Capitolo 51

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Chloe

Questi due giorni sono passati troppo velocemente. Oggi è già mercoledì e in questo momento mi ritrovo in macchina, proprio davanti alla clinica del dottor Foster.
L'ansia mi sta prosciugando quel minimo di emozioni buone e positive che ho dentro di me, trasformandole in paura e agitazione.
Oggi ho dovuto mentire a Dylan un'altra volta. Gli ho inventato la prima cosa che mi è passata per la mente, ovvero che avevo da vedermi insieme a Lea per parlare di una cosa importante.
Lei è l'unica a cui ho detto tutto quanto ed è per questo che ha accettato di aiutarmi.
In questo momento se mia madre fosse qui mi darebbe forza, mi darebbe quella spinta che mi porterebbe ad avere fiducia in me stessa, ma sopratutto mi trasmetterebbe sicurezza.
Rimango qualche altro minuto in macchina e poi mi avvio a piedi verso la clinica.
Non appena arrivo di fronte al bancone della segretaria, subito mi riconosce e mi sorride.
<<Signorina Johnson il signor Foster la sta aspettando nel suo ambulatorio, mi segua>> dice ed eseguo il suo ordine.
Quando arriviamo di fronte alla porta bianca, la segretaria entra e chiede al dottore se posso entrare. Il signor Foster ovviamente acconsente e mi fa entrare.
<<Salve signora Johnson, venga pure qua a sedersi>> indica la sedia difronte alla sua scrivania ed io mi siedo.
<<Come si sente signorina?>> chiede con il sorriso stampato in faccia.
Vederlo così di buon umore mi fa passare un po' d'ansia. So che non dovrei fare i salti di gioia visto che ancora non mi ha detto i motivi del mio malessere, ma vederlo così sereno credo che sia già un buon segno.
<<In questi giorni sono stata meglio, per fortuna non mi sono sentita più male e ho cercato di stare il più tranquilla possibile>> confesso, <<molto bene. Dovrà continuare così fino alla laurea in modo che possa fare stare bene entrambi>> replica lui.
Entrambi? Che significa?
Il dottore percepisce la mia confusione alle sue parole e poco dopo inizia parlare.
<<Ecco vede... Stamani mattina mi sono arrivate le sue analisi, come già le avevo detto, e sono perfette. Lei è sana come un pesce, ma c'è un piccolo dettaglio che non avevamo considerato insieme. O meglio dire, io si ma lei credo di no>> spiega.
La confusione prevale qualsiasi altra emozione.
Non riesco proprio a capire dove vuole arrivare e che cosa sta cercando di dirmi. Sono così confusa che in questo momento se qualcuno mi chiedesse come mi chiamo, non saprei nemmeno cosa rispondergli.
<<Signora Johnson lei è incinta>> confessa e il cuore mi si ferma.
La gola mi si secca e guardo il dottor Foster a bocca aperta.
Incinta? No è impossibile.
I miei piani, la mia vita e tutto quello che avevo intenzione di creare crollano in mille pezzi.
Non avevo preso in considerazione questo pensiero. Non avrei mai immaginato, nemmeno nei miei pensieri più lontani, di poter essere incinta.
Incinta? Io... Incinta?
Ma com'è possibile? Sono sempre stata puntuale e continuativa nel prendere ogni sera la pillola.
<<Quan-te settimane?>> chiedo a malapena, <<questo ancora non lo so, ma volendo e sempre se ha tempo possiamo fare un test di gravidanza proprio adesso >> risponde.
Un test...
Ha detto che devo fare un test.
Cazzo..
Dylan sicuramente andrà su tutte le furie, non la prendere affatto bene, non sarà felice come lo sono io in questo momento.
Perché sì, sono felice ma la paura fa scomparire anche quella minima felicità che ho in corpo.
<<Signora Johnson ha bisogno di un po' d'acqua? La vedo pallida...>> dice alzandosi, <<si per favore.>>
Il dottor Foster non perde tempo e subito mi porge un bicchier d'acqua.
Io lo bevo tutto d'un sorso e poi poso il bicchiere di vetro sulla scrivania.
La mia mano trema e il dottore se ne accorge.
<<Immagino che questa notizia l'abbia turbata molto, ma non deve preoccuparsi>> si risiede difronte a me e mi guarda.
<<È che... Non me l'aspettavo>> confesso.
Lui annuisce e poco dopo chiede: <<Per caso si è scordata di prendere la pillola per qualche sera?>>
Improvvisamente il ricordo di quel mercoledì di due settimane fa mi ritorna in mente.
Dylan, per farmi capire che ero io la persona che amava, mi portò a letto.
Ricordo che quella sera, dopo le parole che disse Richard, corsi in camera di Dylan e mi dimenticai di assumere la pillola.
Merda...
<<Sì...>> confesso e lui annuisce.
<<Mi ascolti. Capisco che in questo momento sia sconvolta, è normale esserlo e quasi tutte le donne hanno questa reazione.
Però mi creda che io sto con lei, qualunque decisione prenderà io starò con lei. Se vorrà tenere il bambino io e la dottoressa Morris la seguiremo>> spiega afferrandomi una mano.
<<Voglio tenerlo>> dico in tono deciso, <<signorina Johnson ci deve pensare bene, un figlio non è una passeggiata e capisco se...>> non lo lascio finire di parlare che ripeto: <<Voglio tenerlo.>>
<<D'accordo. A questo punto mi sento in dovere di dirle se vuole fare questo test oppure no>> chiede lui, <<si certo>> dico e lui me ne porge uno.
<<Il bagno è in fondo al corridoio>> spiega mentre esco dalla stanza, <<va bene la ringrazio>> dico e mi avvio.
Sento che da un momento all'altro le gambe possono cedermi.
Entro in bagno e una volta finito ritorno dal dottore.
Gli porgo il teste e mi sorride.
Con un cenno mi invita a sedermi di nuovo, io mi siedo e lo guardo impaziente.
<<La sua creatura è minuscola signorina Johnson, è di una o due settimane>> confessa, <<posso vederla?>> chiedo, <<sarebbe inutile visto che non vedrebbe niente. Tendenzialmente la prima ecografia si fa tra la sesta e la quattordicesima settimana, dove potrò finalmente fornirle qualche informazione sulla sua splendida creatura>> confessa.
Non mi ci voleva proprio una confessione di questo tipo, essendo una persona molto curiosa, però ormai è andata così.
<<Quando potrò sapere se è un maschio o una femmina?>> chiedo impaziente, <<signorina Johnson lei vuole sapere troppo al momento. Ora come ora bisogna pensare solo al benessere del nascituro, poi verrà il sesso.
Solitamente se è un maschio si capisce dall'ottava settimana, perché si avrà una piccola differenziazione dove potremmo vedere una piccola formazione dei testicoli, mentre se è una femminuccia potremmo vedere delle differenze all'incirca dalla decima settimana>> spiega.
Dannazione... Perché così tanto?
<<Va bene>> ribatto.
<<Ne ha parlato con suo marito?>> chiede, <<non sono sposata>> confesso, <<mi scusi, volevo dire con il suo compagno>> si corregge ed io scuoto la testa.
<<Entrambi pensavamo che fosse lo stress per colpa della laurea, nessuno di noi aveva pensato ad un bambino>> spiego, <<capisco. Be' allora in questo caso l'unica cosa che posso dirle è di parlargliene con calma e dargli questa splendida notizia>> ammette con il sorriso.
Quanto vorrei che fosse davvero così.
Vorrei tanto poter tornare a casa, mettermi di fronte al mio uomo e dirgli che sono incinta per poi vedere sulla sua faccia un sorriso o delle lacrime di gioia.
So per certo che non sarà così, non sarà così semplice e non andrà bene, ma devo farmi coraggio.
<<Io l'aspetterò qui tra quattro settimane per potergli dare qualche informazione in più. La mia segretaria le darà l'appuntamento e se vuole, potrà portare anche il suo compagno>> spiega alzandosi ed io lo seguo a ruota.
<<Va bene la ringrazio>> gli porgo una mano e lui la stringe.
Mi accompagna fino alla porta, ma prima ancora che io esca mi ferma per un braccio.
<<Signorina! Quasi dimenticavo... Lo vuole questo?>> chiede mostrandomi il test di gravidanza, <<si grazie...>> lo afferro e poi lo saluto un'ultima volta.

Nothing more 3 || un nuovo inizio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora