Capitolo 69

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Chloe

Al suo rientro lo vedo barcollare sulla porta di casa, in cerca di qualcosa su cui reggersi.
<<Dylan>> entro in salotto e lo guardo strabiliata.
<<Ei piccola>> si toglie il giubbotto di pelle e nel mentre mi viene incontro.
Io faccio lo stesso, andando incontro a lui e quando mi ritrovo a pochi centimetri dal suo corpo gli chiedo cos'è successo.
<<Stai bene? Perché sei conciato così?>> chiedo preoccupata.
<<Mai stato meglio>> mi abbraccia e la puzza di rum mi invade le narici.
Sarò anche un in esperta in questo ambito, ma so riconoscere alcuni liquori.
<<Perché hai bevuto?>> chiedo.
<<Fa bene bere, non sempre ma fa bene>> ammette lui con un sorrisetto stampato in faccia.
<<L'alcol rende di te un'altra persona. Una persona che non mi piace>> confesso.
<<Andiamo... Non sono ubriaco, ho solo bevuto un po' ma sono cosciente>> spiega.
<<Dylan ma se nemmeno ti reggi in piedi! Non so perché e con chi hai bevuto di prima mattinata, ma inizio davvero a preoccuparmi>> dico vedendolo in quello stato.
Lui si tocca la fronte e chiude gli occhi per un attimo. Be'... Forse so chi è la persona con la quale ha bevuto, ma non riesco proprio a capirne il motivo.   
È vero quando dico che l'alcol fa di lui una persona che non mi piace avere al mio fianco, ma è anche vero che lo amo da impazzire per privarlo di una cosa.
Non l'ho mai fatto e mai lo farò. Non tutte le ragazze avrebbero mandato il proprio fidanzato dall'altra parte del mondo solo per fargli inseguire il proprio sogno. O meglio dire, forse si... Ma avrebbero rinunciato ai propri sogni e sarebbero andate con loro.
<<Dylan...>> lo incalzo.
<<E va bene cazzo... Ho bevuto solo cinque bicchieri di rum, ma sto bene>> ridacchia e mi accarezza una guancia.
Il suo tocco caldo mi brucia la pelle, ma tutta questa situazione non è piacevole e di conseguenza nemmeno ciò che ne comporta.
<<Perché hai bevuto?>> domando.
<<Te l'ho detto... Fa bene bere ogni tanto, dovresti bere anche tu>> replica andandosi a sedere sul divano.
<<Dylan ma che cosa stai dicendo! Sono incinta, non posso assumere alcolici. Si vede proprio che sei ubriaco... In uno stato di coscienza non mi avresti mai detto una cosa del genere, anzi molto probabilmente se solo mi fosse passata per la mente un'idea del genere mi avresti torturato. Mi avresti fatto una testa grossa quanto una casa, rimproverandomi e rinfacciandomi le conseguenze>> spiego.
<<Oh andiamo... Un bicchiere ogni tanto non fa male né a te né al piccolo>> si sdraia sul divano e chiude gli occhi.
Io lo seguo ma non mi siedo, rimango in piedi a guardarlo. 
Cerco di trovare una spiegazione a tutto questo. Una spiegazione al suo comportamento, ma non ne ho davvero la più pallida idea. Ho i pensieri confusi.
<<Vieni... Ti accompagno al piano di sopra. Mi racconterai cos'è successo quando ti sarà passata la sbornia>> gli prendo un polso e lo tiro a sedere sul divano.
<<Dylan per piacere collabora... Non ho tutta questa forza>> dico in tono lamentoso e lui si alza.
<<Ce la faccio anche da solo... No-non preoccuparti>> cinguetta lui.
Con cautela inizia a camminare verso le scale, ma quando sale il primo gradino inciampa e casca su quest'ultime.
Corro subito verso di lui e preoccupata gli chiedo se sta bene e se si è fatto male.
Lui per fortuna scuote la testa e mi dice che è stata solo una caduta, ma per evitare di farlo ricadere questa volta lo aiuto. Quando arriviamo al piano di sopra lo adagio lentamente sul letto e lui richiude ancora una volta gli occhi, impedendomi di vedere le sue splendidi iridi verdi.
<<Adesso scendo al piano di sotto, ti sveglierò tra due orette. Tu cerca di riposare>> dico in tono pacato.
Dovrei essere arrabbiata con lui, più o meno, ma non lo sono.
Vado verso l'armadio e apro un'anta, prendo un Plaid e quando ritorno da Dylan glielo stendo addosso in modo da tenerlo al caldo.
Le giornate si stanno facendo ormai già calde, tra poco inizierà l'estate ed io non vedo l'ora di partire, ma l'atmosfera comunque non è delle migliori e qui in casa c'è abbastanza freddo.
Quando gliela posso addosso lui mugola qualcosa di incomprensibile, e così per non disturbarlo mi avvio verso la porta.   
<<Voglio sposarti Chloe>> sibila.
Il mondo smette di girare intorno a me.
La terra si ferma.
Il mio cuore si ferma e mi concentro solo sulle parole di Dylan.
<<Cosa?>> chiedo.
Lui se ne resta zitto, gli occhi rimangono chiusi e le labbra pure.
Per un momento penso di essermi immaginata quelle parole fuoriuscire dalla sua bocca, ma no. Sogno, sogno fin troppo ma quelle parole erano vere. Questa volta non sono stata io a fantasticare dei teatrini su me e lui.
Dylan Walker ha detto che mi vuole sposare.
So di non dovermi fidare delle sue parole, soprattutto quando è ubriaco, ma sono felice di sentirglielo dire. Ha sempre odiato i matrimoni e me lo ha ripetuto fino all'esaurimento, ma è piacevole sentirgli dire il contrario.
Quando scendo al piano di sotto mi avvicino al divano per rimettere apposto i cuscini che Dylan ha buttato in terra poco prima di sdraiarcisi sopra.
Raccogliendoli da terra noto che sopra il divano c'è il suo telefono.
Deve essergli cascato dalla tasca dei jeans quando si è buttato a peso morto su quest'ultimo.
Afferrandolo, lo schermo si illumina, mostrandomi tre messaggi dalla manager.
Wendy.
Clicco sopra l'ultimo messaggio e sul blocco schermo del suo iphone appaiano ben visibili i tre messaggi e ciò che contengono dentro.
Spero tu stia bene. Io sono appena arrivata a casa, vado a farmi una camomilla per rilassarmi un po' o altrimenti mi ritroverai morta.
Contiene il primo messaggio.
Anche se so che è quello che vuoi:(
Il secondo.
Ps: A parte gli scherzi, dimmi poi come andrà a finire tra te e la tua ragazza. Dopo chiamami, senza che lei se ne accorga e dimmi com'è stata la sua reazione quando gli hai detto che per cinque mesi non potrai tornare in America da lei.
Il terzo: ed è proprio in quel messaggio che il sangue mi si gela.
Per cinque mesi Dylan non tornerà a casa da me?

Nothing more 3 || un nuovo inizio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora