi pare, quindi sei pregata di andartene>> ringhio e le indico la porta.
<<Non è carino cacciare una persona e poi ti chiedo gentilmente di trattarmi da persona rispettosa, tale io sono al posto tuo>> ribatte lei, <<piombare alle otto meno dieci a casa di una persona che conosci a malapena è rispettoso?>> chiedo sarcasticamente, <<vattene Wendy>> ripeto.
<<Smettila di dirmi quello che devo e che non devo fare, se sono qui è per te>> ribatte lei innervosita, <<che sei venuta a fare qui??>> chiedo di nuovo, <<mi ha mandato tua madre, in pratica...>> quando finalmente inizia a parlare, Chloe entra in salotto, interrompendo il nostro discorso.
<<Amore ma chi è...>> si blocca quando vede la donna difronte a me.
<<Ora capisco perché volevi che me ne andassi>> replica Wendy, <<è meglio che tu vada>> le indico di nuovo la porta, <<cos...>> la blocco, <<vuoi andartene si o si?>> le impongo, <<tieni. Ero venuta a darti questa lettera di tua madre. Starò in giro da queste parti fino a giugno, nella lettera c'è scritto tutto quello che devi sapere. Chiamami quando sarai meno stronzo e buona giornata>> mi lancia la lettera e poi se ne va sbattendo con forza la porta.
<<Dylan chi era quella?>> Chloe si posiziona difronte a me e incrocia le braccia al petto.
<<Ho aspettato a dirtelo perché sono successe troppe cose in questo periodo, comunque lei è Wendy ed è la mia manager>> confesso, <<manager?>> ripete lei, <<si>> rispondo.
Sul tuo sguardo leggo la confusione e così mi precipito a dire: <<È la ragazza che mi seguirà quando andrò a Parigi. Non partirò più ad agosto, ma lo farò a giugno.>>
Il suo sguardo si spegne insieme ai suoi occhi, facendoli diventare di un blu scuro.
<<Quindi subito dopo la laurea?>> chiede lei ed io annuisco, <<ed è ufficiale?>> domanda a sua volta, <<credo>> rispondo.
Lei non ribatte, ma in cambio abbassa lo sguardo e lo posa sulla lettera che ho in mano. Seguo anche io quel gesto e fisso la busta bianca che mi ritrovo tra le dita.
<<Dovresti aprirla>> mi consiglia, <<si scusa, hai ragione>> scuoto la testa e poi la apro.
Prendo fiato e inizio a leggere.
I primi righi non raccontano nulla di interessante. Mia madre si scusa per non essermi venuta a dire le cose che sono scritte in questa lettera a voce, e dice che appena può verrà a trovarmi insieme a Mathias.
Nelle righe successive c'è la risposta che io e Chloe volevamo.
Il venticinque di giugno dovrò partire per Parigi e con me verrà anche Wendy.
<<Allora? Che cosa c'è scritto?>> chiede impaziente la mia ragazza.
Alzo lo sguardo verso di lei e le mie mani iniziano a tremare. Partire con due mesi di anticipo non è il massimo, soprattutto dopo quello che abbiamo passato in questi giorni. Volevo programmare una vacanza per tutti noi, per farla rilassare, ma a quanto pare le probabilità sono poche.
<<Dio santo Dylan. Devo fare tutto io>> mi strappa il foglio di mano e inizia a leggere.
In men che non si dica cambia subito umore, da irritata passa ad uno stato di completa paura e tristezza.
<<Quindi adesso è ufficiale?>> chiede ed io mi limito solo ad annuire.
<<Lo sapevo che sarebbe andata a finire così. Speravo che il nostro bambino ti facesse cambiare idea, ma mi sbagliavo di grosso>> dice alzando lo sguardo su di me.
Mi restituisce il foglio in mano e cerca di andarsene al piano di sopra. Per fortuna io sono più veloce e la blocco per un braccio.   
<<Non provare a scappare da me>> ringhio, <<non sono io quella che lo sta facendo>> replica.
<<Lo sto facendo per te Chloe>> ammetto, <<Per me? Sul serio Dylan? Allontanandoti da me e andando a vivere in un altro continente, come puoi fare qualcosa di buono per me? Mi lasci da sola, in una città dove ho solo mio padre. Mia madre vive a due ore di distanza e qui ho solo i miei amici. Pensi davvero che sia pronta a vivere da sola? In questa casa enorme dove ci sono troppi ricordi, troppi ricordi di me e di te, di noi cazzo. Come pretendi che io stia? Come posso dirti che andrà tutto bene e che sarà semplice?>> spiega, <<è una cosa momentanea Chloe, poi troveremo una situazione>> cerco di dire ma lei inizia a scuotere la testa in modo frustante e poi urla: <<No Dylan, basta non dire così. Lo sai pure tu che non è una cosa momentanea. Tu hai già deciso per tutti, sai già che la tua vita sarà a Parigi, non ti sei mai chiesto che cosa volessi io e nonostante te l'avessi ripetuto più volte che non sarei venutala laggiù, te hai continuato per la tua strada. Te ne sei completamente fregato di me e adesso te ne stai anche fregando anche di tuo figlio.>>
Ha ragione?
<<Chloe ma...>> cerco di dire ma mi zittisce, <<non sprecare più tempo Dylan, ho già capito. So come sei fatto, ma non ti aspettare che io mi faccio sottomettere da te. Ho una dignità, una figura da rispettare e per di più non sono sola. Ho in grembo una creatura che vuole nascere e vuole essere riempita di amore e di affetto, ha bisogno di ricevere quello che necessita e ti posso giurare Dylan che non gli farò mancare niente. Però ricordati, anche io sono determinata e se decido di voler proseguire per la mia strada lo faccio. Se ci sarai bene, se non ci sarai vorrà dire che starai lontano da tua figlia o figlio>> sputa acida.
Mi manca il fiato al solo pensiero di non potermi vivere giorno per giorno la creatura che sta crescendo nella pancia della mia donna.
<<Come ho vissuto io senza un padre, ci vivrà anche lei a meno che tu non cambi idea>> spiega, <<è un ricatto per caso?>> chiedo infuriato, <<no, è solo un avvertimento>> risponde.
Non ci posso credere che sia davvero arrivata a dire una cosa del genere. Forse ha ragione, dovevo pensare più spesso a quello che desiderava lei. Mi hai sempre rinfacciato questa cosa, mi ha sempre detto che non ho mai pensato a quello che voleva lei per il suo futuro e ha ragione ad arrabbiarsi così tanto. Però non può allontanarmi da quello che un giorno sarà mio figlio.
<<Come puoi dire una cosa del genere?>> chiedo deluso, <<se tu ti fossi messo, anche solo per un secondo, nei miei panni e pensare a quello che volevo per il mio futuro, a quello che desideravo, alle mie passioni e a tutto quello che amo: forse a questo ora sarei già con te a Parigi>> ribatte, <<sei stato tu a farmi prendere questa decisione. Se ti fossi comportato diversamente molto probabilmente ad oggi la penserai in maniera diversa, ti verrei incontro, pur mettendo in secondo piano quello che desideravo, ma come non lo fai tu non lo farò pure io.>>
Se ne va al piano di sopra lasciandomi lì da solo, con quel dolore al petto che non provavo ormai dall'ultima volta che mi ha lasciato.

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