Capitolo 19

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Dylan

Non appena metto piede dentro casa, trovo mia madre agitata che cammina avanti indietro per il salotto.
Chloe è seduta sul divano e sta piangendo, mentre il mio piede è in piedi e si sta dondolando nervosamente sui talloni.
Quando tutti si accorgono della mia presenza in casa, si girano verso di me e Chloe viene subito ad abbracciarmi.
La stringo forte al mio petto e le sussurro uno: <<Scusa.>>
<<Dylan amore, stai bene?>> chiede mia madre venendomi incontro, <<sono stato fuori solo due ore>> gli ricordo, <<figliolo è tutta colpa mia, mi dispiace. Non prendertela con Chloe, lei non centra>> interviene mio padre, <<dovresti andartene>> gli faccio notare e lui annuisce.
Prende le sue cose e a testa bassa si avvia verso la porta.
<<Aspetta Erick>> dice all'improvviso mia madre e tutti ci giriamo verso di lei, <<non andare>> lo supplica con lo sguardo, <<Dylan, è l'ora di finirla con le punizioni. Non fa bene a nessuno questa situazione e l'odio non è un sentimento di cui andarne fieri. Ti prego, perdonalo. Non farlo per lui, fallo per te e per il futuro che desideri avere con Chloe>> aggiunge mia madre rivolgendosi a me.
La guardo male e poi mi giro verso mio padre. <<Vattene>> gli ordino di nuovo e lui se ne va.
<<Sei uno stronzo Dylan, non vedi com'è pentito?>> chiede mia madre, <<lo sto facendo per il bene della nostra famiglia mamma. Quell'uomo non è degno di niente, ne del tuo perdono ne della nostra famiglia. Deve starne fuori e non te lo ripeterò un'altra volta>> le punto il dito contro e Chloe si stacca da me.
<<Dylan>> mi chiama, <<io vado su... Ti aspetto lì, ok?>> dice ed io annuisco.
Mentre quest'ultima se ne va su, rivolge a mia madre un piccolo sorriso e anche lei ricambia.
<<Dylan ascoltami>> mi prende per una mano e mi trascina sul divano insieme a lei, <<se insisto così tanto è solo per te. Sto cercando solamente di farti ragionare, non per altro. Capisco che tu sia arrabbiato con lui, ne hai tutto il diritto, ma va avanti così ormai da anni. Tu non ti stai dando pace con questa storia e non stai permettendo alla felicità di entrare nella tu vita. Nessuno ti dice che devi dimenticare quel che ha fatto, nessuno lo farebbe mai e nemmeno io ho dimenticato quello che mi ha tenuto nascosto. Però potresti archiviarlo, metterlo da una parte e non pensarci più>> inizia a dire mia madre, <<quell'uomo è stato la rovina di tutto. È stato la rovina della nostra famiglia, di me, di te, della mia infanzia e di tutto ciò che ci circonda>> le ricordo, <<lo so ed hai ragione. Ci meritavamo di meglio, io come moglie e tu come figlio, ma la vita avvolte è ingiusta. Bisogna accettare quello che la vita ci dona, e anche se non ci va bene, bisogna in qualche modo accettarlo. Ci sono situazioni ben peggiori di queste...>> confessa, <<come fai a dimenticare tutto...>> dico calmo, <<io non ho dimenticato proprio un bel niente Dylan, e adesso non te lo ripeterò un'altra volta. Ho solamente archiviato e messo da parte tutto il dolore e il rancore che mi ha provocato quell'uomo, per poter vivere serenamente. Ed è una cosa che dovresti fare pure tu>> mi ricorda, <<quindi mi stai dicendo che sei contenta che lui si sposi con un'altra e che si stia costruendo un'altra famiglia?>> chiedo incredulo, <<lo sto accettando, perché so che lui adesso è felice. Ti prego Dylan, accettalo anche tu e metti fine a questa storia. Non dico che una volta perdonato tu debba vederlo ogni giorno oppure andare a cena da lui ogni fine settimana, ti sto solamente dicendo di perdonare tutti gli sbagli che ha commesso e di andare avanti>> spiega.
Vorrei dirgli di no, vorrei convincerla che lui non merita il nostro perdono, ma infondo ha ragione. Mi sto condannando per qualcosa che ha fatto lui, e riempiendolo di odio gli sto solamente dando quella soddisfazione che magari vuole avere.
<<Ci proverò, ma non lo perdonerò mai. Archivio, proprio come hai detto tu, ma non lo perdonerò>> confesso e lei annuisce.
<<Grazie>> dice con un piccolo sorriso, <<non farlo, potrei fallire da un momento all'altro>> le ricordo, <<non lo farai perché so quanto ci tieni al futuro con Chloe, e portandoti l'odio di qualcuno dietro non ti farà stare bene con lei>> ammette ed io annuisco.
<<Adesso va da lei dai, che ne ha bisogno più di me>> mi incita mia madre, <<hai ragione>> confesso e mi alzo.
Improvvisamente mi sento afferrare per un braccio e quando mi giro trovo mia mamma ad un passo da me.
<<Dylan, un attimo solo. Prima che tu salga voglio dirti che lunedì mattina partirò per Parigi>> spiega, <<cosa?>> chiedo confuso ed incredulo allo stesso tempo, <<si, e con me verrà anche Mathias>> aggiunge, <<perché così presto?>> chiedo a mia volta.
Non può andarsene, ci siamo ritrovati solo da due mesi e non può già andarsene lontano.
<<È meglio così Dylan. Adesso che tuo padre è tornato non c'è posto qui per me>> spiega, <<ma lui non vive più qui, adesso questa casa è mia. È intestata a me>> aggiungo subito, <<lo so, me ne ha parlato stamani mattina, ma è uguale. Questa decisione l'ho presa insieme a Mathias e mi dispiace ma... Non cambierò idea>> ammette, <<d'accordo come vuoi. Mi basta solo sapere che tu sei felice>> abbasso la testa per evitare l'imbarazzo che mi stanno provocando le mie stesse parole e lei sorride.
Quando mi viene ad abbracciare, mi butta le braccia al collo ed io la stringo forte per la vita.
<<Ti voglio bene Dylan>> sussurra al mio orecchio, <<ehm anche io>> dico impacciato.
Quando ci stacchiamo dall'abbraccio mia madre mi rivolge un ultimo sorriso e poi mi fa cenno di andare al piano di sopra.
Faccio come dice e quando arrivo davanti la porta di camera mia, la apro senza pensarci troppo.
<<Dylan>> sussurra Chloe, <<piccola, vieni qui>> stiro un braccio verso di lei e in men che non si dica, viene ad abbracciarmi.
<<Mi dispiace davvero tanto, non avrei dovuto tenertelo nascosto>> inizia a dire, <<sono stata una stupida e mi dispiace, ma ti prego non lasciarmi>> aggiunge, <<ei piccola>> le alzo la testa e la costringo a guardarmi, <<dispiace anche a me. Ti ho trattata male, ti ho detto cose orribili che ovviamente non pensavo, ma poi ho capito che non potevo avercela con te. Non dopo quello che ti ho fatto>> spiego, <<cosa ti ha fatto cambiare idea?>> domanda, <<Richard>> confesso.
Non mi va di parlare ora di lui, ma non voglio tenerle nascosto anche questo.
<<Richard? Il tuo amico di Chicago?>> domanda confusa, <<si lui>> confermo, <<l'hai sentito per telefono?>> chiede a sua volta, <<no, è qui a Los Angeles. È in visita e starà qui fino a giugno, poi si trasferita a New York>> spiego, <<oh, capisco>> dice lei staccandosi da me.
So che non è convinta, ma deve esserlo.
Deve capire quanto mi dispiace di averle detto tutte quelle cose.
<<Mi dispiace, davvero>> ribatto, <<lo so ed è per questo che non sono arrabbiata. Era la rabbia che parlava al tuo posto, tu non sei mai stato così con me e so per certo che mai lo sarai>> si avvicina di nuovo e con la sua mano minuta, mi sfiora una guancia.
<<Mi ami ancora?>> chiede poco dopo, <<non ho mai smesso>> la rassicuro e poi la bacio.

Nothing more 3 || un nuovo inizio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora