Capitolo 59

2.4K 86 13
                                    

Chloe

Rimango completamente a bocca aperta per l'offerta di lavoro che mi sta offrendo Richard. Non ho parole per spiegare le emozioni che ho dentro di me in questo momento, ma questa sensazione svanisce quando incrocio lo sguardo del mio ragazzo.
Quando gli occhi di Dylan si puntano sui miei, mi pietrifico. Il suo sguardo minaccioso, è di ghiaccio quasi da far paura. È tutto rosso in viso e sta cercando di trattenersi. Stringe in continuazione i pugni a tal punto da far diventare le nocche bianche, e con essi la mascella che diventa ben evidente sul suo volto scolpito.
<<Non credo di essere all'altezza>> confesso timidamente, <<oh andiamo, non dire sciocchezze Chloe. Dylan ci ha sempre parlato bene di te, ha detto che sei molto in gamba e che ti prenderebbero da qualsiasi parte>> dice Rachel prendendomi delicatamente una mano.
<<Cos'è che ti preoccupa Chloe?>> chiede Richard, <<no niente, solo che...>> mi interrompe, <<guarda che noi non ti faremo mancare niente. A New York avrai una casa tutta tua, e le spese le pagheremo noi visto che è una scelta presa all'ultimo e ovviamente faremo sì che tu e quella piccola creatura stiate bene>> spiega lui, <<lo so e ti ringrazio però...>> vengo interrotta di nuovo, <<ah e ovviamente Dylan potrà venire con te>> aggiunge infine Richard.
Posa lo sguardo sul mio ragazzo e lo vedo ancora più infastidito. Quest'ultimo gira la testa verso il suo amico e dice in tono rabbioso: <<Io non vado proprio da nessuna parte. Dopo la laurea io andrò a Parigi, non cambierò i miei piani così... Da un momento all'altro>>.
Sapevo che non si sarebbe arreso così facilmente, sapevo che non avrebbe preso in considerazione l'idea di ascoltare una buona volta quello che io desideravo. Devo sempre essere io quella che dice di sì, quella che acconsente e che perdona situazioni anche imperdonabili. Devo sempre essere io quella buona, quella comprensibile e quella scema che si fa sottomettere dalla mattina alla sera.
Presa dalla rabbia dico la prima cosa che mi passa per la mente: <<Va bene ci penserò>>.
Tutti sgranano gli occhi e i due dicono all'unisono: <<Che cosa?>>.
Ignoro completamente il mio ragazzo e mi giro verso il suo amico.
<<Ci penserò Richard, ti ringrazio molto per l'offerta e ti sono davvero grata per volermi assumere nella tua casa editrice. Ti chiedo solamente di darmi tempo per organizzarmi e per pensare bene a questa situazione. Sicuramente ne farò un dono e ci penserò bene, poi più avanti, sempre se me ne darai l'occasione: ti darò una risposta più concreta>> confesso.
Sul volto di Richard si forma un sorriso ampio, mentre su quello del mio ragazzo si forma una faccia sorpresa. Sicuramente non si aspettava una risposta del genere come io non mi aspettavo di ricevere un'offerta così importante proprio in questo momento.
<<Questa è una grande notizia, grazie mille Chloe. So che non hai ancora accettato però sappi che se accetterai ci salverai un sacco>> ammette Richard, <<spero di essere in grado e di non deludervi>> confesso impacciata, <<sono sicuro che non lo farai>> aggiunge, <<oh mamma, oggi è proprio una serata di splendide notizie>> continua a dire, <<splendide? Cosa mi sono persa?>> chiede Rachel, <<Chloe è incinta>> confessa Richard e quest'ultima mi guarda a bocca aperta.
<<Oddio non ci credo, sul serio?>> chiede incrociando le mani al petto, <<si>> rispondo, <<ma è fantastica come notizia. Congratulazioni carissima>> mi abbraccia calorosamente ed io ricambio.
<<Dylan tu non dici niente?>> chiede Rachel guadandolo, <<non ho niente da dire>> risponde tranquillamente mentre si tocca ripetutamente il mento, <<ma come, non sei contento di diventare padre?>> chiede lei poco contenta della sua risposta.
Proprio in quel momento arrivano i nostri piatti e i due camerieri ci vengono a servire.
Quando se ne vanno Dylan risponde alla domanda dicendo: <<Certo che lo sono, mi spaventa come cosa ma lo sono eccome. Un po' meno per la scelta che sta prendendo Chloe nel venire a New york con voi, ma comunque affari suoi>>.
I due si girano verso di me ed io nel mentre guardo male Dylan. Decido di non ribattere per evitare sceneggiate inutili in pubblico.
Ma stasera mi sente, eccome se mi sente.
<<Non voglio creare casini ragazzi>> interviene Richard, <<non preoccuparti, tanto ormai lei ha già deciso anche se non te lo dice, proprio come io ho deciso che andrò a Parigi>> sputa acido lui guardandomi con la coda degli occhi. Io in tutto ciò tengo lo sguardo basso ed inizio a mangiare.
Le lacrime minacciano i miei occhi di fuoriuscire da essi, mettendo a rischio il mio mascara.
<<Va bene ragazzi, pensateci con calma e poi ne riparliamo. Non prendetevela con voi stessi ne tantomeno l'uno con l'altro. È giusto che pensiate al bene del bambino e voi sapete che una creatura piccola ha bisogno di entrambi i genitori per vivere bene>> cerca di sdrammatizzare la cosa Richard ridacchiando, <<si lo sappiamo, ma qui siamo un po' troppo egoisti per capire certe cose>> ribatte lui.
Sul serio sta cercando di dare delle egoista a me? Ho rinunciato a tutto per lui, mi sono presa i peggio insulti da persone che nemmeno conoscevo, mi sono dimostrata in ridicolo davanti ai suoi amici e davanti ai miei, ho quasi rischiato di perdere il mio gruppo per lui, mi sono messa contro persone che amavo con tutta me stessa: come per esempio mia madre all'inizio, e gli ho sempre dato più di un'opportunità; anche se non se la meritava.
Anche questa volta decido di stare zitta per non rovinare la serata e per non dargli la soddisfazione di vedermi stare male a causa delle sue parole.
Dopo la risposta di Dylan, un silenzio tombale si concentra nel nostro tavolo, ma per fortuna dura ben poco e così la serata passa tranquillamente. Dopo vari minuti di silenzio Dylan e Richard iniziano a parlare di cose loro, mentre Rachel mi racconta di quando si sono conosciuti lei e il suo ragazzo.
L'ora di ritornare a casa arriva e quando ci ritroviamo fuori dal ristorante ci salutiamo.
<<Grazie della splendida serata ragazzi>> afferma Richard, <<grazie a voi per averci invitato>> replico io. Proprio in quel momento sento le mani di Dylan sui miei fianchi.
<<Ci vediamo>> dice il mio ragazzo per poi trascinarmi fino alla macchina.
Quando entro dentro mi metto subito al telefono in modo da impedire una conversazione con il ragazzo al mio fianco.
Improvvisamente sento strapparmi il cellulare tra le mani e a quel punto non posso far altro che guardarlo male.
<<Ridammelo subito>> gli ordino, <<si può sapere che hai?>> chiede irritato, <<non ho niente, per piacere dammi il cellulare>> gli porgo una mano ma niente.
Accidenti a quanto è complicato!
<<Puoi mentire a tutti ma non a me, mi spieghi che cazzo ti prende sì o sì?>> ringhia, <<scusa ma sono troppo egoista per dirtelo>> ribatto a presa per il culo e lui sospira, appoggiando la schiena sul sedile.
<<Ecco cos'hai, te la sei presa per quello che ho detto prima>> ammette, <<tu che dici? Hai fatto credere ad entrambi che ero io quella egoista, che ero io a mettere me stessa prima di tutti quando invece qui dentro sappiamo benissimo che quella persona non sono io>> spiego riprendendo il telefono in mano.
<<Mi dispiace, ok? Ma tu non sei ingenua, mi hai spinto a comportarmi in quel modo>> dice lui guardandomi male, <<ah quindi adesso ti avrei pure spinto?>> chiedo incredula, <<si. Hai mezzo accettato la proposta di quel coglione, ma sei impazzita o cosa? E adesso il nostro sogno di andare a Parigi va a puttane perché sicuramente ti sarai inculcata in quel cervello che ti ritrovi tutte le fantasie che avrai nella splendida New York>> risponde e poi inizia a gesticolare con le mani.
<<Mentre mi stavi offendendo, stavo riflettendo sull'offerta di Richard. Non puoi non ammettere pure tu che non è stato gentile, anzi è stato molto generoso e ho davvero apprezzato il suo gesto. Gli sarò sempre grata, ma nonostante questo sai cosa mi era venuto in mente?>> chiedo e lui scuote la testa, <<di rinunciare, per te ovviamente>>.
Sui suoi occhi si formano varie scintille e i muscoli della sua faccia sembrano rilassarsi alle mie parole.
<<Però dopo quello che hai detto non sono più così sicura di voler rinunciare, anzi molto probabilmente accetterò>> confesso e la sua espressione cambia di nuovo.
Adesso è più dura, non fa paura come un tempo ma se non lo conoscessi, molto probabilmente l'avrei.
<<Non farlo>> dice tranquillo.
Mi aspettavo che mi urlassi in faccia, ma mi sa che questa volta tocca farlo a me.
<<Dylan non dirmi quello che devo o che non devo fare. Non sono più una bambina di tre anni a cui gli si può dire quello che si vuole, è la mia vita e comando io>> ribatto alzando il tono della voce.
Lui per mia fortuna, o sfortuna, continua ad essere tranquillo. Non alza il tono della voce e non sembra nemmeno intento a spaccare qualcosa, ma ciò devo ammettere che mi inquieta un po'. È davvero strano vederlo così taciturno e tranquillo quando si tratta di parlare del nostro futuro, ma soprattutto dei nostri trasferimenti.
<<Ci sono anche io nella tua vita>> mi ricorda, <<sì, hai ragione. Proprio come io e tuo figlio siamo nella tua>> ribatto e a quel punto se ne resta zitto. Accende la macchina e parte.
<<Adesso torniamo a casa e se ne parla con calma, è inutile litigare. Non è questo che fanno due genitori adulti e maturi>> spiega guadando la strada. Continuo a tenere gli occhi fissi sull'asfalto e non lo degno nemmeno di uno sguardo. Non ribatto, non fiato, rimango zitta per provocarlo.

Nothing more 3 || un nuovo inizio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora