Capitolo 49

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Chloe

Bella carica ed energica scendo al piano di sotto, già pronta e vestita, dove trovo Dylan seduto su una sedia di cucina.
<<Buongiorno>> gli giro intorno e gli lascio un bacio sulla guancia.
<<Ei>> finisce di bere il suo caffè e poi mi guarda dalla testa ai piedi.
<<Perché ti sei messa la gonna per andare a lezione?>> chiede indicandola.
Abbasso lo sguardo e guado la mia gonna a tubino nera che mi arriva fino alle ginocchia.
<<Non verrò a lezione>> confesso, <<e perché?>> chiede posando la tazzina di caffè nell'acquaio, <<ho avuto un problema con la macchina, perciò voglio andare a sistemarla>> mento.
Mi fa male mentirgli.
Sono la prima a dirgli di dirmi sempre la verità e poi sono anche la prima che sbaglia.
<<Se vuoi posso controllare io. Non sono un meccanico, ma me ne intendo abbastanza>> dice offrendosi, <<no no, non preoccuparti. Ormai ho già chiamato il meccanico, dicendogli che andrò a fargliela vedere proprio stamani, perciò tranquilo e grazie per esserti offerto>> mi affretto a dire.
<<D'accordo come preferisci. Allora... Io adesso vado a farmi una doccia o farò tardi a lezione. Pensi che ce la farò a trovare qui quando torno oppure sarai già andata via?>> chiede avvicinandosi a me, <<finisco di mangiare e poi andrò subito, quindi suppongo di no, ma non preoccuparti. Torno prima di pranzo>> mi avvicino alle sue labbra e gli lascio un bacio su quest'ultime.
<<Allora a dopo piccola>> sorride e si allontana, per poi scomparire dietro la porta.
Appena finisco di fare colazione afferro la borsa, situata sul divano, e poi esco.
Immediatamente entro in macchina e poi parto per dirigermi verso la clinica.
Il dottor Foster ha detto che posso andare da lui prima delle dieci, perciò è meglio che prenda la strada più corta e più efficace per arrivare il prima possibile
Dopo quaranta minuti di macchina parcheggio l'auto ed entro in clinica.
Subito alla mia destra vedo una figura femminile situata dietro un bancone fatto in marmo.
<<Salve, avrei una visita con il dottor Foster>> dico alla così detta segretaria, <<salve, mi può dire nome e cognome?>> chiede, <<Chloe Johnson>> rispondo.
La donna bionda inizia a vagare con il suo computer e poco dopo dice: <<Venga con me signorina.>>
Inizia a farmi strada fin quando non ci ritroviamo entrambe davanti ad una porta bianca. La signora bussa e subito sentiamo una voce maschile che dice: <<Avanti.>>
La donna mi fa cenno di rimanere un attimo fuori dalla porta e quest'ultima entra dentro.
<<Signor Foster ci sarebbe la signorina Johnson che l'attende, posso farla entrare?>> sento dire, <<ma certo, la faccia entrare>> risponde lui.
La donna annuisce e si sposta di lato per farmi entrare dentro la stanza.
Prima ancora di voltarmi verso il dottore ringrazio la donna che mi ha tenuto la porta mentre entravo, e poi mi avvio verso la scrivania del medico.
Lui si alza in piedi e quando si ritrova la mia figura a pochi centimetri dalla sua, mi porge una mano ed io gliela stringo.
<<Prego Chloe, accomodati pure>> mi indica la sedia difronte alla sua scrivania nera ed io mi siedo.
<<Allora mi dica... Che cosa le è successo in questi giorni che non ci siamo sentiti?>> chiede, <<allora innanzitutto mi voglio scusare un ulteriore volta per la chiamata improvvisa che le ho fatto ieri, solo che sono giorni che sono preoccupata e avevo bisogno di avere un appuntamento con lei il prima possibile>> confesso, <<Chloe non preoccuparti... Ti conosco ormai da quando sei una bambina, tua mamma ti portava sempre qui per fare dei controlli e anche lei stessa ci veniva. Ormai mi devi trattare come uno di famiglia>> replica, <<ha ragione, ma era pur sempre domenica e mi è dispiaciuto un sacco disturbarla>> ammetto, <<non preoccuparti dico davvero>> sibila con un sorriso in volto.
Prima ancora di iniziare a parlare faccio un bel respiro e poi mi faccio coraggio.
<<Come già le avevo spiegato per telefono, era da qualche giorno che mi alzavo con la stanchezza addosso. Ormai mi era impossibile fare quasi tutto, perché con un minimo sforzo mi stancavo e di conseguenza la stanchezza non mi permetteva di continuare a fare altro. Ho provato a prendere sera e mattina quelle pillole che mi aveva prescritto lei, ma la situazione non è migliorata più di tanto. Ieri mattina, non appena mi sono svegliata, ho rimesso ed è durato per un bel po questo mio malessere>> spiego e lui nel mentre segna sulla mia cartella i sintomi che gli sto dicendo.
<<Oltre a nausea e stanchezza ha avuto altri sintomi?>> chiede, <<no>> confesso, <<ultimo rapporto sessuale?>>, <<undici giorni fa>> rispondo, <<sta prendendo qualche medicinale oltre alle mie pillole?>> domanda successivamente, <<la pillola anticoncezionale>> confesso, <<la assume ogni sera?>>, <<si>> confesso.
<<Ultima mestruazione?>> chiede, <<un mese fa>> rispondo e a quel punto lui alza di scatto la testa.
<<Mh capisco. Be' signorina Johnson, se ha qualche oretta da dedicarmi vorrei sottoporla a delle analisi del sangue>> afferma, <<analisi del sangue? Adesso?>> chiedo intimorita.
Ho sempre odiato farle.
Ricordo che da bambina ogni volta era un incubo vedere quell'ago.
Mia madre mi leggeva sempre la mano ed io mi giravo dall'altra parte per non guardare l'infermiera prelevarmi il sangue.
<<Sì perché? Deve andarsene?>> chiede alzandosi dalla sedia, <<no no, posso benissimo rimanere>> confesso e lui annuisce.
<<Ottimo, allora mi segua.>>
Usciamo dalla sua stanza ed entriamo in un'altra. Il dottore mi fa sedere su un lettino ricoperto da una carta bianca e poi inizia a farmi tutti gli analisi necessari.
Dopo non so quanti minuti, ore passate dentro quella stanza, finalmente esco insieme al dottore.
<<Allora signorina Johnson i risultati saranno pronti da mercoledì mattina, perciò se vuole potrebbe passare il pomeriggio da me in modo da scoprire e parlare di quel che ha.
Le chiedo gentilmente di stare tranquilla perché sono cose normali soprattutto ora che so che tra qualche mese ha la sua laurea. Anche io ero molto stressato quando mi sono laureato e anche i mesi prima sono stati molto difficili perché mi ammazzavo dallo studio, però se ci fossero altre complicanze sicuramente prenderemo insieme dei provvedimenti>> spiega, <<va bene la ringrazio davvero tanto signor Foster, ci vediamo mercoledì>> gli porgo una mano e lui la stringe.
<<A mercoledì signorina Johnson>> mi rivolge un ultimo sorriso e rientra nel suo ambulatorio.
Quando rientro in macchina faccio un respiro profondo e stringo con forza il volante della mia auto. Devo cercare in tutti modi di tranquillizzarmi e di non pensare alle peggiori delle opzioni.

Nothing more 3 || un nuovo inizio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora