61-I love you.

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I miei occhi si aprirono lentamente e si richiusero subito dopo a causa della luce che invadeva la stanza. Un rumore bizzarro e continuo giungeva alle mie orecchie, aumentando il dolore che avvertivo alle tempie. Con lentezza misi a fuoco le pareti azzurrine che mi circondavano e aggrottai le sopracciglia, ancora stordita.

«Alexandra.» Un sussurro in lontananza mi fece voltare la testa di scatto.

«D-dylan.» La mia voce era storpiata dalla gola inaridita.

I miei occhi corsero lungo il suo viso e, per la prima volta, potei vederlo in modo trascurato; il suo volto, infatti, era solcato da un leggero strato di barba scura che lo rendeva più maturo e, sotto quei pozzi pece, un po' lucidi di lacrime, c'erano delle occhiaie scure e profonde.

«La barba ti sta bene.» Biascicai e lui rise sollevato, accarezzandomi la gota pallida e scarna.

La sua mano s'intrecciò alla mia e le sue labbra si posarono dolcemente sulle mie. Qualcosa di bagnato toccò il mio viso e capii che stava piangendo. Sciolsi l'intreccio delle nostre dita e le posai sul suo volto, accarezzandolo con premura.

«Ho avuto così tanta paura di perdervi.» Aveva sussurrato, con la voce incrinata a causa di quel pianto liberatorio.

«Sono qui ora, va tutto bene.» Lo avvicinai al mio petto e lo sentii annusare il mio profumo, come se questo gli fosse mancato.

Quando smise di piangere, lo scostai e gli asciugai le guance, sorridendogli lievemente.

«Non farlo mai più, hai capito?» Mi domandò duramente, osservando i miei occhi. Sospirai e scossi il capo.

«Mi dispiace Dylan, ma era l'unico modo per chiudere questa faccenda.»

«Potevi morire, cazzo!» Passò una mano tra i suoi capelli, serrando la mascella.

«Sono fatta così, Dylan, e lo so che può sembrarti una frase stupida, ma è la verità. Il passato mi ha tormentata per anni e, finalmente, mi si è presentata l'occasione per chiudere questa situazione. Ralf ha fatto del male a tante persone... ha fatto del male alla mia famiglia.» M'irrigidii, tuttavia, lui fu svelto a intrecciare le nostre mani. Annuì e mi guardò negli occhi.

«Come facevi a sapere dov'ero?» Gli chiesi, incuriosita.

«Grazie a Katherine. Mi ha chiamato non appena ti ha visto correre via dal tuo ufficio. Era spaventata e temeva ti fosse successo qualcosa di grave. L'ho subito raggiunta in azienda e ho iniziato a guardare il tuo computer, fino a quando non ho trovato quella mail.» Raccontò. «Ho rintracciato la mia auto grazie al navigatore e sono giunto da te. Ho iniziato a perlustrare l'edificio, finché non ho sentito lo sparo e il tuo agghiacciante urlo.» Spiegò. «Quando sei corsa all'inseguimento del bastardo ho chiamato i tuo fratelli, poiché necessitavo di aiuto, e ho soccorso Luke.»

La mia espressione cambiò radicalmente quando il volto del mio migliore amico apparve nella mia mente.

«Dov'è Luke?» Domandai, con il panico che abbracciava le mie membra e con il battito cardiaco accelerato.

«Ehi.» Dylan afferrò il mio volto tra le sue mani, cercando di calmarmi. «Sta bene. Dovrà fare tanta fisioterapia, ma si rimetterà presto, vedrai.» Annunciò e io potei ritornare calma, pronta ad ascoltare il resto della storia.

«Ian e Caleb sono stati svelti e hanno portato i vostri uomini, tra cui anche dei medici. Ho lasciato lo spagnolo nelle loro mani, poi, preoccupato, sono corso a cercarti. Sono arrivato nell'istante in cui sono partiti quei due spari.» Sospirò e si passò una mano nei capelli. «Il bastardo ha sparato un colpo e questo ti ha colpito nel basso ventre.» Mi disse, scostando leggermente le coperte per rivelare la mia pancia coperta da una fascia.

Con te non ho pauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora