Capitolo 29

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Chloe

Il vestito di mia madre riflette sotto le luci dei lampioni, situati vicino l'entrata del cancelo di mio padre.
Ha un'abito a tubito, coprente, nero ed è molto semplice. Niente di stravagante o di volgare. Indossa degli stivali bassi, anch'essi neri, visto che non sa camminare sui tacchi.
L'unica volta che mi ricordo di averla vista con un paio di tacchi addosso è stato il giorno della mia comunione.
Quando tornammo a casa non ne poteva più e si tenne il dolore ai piedi per tre giorni.
<<Questa è casa sua?>> indica la grande abitazione difronte a noi, <<ti avevo avvertita>> le ricordo, facendo riferimento alle parole che le ho detto in macchina poco prima.
<<È enorme>> esclama lei sgranando gli occhi, <<secondo te sono vestita bene per entrare lì dentro? Pensi che sia all'altezza per farmi vedere da gente così ricca?>> chiede preoccupata, <<mamma ma stai scherzando o cosa? È di Chris che stai parlando>> gli ricordo, <<si, ma ci sono anche altri suoi parenti e per di più ci saranno anche le figlie e la moglie>> mi ricorda lei, <<compagna>> la correggo, <<qualunque cosa sia ha poca importanza e non fa differenza>> ribatte lei, <<si invece, la fa eccome>> dico iniziando ad irritarmi, <<no>> replica fredda.
Adesso mi sente!
E proprio in quel momento, quando avevo ormai deciso di dirgliene quattro, Dylan si mette in mezzo e dice: <<Adesso basta. Vi pare il momento di litigare? Vi state comportando da bambine quando invece siete due donne, adulte e vaccinate. Basta con queste bambinate da ragazzine adolescenziali.>>
Ha ragione, ma certe volte è davvero irritante quando ci si mette.
C'è differenza secondo me tra essere una semplice compagna o una moglie, perciò non può dire che sono la solita cosa.
<<Adesso andiamo forza. E guai a voi se continuate a litigare>> ci avverte Dylan per poi farci strada.
Io e mia madre ci guardiamo e lo seguiamo senza fiatare.
Sappiamo entrambe che ha ragione e sono più che sicura che anche lei sappia che abbiamo sbagliato, ma siamo fatte così. Un minuto prima andiamo d'amore e d'accordo, l'altro no.
Mentre Dylan suona al campanello, mia madre si da un'ultima sistemata, ma quando ci vengono ad aprire la porta, si ricompone subito.
<<Dylan che bello rivederti>> dice Elisabeth con il sorriso.
I due si abbracciano e il mio fidanzato si ritrova in uno stato di totale imbarazzo.
Non è abituato a dimostrazioni d'affetto, ma a quanto pare con loro ci dovrà fare l'abitudine.
<<Cara, vieni entra>> dice Elisabeth quando mi vede ancora sulla soglia della porta.
Entro e l'abbraccio. <<Come stai?>> chiede, <<bene grazie>> le sorrido e proprio in quel momento vedo apparire mio padre dietro le spalle della compagna.
Quest'ultimo saluta subito Dylan con una stretta di mano e poi si gira verso di me.
<<Tu devi essere Catherine giusto?>> chiede Elisabeth a mia madre, <<si>> risponde lei, <<molto piacere. Chris mi ha parlato molto bene di te>> afferma la compagna abbracciandola, <<mi fa piacere>> confessa mia madre. Posso leggere la felicità nel suo sguardo alle parole di Elisabeth.
Mentre mia madre continua parlare con la nuova compagna di mio padre, io mi dirigo verso Chris e lo saluto.
<<Scusa se non l'ho fatto prima, ma volevo stare affianco a mamma>> sussurro al suo orecchio, <<tranquilla>> mi stringe a se e poi mi lascia.
Gli occhi di mia madre incontrano quelli di mio padre e per un attimo mi sembra di vedere un film, proprio quando si vedono le famosissime scene a rallentatore. I due si sorridono e quando mio padre trova il coraggio, si avvicina alla sua ex compagna e l'abbraccia.
Elisabeth non sembra per niente a disagio, anzi: sorride e sembra felice di vedere i due di nuovo insieme.
<<Sta andando bene per ora, non trovi?>> sussurra Dylan al mio orecchio, mentre mi cinge da dietro.
<<Be' si, ma dobbiamo pur dire che siamo appena arrivati. Per adesso sta andando bene, sembrano molto in sintonia e non vedo il disagio nei loro comportamenti, ma bisogna vedere come proseguirà il corso della serata per averne la conferma>> spiego e lui annuisce.
<<Tata>> la piccola Ester mi tira il vestito e quando la guardo non posso fare a meno che sorriderle. Quando la prendo in braccio sposta lo sguardo su Dylan e lo indica.
Lui gli sorride timidamente e quando mi giro per guardarlo negli occhi, lo vedo imbarazzato.
La piccola tiene in mano una bambolina e la stringe forte al petto.
È stupenda, sin dalla prima volta che l'ho vista mi sono completamente innamorata di questa bimba. Da come la guarda Dylan direi che è lo stesso per lui, ma non ne sono sicura visto che lui detesta i bambini piccoli. Dice che non fanno per lui pannolini, biberon, ciucci e pianti dalla mattina alla sera.
<<Ciao Chloe>> Daisy appare alle mie spalle e quando mi giro per guardarla, mi rivolge un sorriso sincero.
<<Ciao>> dico ricambiando il sorriso.
<<Vuoi che prenda Ester? Delle volte è molto appiccicosa e magari può darti noia. Se ti da fastidio tenerla in braccio puoi darla pure a me>> afferma stendendo entrambe le braccia verso la bambina.
Quest'ultima tira uno strillo lamentoso, facendomi capire che nemmeno lei vuole staccarsi dalle mie braccia, così dico a Daisy: <<No no, non preoccuparti. Non mi da fastidio.>>
<<D'accordo come vuoi>> dice infine quest'ultima.
<<Sono contenta di rivedervi>> aggiunge rivolgendosi a me e a Dylan, <<anche a noi>> parlo per entrambi.
<<Comunque devo ammettere Chloe che te lo sei scelto proprio bene>> ride divertita la ragazza diciassettenne difronte a noi, mentre guarda il mio ragazzo. Quest'ultimo si imbarazza e diventa tutto rosso in viso, ma per educazione sorride e poi dice: <<Grazie.>>
<<Se mi dasse più ascolto sarebbe il ragazzo perfetto>> ammetto guardandolo, <<mia cara non si può avere tutto dalla vita e comunque qualsiasi cosa possa succedere tra di voi, sono sicura che sarete in grado di superarla. Si vede da come vi guardate che siete persi l'uno nell'altra>> le sue parole mi colpiscono fino in fondo e quando incrocio di nuovo lo sguardo di Dylan, che per un momento avevo distolto guardando la mia sorellastra, noto che mi sta guardando.
Prima ancora di ringraziarla vengo interrotta da mio padre che ci invita ad andare in sala pranzo. Quando entriamo, alla nostra vista appare un mucchio di gente.
Ci sono un sacco di invitati, ma tra la folla solo una persona riesce a catturare la mia attenzione. La figura di mia nonna, madre di mio padre, mi ritorna in mente. E proprio in quel momento, mentre ricordo l'episodio successo a Parigi, me la ritrovo davanti.
<<Che bello rivederti>> ammette accarezzandomi una guancia.
<<Anche per me>> confesso con un piccolo sorriso. Mi fa strano definirla una nonna, perché non l'ho mai vista prima d'ora.
L'unica volta che ci siamo incontrate è stata a Parigi, giusto quei minuti di conoscenza, ma è come se fossi una sconosciuta per me.
Io non so niente di lei e lei non sa niente di me, o almeno così credo.  
<<Vedo che hai già fatto conoscenza con tutti>> indica la compagna di mio padre e la figlia, per poi finire nel guardare la piccola che tengo in braccio.
<<È facile integrarsi quando le persone sono amabile con noi stessi>> spiego e lei annuisce.
<<Chloe, andiamo a sedere. Tra poco ho sentito che inizieremo a cenare tutti insieme perciò direi di andare a prendere i nostri posti>> afferma Dylan affiancandosi a me.
Non degna nemmeno di uno sguardo la donna di fronte a noi, e quest'ultima se ne accorge. Quando riporto lo sguardo sulla signora anziana sembra irritata, quasi arrabbiata, ma continua a contenersi.
<<D'accordo>> rispondo.
Rivolgo un'ultimo sorriso alla donna di fronte a me e poi, quando afferro la mano di Dylan, lo seguo verso la tavola lunga situata al centro della stanza.

Nothing more 3 || un nuovo inizio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora