Capitolo 21

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Dylan

Le gocce d'acqua bagnano i finestrini della mia auto. Gli studenti entrano di corsa nell'edificio difronte alla mia vista ed è quello che mi toccherebbe fare pure a me, se solo ne avessi una minima voglia.
Anche il cielo piange la partenza di mia madre e nonostante sia passata solo mezz'ora dall'ultima volta che l'ho vista, mi manca di già.
Dopo qualche minuto mi faccio coraggio ed entro in college per andare a lezione.
Mentre passo tra i corridoio, le solite ragazze iniziano a raggrupparsi tra di loro e si sussurrano cose all'orecchio. Di tanto in tanto mi giro da destra a sinistra e da sinistra verso destra, per vedere di riconoscerne qualcuna.
Sono andato a letto con la maggior parte delle ragazze qui dentro e ricordo che al tempo mi divertivo parecchio, era divertente in pratica. Ora invece solo al pensiero di toccare una di loro, mi viene il ribrezzo.
Una volta arrivato davanti la porta di classe mia, trovo Samuel appoggiato al muro. Ha la testa china sul cellulare e le cuffie nell'orecchi.
Passo davanti a lui a testa bassa, sperando con tutto me stesso che non mi chiami, ma avendo sempre la solita fortuna non è così.
<<Dylan>> mi chiama ed io mi giro verso di lui, <<ei>> lo saluto e mi affianco alla sua figura, posizionando la schiena al muro.
<<Come stai?>> mi chiede, <<normale, tu? Chloe mi ha detto che sei stato male>> confesso, <<si ho avuto un po' di influenza, ma adesso va molto meglio per fortuna. Però... Non posso dire lo stesso di te. Che hai? Non mentirmi, hai delle occhiaie assurde e si vede che hai dormito poco>> mi fa notare come se non me ne fossi già accorto prima.
Questa notte non sono riuscito a chiudere occhio. Chloe non ha dormito con me stanotte e ha preferito tornare in dormitorio, perché sapeva che stamani mattina mi sarei dovuto alzare molto presto per accompagnare mia madre in aeroporto.
I pensieri ossessivi mi tormentavano la testa, a tal punto di farmela scoppiare.
<<Ho solo dormito male, tutto qui>> confesso e lui annuisce. Inoltre, non ho mai smesso di pensare all'offerta di mia madre. Non sarebbe male prendere l'aereo ogni fine settimana ed andare da lei per tre giorni, ma ripensandoci è una follia. Sarebbe molto molto stancante e passerei meno tempo con Chloe. Mi sgomenta e mi preoccupa allo stesso tempo sapere di dover ritornare in quella casa, nella fottuta casa che mi sono fatto intestare da mio padre, sperando che Chloe accetti l'invito di venire a vivere con me.
Solo il pensiero di ritornare ad abitare da solo, in quella casa così grande per una persona sola, mi sale il panico più totale.
Ormai ero abituato alla presenza di mia madre che mi rimproverava dalla mattina alla sera per il mio disordine e alla presenza di Chloe. Però da adesso in poi non sarà più così: il giorno della laurea si avvicina, il tempo si restringe, gli argomenti da studiare si moltiplicano, le ore di studio aumentano a dismisura e il tempo per divertirci cala sempre di più.
<<Chloe dov'è?>> chiedo non vedendola, <<di solito è sempre qui con te>> aggiungo guardandolo in volto, <<si lo so, ma questa mattina non l'ho sentita. A dire il vero non la sento già da qualche giorno, da sabato credo. Però non preoccuparti, sicuramente starà arrivando o sarà per strada>> dice tranquillo ed io annuisco.
Vorrei tanto vederla, ne ho bisogno.
Come ogni lunedì mattina Smith entra in classe e ci invita a sederci nei nostri rispettivi posti. Prima di iniziare la lezione, ci spiega su quali argomenti si terrà la verifica che avremo venerdì e proprio in quel momento entra Chloe. Si scusa subito con suo padre, rispettando sempre la privacy tra i due.
Nessuno sa che Chloe e Smith sono padre e figlia, ed è per questo che in classe mantengono il solito comportamento di sempre.
Da quando Chloe ha scoperto del padre, non l'ho mai sentita chiamarlo come tale. Solitamente lo chiama per nome oppure per cognome, proprio come era abituata in passato, ma purtroppo non l'ho mai sentita pronunciare la parola papà.
Senza far rumore va dritta al suo posto e in men che non si dica tira fuori il quaderno per prendere gli appunti.
<<È tutto ok con lei?>> Logan mi dà una spallata per farmi girare nella sua direzione, e quando lo faccio annuisco.
<<Perché me lo chiedi?>> chiedo confuso, <<non ti ha nemmeno salutato quando è entrata in classe, pensavo fosse successo qualcosa. Non sarebbe la prima volta che litigate>> afferma scrollando le spalle, <<non credo siano affari tuoi di quanto litigo con lei o meno, e comunque non è successo niente questa volta. Sarà stanca, proprio come me>> aggiungo cercando di essere il più sincero possibile. Adesso che Logan mi ha fatto notare questa cosa, le mie preoccupazioni si moltiplicano.
Effettivamente non mi ha nemmeno guardato quando è entrata in classe. Non so se non ha avuto tempo oppure se è arrabbiata con me, ma di una cosa sono sicuro, cioè che non le ho fatto niente di male questa volta.
Le ore di lezione passano velocemente e anche questa volta decido di non prendere appunti. Ho pensato di chiederli a Chloe dopo, tanto per attaccare bottone.
La campanella suona e tutti si dirigono fuori.
<<Ei>> vado verso di lei e quando sente la mia voce si gira di scatto, <<ei>> risponde mentre finisce di fare la cartella, <<stai bene?>> chiedo con una lieve preoccupazione.
Ho paura della risposta e il suo silenzio mi mette ansia, ma devo essere forte.
<<Chloe ci si vede più tardi>> si intromette Samuel e proprio in quel momento, se non fosse per la mia coscienza, lo avrei strozzato.
Lei annuisce e quest'ultimo se ne va.
<<Stai bene?>> ripeto, <<si>> risponde schietta, <<tua madre è già partita?>> chiede cambiando argomento, <<si, stamani mattina>> confesso e lei annuisce.
Passano vari secondi di silenzio, ma poi prende coraggio e dice: <<Devo parlarti di una cosa, puoi seguirmi in caffetteria?>>
<<Si certo>> rispondo tranquillo e infine la seguo. I miei piedi camminano da soli, le mie gambe seguono il ritmo di quelle di Chloe, permettendomi di stare al suo passo e quando ci ritroviamo dentro la caffetteria, ci sediamo.
Lei ordina un cappuccino, mentre io un caffè e quando il cameriere se ne va, inizia a parlare.
<<Andrò dritta al punto... Ieri mi ha scritto tuo padre e mi ha invitata al suo matrimonio>> sbianco alle sue parole.
Quel figlio di puttana vedo che non perde tempo.
<<Mi ha chiesto gentilmente di convincerti ad andare ed è quello che voglio fare, ma è giusto che tu sappia questa cosa>> afferma in tono deciso, <<però ti prego Dylan, non fare nulla di azzardato. Ti supplico. Mi ha pregato affinché non ti dicessi niente ed io l'ho tranquillizzato dicendogli che non avrei rivolto parola di questo argomento con te, ma non voglio tenerti nascosto più nulla e se solo lo avessi scoperto da altre persone so che sarebbe stata la fine. Mi sono spaventata tanto l'ultima volta e non voglio che ricapiti più>> abbassa la testa e inizia a giocherellare con l'anello che le ho regalato. È bello sapere che lo porta ancora nonostante tutto, e ancora di più che mi sia venuta a dire tutto.
<<Te lo prometto, anzi te lo giuro, ma ti avverto di già che non ci andrò>> confesso serio, <<Dylan...>> dice in tono lamentoso, <<Chloe no. Non insistere, perché sai come finiremo e non voglio litigare con te>> l'avverto, <<è pur sempre tuo padre>> sibila quasi sussurrando, <<si, ma nell'albero genealogico. Nella realtà non so quanto si possa classificare così>> rispondo subito dopo e lei rotea gli occhi al cielo, <<vabbè, fa come ti pare. Io ci vado>> scrolla le spalle e distoglie lo sguardo sul cameriere che ci serve.
Rimango allibito dalle sue parole e mentre il cameriere posa le nostre ordinazioni sul tavolo, la fisso a bocca aperta.
Quando quest'ultimo se ne va mi affretto subito a dire: <<Non ti azzardare.>>
<<Non prendo ordini da nessuno, se ci voglio andare ci vado>> ribatte con tono autoritario, <<ma non lo conosci nemmeno. Cazzo Chloe, lo conosci da cinque fottutissimi minuti e sul serio mi vieni a dire che siete già in ottimi rapporti?>> chiedo tra l'incredulo e l'incazzato, <<io non ho detto proprio nulla>> replica, <<da come mi rispondi, mi stai già dando una risposta>> le faccio notare e lei sospira.
<<Ascoltami. Tu fai quello che vuoi, io ci andrò. Che ti piaccia oppure no>> aggiunge infine e poi inizia a bere il suo cappuccino.
Mi stupisce ancora di più e rimango spiacevolmente esterrefatto dal suo comportamento. Vorrei metterle una scelta davanti. Dirle che se vuole continuare a stare con me deve stare lontana da mio padre, ma non ce la faccio. Stanotte c'ho pensato tutto il tempo e sono arrivato alla conclusione che non migliorerebbe di certo la situazione. Anzi, la peggiorerebbe. Rischierei di perderla e non posso permettermi una perdita del genere. Mai.

Nothing more 3 || un nuovo inizio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora